Crescendo in Bellezza: la concreta realizzazione del Pilastro Europeo dei Diritti Sociali

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Crescendo in Bellezza è il motto scelto dal progetto Ecologia Integrale per i Diritti dell’Infanzia, sviluppato grazie a un efficace partnership tra organizzazioni pubbliche e due Fondazioni di Comunità, operanti in due città molto diverse per caratteristiche ma con una visione comune: Brescia e Messina.

Ecologia Integrale per i Diritti dell’Infanzia è un progetto selezionato e supportato dall’Impresa Sociale Con I Bambini, un’iniziativa che ha per oggetto l’attuazione dei programmi del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, previsti dal Protocollo d’Intesa stipulato il 29 aprile 2016 tra il Presidente del Consiglio dei Ministri, il Ministro dell’Economia e delle Finanze, il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali e il Presidente di Acri, l’associazione delle Fondazioni di origine bancaria. Con i Bambini sostiene interventi finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori.

Il Pilastro Europeo dei Diritti Civili recita “I bambini hanno diritto all’educazione e cura della prima infanzia a costi sostenibili e di buona qualità” e “I minori hanno il diritto di essere protetti dalla povertà. I bambini provenienti da contesti svantaggiati hanno diritto a misure specifiche tese a promuovere le pari opportunità”. Crescendo in bellezza persegue queste due priorità in modo globale, intervenendo in tutti gli aspetti della vita del bambino in quanto individuo e, soprattutto, in quanto parte di un contesto sociale più allargato.

Per raggiungere questo obiettivo vengono svolte diverse attività, a Messina e a Brescia, che combinano diversi strumenti, alcuni già noti altri più sofisticati, legati all’ingegneria sociale, che attingono alla sfera sociologica e pedagogica, ma anche a quella finanziaria e culturale.

Questo progetto prevede lo sviluppo di programmi di “cambiamento comportamentale”, che accompagnano, fin dalla gravidanza, il bambino fino al raggiungimento dei due anni di età. Nei primi giorni di vita, gli operatori portano alle famiglie dei neonati il saluto della comunità, visitando direttamente le case degli interessati, promuovono l’accesso universale ai servizi, informano i genitori sull’importanza di alcune scelte per porre le basi di una sana crescita del bambino, promuovendo la lettura ad alta voce e l’ascolto della musica.

Oltre a queste attività focalizzate sul bambino e sul suo contesto sociale più prossimo (la famiglia), sono previste anche azioni che promuovono la crescita di una comunità che, nel suo insieme, può provvedere a diverse alternative nei principali ambiti di funzionamento umano dei neonati e delle loro famiglie (conoscenza, socializzazione, lavoro).

L’articolazione di questi due livelli non è sicuramente un processo semplice. Tuttavia, rappresenta il modo più efficace per raggiungere gli obiettivi stabiliti dal Pilastro Europeo dei Diritti Civili e in grado di massimizzare l’intervento del singolo operatore in un contesto sempre più complesso.

Quali sono stati gli sviluppi del progetto nel suo primo periodo di attuazione? Il perseguimento di obiettivi complessi richiede chiaramente l’implementazione analitica di attività sul territorio. In quest’ottica, nelle due città sono stati realizzati i cosiddetti “tempi delle famiglie” che offrono uno spazio partecipativo di “empowerment educativo” ai bambini da 0 a 3 anni che non possono accedere a servizi sul territorio, per mancanza di essi o a causa di barriere culturali e di reddito. Il servizio offre, da un lato, agli adulti la possibilità di costruire una rete di sostegno familiare e sociale e, dall’altro, ai bambini la possibilità di utilizzare aree gioco pensate per gettare le basi di una crescita integrale e armoniosa.

Allo stesso tempo, si sviluppa un’azione sistemica per il sostegno all’imprenditoria sociale per le attività di inserimento lavorativo e la conciliazione delle esigenze di reddito e di assistenza parentale, in particolare nelle famiglie monoparentali. Un team multidisciplinare sostiene lo sviluppo di forme inclusive di economia civile produttiva attraverso azioni di incentivazione e promozione territoriale.

L’aspetto forse più interessante di questo progetto è la metodologia degli interventi ad alta intensità (quelli che rispondono a bisogni particolarmente complessi) incentrati sull’idea di assegnare a ciascun beneficiario un capitale di capacitazione.

Questo budget una tantum può essere investito:

  • vivere in una casa a propria scelta;
  • favorire l’ingresso, il mantenimento e la conciliazione del lavoro del genitore, in collaborazione con l’economia sociale del territorio;
  • istituire una borsa di studio per il futuro del bambino, e/o per facilitare l’acquisizione delle competenze di uno dei genitori necessarie al lavoro;
  • stabilire un bilancio in grado di sostenere nel lungo periodo eventuali gap di autonomia dei genitori.

Si tratta quindi, come si vede, dell’attuazione di una politica che può servire da modello di azione a livello europeo e che mira a sviluppare una solida metodologia di azione, nonché, naturalmente, a migliorare la qualità dell’inclusione sociale dei neonati.

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