INCONTRI AL TELEFONO: I CET E IL SOSTEGNO A DISTANZA
di Consorzio ABN
È ormai passato un mese da quando l’emergenza coronavirus ha fatto precipitare l’Italia in una delle sue pagine più nere. Le attività dei Cet sono tutte sospese, i laboratori, gli incontri programmati, l’appuntamento settimanale in sede e le consuetudini che ognuna di queste cose portava con sé… tutto interrotto bruscamente, con una serie di comunicati diffusi sui social.
Con i colleghi, stiamo portando avanti un lavoro di “sostegno a distanza”, condividendo sulle nostre pagine contenuti interessanti per le famiglie: suggerimenti per parlare con i più piccoli della situazione, video e testi su attività e giochi da organizzare in casa, riflessioni degli esperti per i genitori, perché non si lascino soli le mamme e i papà.
E’ in questo clima, che contatto telefonicamente le famiglie che hanno partecipato alle attività proposte dal Cet in questi mesi, dai laboratori per i bambini, alle feste, agli incontri tematici, alla co-progettazione. Famiglie, mamme e papà, alcune italiane e molte straniere, con cui ormai ci si chiama per nome e di cui comincio a conoscere la storia.
Scopro così che queste famiglie stanno affrontando una nuova quotidianità: nuova sì, inevitabilmente, senza scuola e tutti “chiusi in casa”, ma pur sempre quotidianità. Le giornate scorrono, nonostante il momento, scandite dai compiti on line dei figli più grandi e dai video-messaggi delle maestre ed educatrici dei più piccoli. Si va a fare la spesa, solo una volta alla settimana, mascherine e guanti sempre con sé con presa di coscienza di tutte le indicazioni che arrivano dall’alto. Alcuni sono a casa tutto il giorno con i propri figli, ma ci sono mamme e papà che lavorano ancora, perché impiegati nei settori fondamentali (trasporti, produzione di cibo o assistenza agli anziani): questo, con i bambini sempre a casa, impegna in una costruzione ancora più precisa di prima dei ritmi quotidiani.
La situazione è preoccupante e immensamente triste, le notizie che arrivano generano sgomento; in casa, si cerca di rimanere centrati, lucidi, per garantire serenità ai propri bambini. Ci si organizza per non farli annoiare e, come sempre ho percepito in questi mesi di lavoro, tutti i consigli educativi sono più che graditi e ben recepiti. Una mamma mi racconta di come questo centellinare le uscite le abbia imposto di concentrarsi sul necessario e di essersi accorta che prima “qualsiasi cosa mi veniva in mente, scendevo a comprarla al supermercato, con il risultato che ci andavo tutti i giorni e mi sembrava sempre che mi mancasse qualcosa”.
L’isolamento generato da questa terribile emergenza nazionale aprirà senz’altro nuovi squarci nella nostra società. E’ facile immaginare che lo sfaldamento delle relazioni sociali e l’interruzione del lavoro dei servizi educativi produrrà i suoi effetti peggiori proprio su chi già si trovava in situazione di difficoltà, povertà, degrado. Come tanti altri temi, quello della povertà educativa andrà ripreso e analizzato alla luce di quanto accadrà in queste settimane e di come arriveremo, come società, in fondo a questa strada. Si apriranno frontiere e sfide educative che imporranno nuove scelte metodologiche e di azione.
Per fortuna, però, come mi ha detto una mamma al telefono, “non c’è niente di perso. Tutto è solo rimandato”.
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( Testimonianza di Claudia, educatrice del CET di Perugia. )
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