Il coraggio di raccontare l’abuso sessuale intrafamiliare

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Quella che vi proponiamo è la recensione di un libro non ancora disponibile in Italia, ma che speriamo possa presto trovare un editore. Si tratta di Les siestes du grand-père (edizioni Cérès, Tunisi, 2021), e il riferimento è ai riposi pomeridiani del nonno dell’autrice. Il titolo è completato da un esplicito Récit d’inceste, racconto d’incesto. Lo ha scritto Monia Ben Jémia, avvocata e attivista femminista tunisina, poco dopo aver compiuto 60 anni, svelando in forma di romanzo un segreto che aveva conservato dentro di sé per oltre 50 anni.

L’abuso sessuale intrafamiliare – termine che preferiamo a quello di incesto per descrivere la moltitudine di possibili relazioni abusanti di cui possono essere vittima bambini e bambine all’interno del contesto familiare – è ancora oggi uno degli argomenti più difficili da affrontare pubblicamente.

Questo riflette senz’altro, come anche questo libro ci racconta, una struttura della società in cui il ruolo, e il potere, degli adulti finisce per prevaricare quello dei/lle minorenni, e in cui la cultura patriarcale che permea le nostre società si mescola e confonde con una cultura adultocentrica di cui è ancora troppo difficile parlare se non per slogan vuoti.

Buona lettura!

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Copertina del libro Les siestes du grand-père, di Monia Ben Jémia, edizioni C´rès, Tunisi, 2021Silenzio, si incesta*!

Chi avrebbe mai pensato che questa tenace e incrollabile attivista femminista tunisina sarebbe stata messa a tacere e oppressa da un atto che ha continuato a denunciare fin da quando ha aderito all’Associazione tunisina delle donne democratiche? Un’associazione che, all’inizio degli anni ’90, ha creato un centro di ascolto per le donne vittime di violenza. Incestata* dal nonno materno fin dalla più tenera età, Monia Ben Jémia ha tenuto a lungo questo segreto sepolto dentro di sé, non osando rivelare a nessuno la sottomissione criminale a cui era stata costretta.

“L’incesto è indicibile. Ci vuole tempo perché le spesse mura del silenzio cedano da sole. Di obsolescenza”, scrive Monia Ben Jémia in Les siestes du grand-père. Récit d’inceste, racconto autobiografico di una donna che oggi ha 64 anni, uscito presso l’editore tunisino Cérès Editions nel 2021 e non ancora disponibile in traduzione italiana.

Nelle intense 102 pagine di questo libro l’autrice racconta la banalità di un male che si consuma quotidianamente nelle estati di una famiglia tunisina della media borghesia apparentemente felice, dove tutto sembra andare alla perfezione, se non fosse per le pratiche incestuose del nonno materno, un uomo adulato e rispettato da tutti e tutte.

Uomini eretti a divinità: il patriarcato è al centro dell’incesto.

Questo è forse un motivo in più perché una vittima decida di compiere l’improbabile passo di denunciare l’indicibile. Una vittima ferita tre volte: dalla fragilità della propria infanzia, dal trauma che l’accompagnerà per tutta la vita, e dalla violenza perpetrata in un ambiente intimo, quello che dovrebbe essere un nido protettivo.

La casa dei nonni risuonava della musica delle feste e del silenzio dell’incesto. Luminosa e allegra, piena di musica e di grida di gioia dei bambini e degli you you delle donne. E buia, spaventosa, sepolta da un silenzio fitto; entravi da una grande porta a vetri, protetta da ferro battuto nero, le sbarre che la rendevano prigione”, scrive Monia Ben Jémia.

A casa di Nedra, il nome del personaggio incestato*, parola che il dizionario non ha ancora accettato, la famiglia vive tranquilla al ritmo delle stagioni, dei rituali della oula, la preparazione delle conserve di cibo fatte dalle donne, dei matrimoni, dei festeggiamenti per l’Eid al-Adha e delle circoncisioni. L’atmosfera è quella degli anni Cinquanta e Sessanta. L’indipendenza della Tunisia stava arrivando e le donne credevano che anche loro sarebbero state liberate dalle pesanti leggi del patriarcato. Ma ben presto arriverà la disillusione. Nedra, dal canto suo, vede la sua infanzia lentamente assassinata in una vasta stanza al piano superiore, dove il letto dell’indegno nonno occupa il posto d’onore.

L’autrice esplora incessantemente questa discrepanza tra un mondo familiare apparentemente tranquillo, che scorre come un lungo fiume, e il male consumato quotidianamente dal patriarca. Se da un lato dà alla storia una ventata di freschezza, con delle ricostruzioni di vita familiare che hanno anche un valore antropologico, dall’altro solleva interrogativi sulla negligenza dei genitori, e persino sulla loro passività.

Da adolescente, Nedra-Monia Ben Jémia tenta la fuga e il suicidio. La sua angoscia per la vita non l’ha mai abbandonata, nemmeno quando ha avuto successo a scuola o è partita per continuare gli studi in Francia. Eppure l’autrice fatica a rivelare la sua tragedia in modo forte e chiaro: lo dimostra il continuo passaggio, nel testo, dalla prima persona “io” alla terza persona “lei”.

“In questo Paese, che ha le dimensioni di un fazzoletto di carta, tutti conoscono tutti e le conseguenze della denuncia di aggressioni sessuali sono così temibili che anche le donne più coraggiose preferiscono tacere”, spiega nel suo libro.

Ma qual è la differenza tra finzione e realtà? L’importante è parlare, anche attraverso la letteratura. Come dice la giornalista Charlotte Pudlowski, la cui madre ha subito un incesto: “Ogni opera e ogni dichiarazione ne autorizza altre e permette ad altre di emergere. È una sorta di catena collettiva che deve essere sempre mantenuta”.

Quando ha pubblicato la sua storia, Monia Ben Jémia ha ricevuto innumerevoli testimonianze di vittime. Il suo obiettivo, espresso nella frase che chiude il libro, sembra dunque essere stato raggiunto: “C’è un solo antidoto al veleno dell’incesto e di tutte le altre violenze sessuali: parlare. Non rimanere più in silenzio”.

Olfa Belhassine

 

 

* Nota Si incesta, incestata: il verbo incestare è un neologismo creato da Olfa Belhassine per sottolineare la normalizzazione dell’abuso sessuale intrafamiliare. Nella traduzione abbiamo rispettato questa sua scelta.

L’articolo: questo testo è stato scritto per il magazine online MedFemiNiswiya ed è disponibile nella versione originale in francese qui.

L’autrice: Olfa Belhassine è una giornalista tunisina. È stata corrispondente del quotidiano La Presse per oltre 30 anni e, dopo la rivoluzione del 2011, collaboratrice di numerose testate internazionali tra cui Libération, Le Monde e Courier International. Olfa Behassine è tra le fondatrici della rete di giornaliste femministe mediterranee MedFemiNiswiya Network.

Il libro: Monia Ben Jémia, Les siestes du grand-père. Récit d’inceste, Tunis, Cérès Editions, 2021, 102 pagine, può essere acquistato online qui.

Traduzione in italiano di Cristiana Scoppa.

 

 

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