Giuseppe Aversa al convegno CROAS Toscana: “Riconoscere e prevenire la violenza istituzionale”
di Artemisia
Che cos’è il maltrattamento istituzionale e come si manifesta nei confronti di bambini e bambine, ragazzi e ragazze? Cosa possono fare gli e le assistenti sociali, a cui i/le minorenni sono affidati/e quando le famiglie non sono più contesti sicuri in cui vivere, per evitare di esercitarla, anche inconsapevolmente?
Sono le domande a cui risponde Giuseppe Aversa, portavoce del Comitato Minori abbandonati dallo Stato a Il Forteto, nel video che vi proponiamo, rivolgendosi agli operatori socio-sanitari nel convegno organizzato dal CROAS Toscana, Consiglio regionale dell’Ordine degli assistenti sociali, a Firenze il 20 gennaio scorso, con il titolo “L’orizzonte del desiderio: una prospettiva per contrastare la violenza istituzionale”.
“Il maltrattamento istituzionale nelle forme più eclatanti o in quelle sommerse e quotidiane ancora oggi è poco conosciuto perché spaventa”, sostiene Aversa. “È più facile guardare altrove perché è un argomento che mette fortemente in discussione la professione dell’assistente sociale. Ed è bene che sia così. Senza ascoltare i dubbi non si trovano strade alternative, si va avanti dritti per ciò che si ritiene giusto. A volte però questo arreca danno proprio a chi deve essere tutelato”.
Il Forteto è una cooperativa agricola sulle colline di Vicchio, vicino Firenze, fondata nel 1977. Per decenni è stata anche una comunità a cui il Tribunale per i minorenni affidava bambine e bambini, ragazze e ragazzi allontanati da famiglie fragili, non in grado di prendersi cura di loro, e questo “anche dopo che i vertici già nel 1985 erano stati condannati per violenza sessuale e atti di libidine violenta”. E ancora dopo una condanna all’Italia della Corte Europea dei Diritti Umani nel 2000. “Siamo stati tolti da un ambiente malsano per essere collocati in un posto maltrattante e abusante”.
Per Aversa non ci sono dubbi: “Conoscere e riflettere su quanto è accaduto, sui modi in cui il sistema e i singoli operatori hanno di fatto, anche inconsapevolmente spesso, permesso che accadesse tutto ciò, può essere un modo per riconoscere e interrompere altri maltrattamenti istituzionali, per prevenirli, per rimarcare l’importanza dell’ascolto, della partecipazione e soprattutto della protezione del minore, tre concetti che sono strettamente legati uno all’altro”.
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