Il futuro era ora! a Mantova con il collettivo Landscape Choreography

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C’è una bellissima parola svedese Allemansratt, diritto di ciascun uomo, che sarebbe necessario inserire nel nuovo vocabolario fatto solo di gesti che le bambine e i bambini di Mantova stanno in questi giorni imparando insieme al collettivo dei Landscape Choreography. Due strani esseri provenienti dal futuro sono infatti atterrati lunedì 14 ottobre in questo nostro presente ricco di parole che a volte uniscono ma, altrettanto spesso, dividono. E allora perché non tornare a quel minimo comune denominatore che ci rende tutti uguali, partecipi di un unico destino? Un corpo che gesticola, che si muove, che sente, che respira Dopo Bricks, Borders and Flags a cura del collettivo Parasite 2.0 in cui si giocava con il tema della relazione del corpo con lo spazio, è stato proposto per questo secondo anno di E se diventi farfalla, il progetto Il futuro era ora!

Nato nel 2015 dalla collaborazione di due collettivi di artisti, architetti, scenografi, sociologi e antropologici, Cohabitation Strategies e Landscape Choreography, Il futuro era ora! aveva come obiettivo quello di portare tre classi della scuola elementare Lombardo Radice di via Paravia a Milano in una società del futuro, costruita da loro stessi, dai loro desideri e ideali. Proprio come le scuole dell’infanzia E. Berni e O. Pacchioni, la scuola primaria di via Paravia è un luogo emblematico per il contesto milanese e per quello italiano, in quanto scuola ad alta densità di allievi extracomunitari che rappresentano il cambiamento demografico del paese, ma anche la progressiva segregazione in atto in alcune zone della città di cittadini di origine straniera. Gli alunni che frequentano queste scuole sono in qualche modo la rappresentazione dei cittadini del futuro: l’esplorazione di nuove identità e relazioni sociali che ci possono aiutare a definire realtà più complesse e a identificarne nuove carte costituzionali. Gli artisti coinvolti in questi giorni, Emanuele Braga (artista, ricercatore, coreografo e attivista) e Simona Di Meo (artista e fotografa), hanno modificato il progetto perché risultasse ancora più inclusivo per i bambini (più piccoli rispetto a quelli coinvolti precedentemente), introducendo elementi sonori, oggetti parlanti, tute speciali provenienti dal futuro, macchine teatrali che, grazie a bolle di sapone e potenti fulmini, hanno catturato e incantato bambini e insegnanti.

A un certo punto, anche le poche parole utilizzate per stabilire un contatto sono diventate superflue e, quindi, ecco che sono state eliminate a favore del corpo, di gambe, mani, braccia, dita, gomiti che a loro volta erano diventati gli strumenti utilizzati per creare il linguaggio usato poi dai bambini per raccontare quelle idee e quei valori fondanti di una società del futuro dove visioni e prospettive si intrecceranno e si stratificheranno, confondendosi tra loro. Ed è così che abbiamo concetti rivoluzionari come Permesso di buongiorno che si dirà disegnando un cerchio con le braccia quando si arriva in uno spazio/tempo nuovo o No picchia femmine quando si poggia la mano chiusa sul petto nel momento in cui si vede un maschio colpire una femmina.

Quattro mattinate ricche di stupore e meraviglia, in cui sono state scattate le foto di queste nuove parole scritte con mani, piedi, braccia e gambe. Nei prossimi laboratori queste foto verranno rielaborate dai bambini diventando, nell’ultima fase di progetto, le tessere di un grande del gioco del memory che a dicembre verrà presentato all’interno di Palazzo Te, dove la storia della città incontrerà la storia e le emozioni dei nuovi cittadini che portano ogni giorno nuove esperienze e storie. Queste mattinate dedicate alle famiglie, proposte con un po’ di titubanza iniziale, si stanno rivelando momenti fondamentali nella vita della comunità scolastica, come testimoniano le giornate del 3 e del 4 ottobre. In questa occasione la maggior parte delle famiglie dei bimbi hanno partecipato con calore e allegria alla presentazione di questo nuovo anno issando le bandiere delle scuole, create l’anno scorso insieme al collettivo dei Parasite 2.0, e giocando tutti insieme a uno dei tanti laboratori che, tutti i lunedì da ottobre a dicembre 2019, l’atelierista Arianna Maiocchi condurrà nelle due scuole coinvolgendo bambini e genitori, affinché la scuola diventi sempre più quella piazza in cui si incrociano persone venute da lontano, nascono amicizie inaspettate, si scambiano ricette di piatti sconosciuti, ma dove soprattutto risuonano le risate dei bambini che, invece, non conoscono differenze, perché uguali in tutto il mondo.

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