LIBERIAMO LE PAROLE: sentimenti, emozioni e pensieri dalla quarantena

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Si è conclusa il 30 aprile l’iniziativa “LIBERIAMO LE PAROLE”, promossa dai CET EduSostenibile: una raccolta di sentimenti, emozioni, pensieri e vissuti di voi genitori in questo momento così particolare. Avete partecipato in tanti, regalandoci ben 92 testimonianze!

La cosa più sorprendente è che ciascuno di voi ha espresso un vissuto unico e originale: infatti, pur essendoci parole che ricorrono, nella stragrande maggioranza dei casi concetti e termini sono nominati una volta sola. Questo fatto non è banale: l’insieme delle vostre parole restituisce un caleidoscopio di sentimenti e idee così ricco che può raccontare in profondità l’esperienza di quarantena.

Un altro aspetto significativo è che le parole con un’accezione positiva superano in quantità quelle che raccontano gli aspetti più tristi e difficili di questo momento.

Ben 41 parole si concentrano sulla fase di quarantena come occasione di riflessione e crescita, di attivazione di risorse, di tempo riguadagnato per scoprire cose nuove e stare in famiglia. Proteggere se stessi e proteggere gli altri sono impegni di un vivere insieme che si affronta con speranza e fiducia, persino con amore. Non è un caso che i concetti che si ripetono di più sono : famiglia, speranza e scoperta (in diverse sfumature: scoperta di sè, delle proprie passioni, della propria creatività e delle possibilità offerte da questa esperienza).

Le 33 parole con un’accezione negativa oscillano dai sentimenti di preoccupazione, angoscia e paura derivanti dalla situazione nazionale, alla sensazione di costrizione e limitazione delle proprie libertà, che la quarantena ha inevitabilmente imposto. Più di altri, ricorre il tema della insicurezza/incertezza, come se, ancor peggiore del rischio concreto costituito dal covid-19, vi colpisca il non sapere con esattezza come evolverà la situazione e cosa questo comperterà nelle vostre vite.

Ci avete consegnato anche 18 concetti che non hanno un’accezione positiva o negativa, piuttosto fotografano la situazione e sono spesso collegati al concetto di attesa e di tempo, un tempo che bisogna costruire, un’attesa a cui bisogna adattarsi.

Per qualcuno di voi, questo significa vivere una situazione di guerra: i mass media hanno molto enfatizzato questo aspetto, alcuni politici e virologi hanno dichiarato “Siamo in guerra” ed è un messaggio forte, che ha colpito tutti noi con le terribili immagini che evoca. Un genitore ha anche citato il film “Apocalypse now” per descrivere il proprio vissuto. Nonostante ciò, per alcuni di voi, essere in guerra significa resistere o combattere, o entrambe le cose: quindi affrontarla non in atteggiamento passivo, ma come una situazione da vivere attivamente, immergendosi in essa per sottrarsi ai suoi effetti nocivi.

E’ un bell’esempio, insieme a tutte le vostre testimonianze, di come voi genitori stiate affrontando questa vicenda in modo propositivo, con responsabilità e consapevolezza, ma senza rinunciare a guardare alle possibilità che un’esperienza tanto forte può offrire.

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