ASINITAS – INTEGRAZIONE “DAL BASSO” PER UNA COMUNITA’ EDUCANTE MULTICULTURALE
di DOORS
Asinitas e il suo Centro interculturale Miguelim sono un altro importante partner del Progetto DOORS e questa settimana tocca a loro balzare agli onori della cronaca raccontandoci chi sono, cosa fanno e come contribuiscono quotidianamente a contrastare la povertà educativa sul proprio territorio.
Asinitas è nata a Roma nel 2005 a partire dalla constatazione che la città stava diventando un crocevia multiculturale via via sempre più complesso. Da lì e da una profonda vocazione originaria alla didattica dell’italiano come lingua non materna e all’educazione inter-culturale, un gruppo eterogeneo di persone ha dato vita ad un’associazione che ha intrapreso una ricerca metodologica anche nella formazione ad insegnanti e operatori, attivando esperienze in tutta Italia. Oggi, le pratiche educative peculiari di Asinitas si intrecciano con laboratori artistici, teatrali, figurativi, video, e conducono a varie iniziative pubbliche territoriali con la finalità di contribuire a un più ampio dibattito sulla migrazione.
I: Da quali criticità del tessuto sociale romano parte il vostro desiderio di azione? Asinitas: Il Centro interculturale Miguelim, presidio del lavoro con le donne migranti e i bambini di Asinitas, nasce dalla nostra esperienza all’interno della scuola d’infanzia e primaria C. Pisacane, nel cuore di Torpignattara, balzata nel 2009 agli onori della cronaca a seguito del provvedimento del ministro Gelmini, che stabiliva un tetto alla presenza di alunni stranieri nelle classi nella misura del 30%. La Pisacane era diventata il simbolo dell’“invasione” straniera in Italia, perché in alcune sue classi si arrivava a punte dell’80% di presenza di bambini di origine straniera, sebbene molti fra di essi fossero di “seconda generazione”. Asinitas organizzava all’epoca laboratori espressivi con i bambini, laboratori di narrazione con maestre e genitori, spazi di ascolto per le famiglie e iniziative culturali insieme agli stranieri, con l’intento di costruire una comunità educante accogliente e interculturale. Una preziosa esperienza di pedagogia interculturale e costruzione di comunità raccontata dal documentario di Angelo Loy “Una scuola Italiana”.
La scuola di italiano delle donne era rivolta inizialmente alle mamme, affinché potessero studiare nella stessa scuola dei figli, quella lingua che pian piano diventava per i piccoli molto di più di una seconda lingua: la lingua delle relazioni sociali in Italia, delle amicizie, delle scoperte e della conoscenza. Da allora, negli anni ed in un’altra sede nel quartiere di Torpignattara, si è sviluppato il Centro interculturale Miguelim con donne migranti, che svolge attività di insegnamento dell’italiano, di educazione interculturale, laboratori artistici, attività di sostegno alla maternità e molto altro, in uno spazio protetto dedicato alle sole donne. Le donne che frequentano il nostro centro sono in prevalenza bangladesi e anche provenienti da paesi di lingua araba e altri paesi di Africa e Asia. In molti casi si tratta di donne che risiedono nel territorio di Torpignattara, o comunque nel quadrante est di Roma; per lo più giunte in Italia attraverso i ricongiungimenti familiari (spesso non scelti volontariamente) e i cui figli nascono in Italia e si avviano a diventare sempre più “italiani”. Si tratta, quindi, di donne che hanno un progetto migratorio in Italia di lunga durata. In molti casi hanno un retroterra di istruzione e formazione abbastanza alto nel loro Paese, molto più ricco di quello dei rispettivi mariti.
L’esigenza più spesso avvertita da esse – che magari vivono per anni dentro i nostri quartieri ma quasi esclusivamente nell’ambito delle comunità di appartenenza – è quella, ad un certo punto, di entrare in relazione con il contesto della società italiana. Un bisogno che nasce nel tempo, spesso sollecitato dalla necessità di accompagnare i figli che, frequentando le scuole in Italia, si avviano a fare esperienze di “cittadinanza” alle quali le madri non hanno avuto accesso. Per non restare indietro e per colmare questo divario che si va allargando, le donne iniziano a scegliere con determinazione di darsi maggiori strumenti di comunicazione e di accesso alla realtà sociale circostante.
I: Come rilevate i bisogni del territorio in cui operate? Come entrate in contatto con le donne straniere? Asinitas: La scuola di italiano del Centro Miguelim è un grande orecchio che raccoglie desideri, disagi, idee, problemi delle donne migranti. Rileviamo le criticità del territorio grazie a loro, che vivono il quartiere, i servizi e le scuole pubbliche. Di grande aiuto sono <anche il lavoro delle mediatrici culturali che intercettano problematiche ed esigenze, soprattutto in relazione agli aspetti socio-sanitari, legali e formativi e il supporto della rete con i servizi sociali, i consultori, le scuole e le altre associazioni del territorio che abbiamo costruito nel tempo per individuare criticità, problemi e strategie comuni per affrontarli.
A Torpignattara e dintorni, fortunatamente, la comunità è molto attiva e sono tante le realtà impegnate nella cura dei beni comuni e nell’organizzazione di iniziative culturali. La consapevolezza che questo quartiere rappresenta una grande occasione per la città come laboratorio sociale per la costruzione della convivenza interculturale è condivisa dalle associazioni e dalla società civile, ma non dalle istituzioni e le politiche, purtroppo distanti e povere d’immaginario.
I: Come rispondete a questi bisogni, alle esigenze di queste donne? Ci avete parlato dell’insegnamento della lingua italiana e di supporto alla maternità… Asinitas: Oltre a rispondere alla necessità di imparare la lingua del paese ospitante attraverso i nostri corsi di italiano, offriamo uno spazio nido 0-3 anni per facilitare la partecipazione delle madri, e percorsi di sostegno alla maternità (lingua specifica, incontri con esperti, mediazione linguistica, orientamento individuale e di gruppo). Un progetto di accompagnamento alla maternità all’interno dell’ospedale Vannini permette alle donne straniere di essere seguite e sostenute da mediatrici culturali e psicologhe, dalla gravidanza fino ai 3 anni del bambino.
Proponiamo laboratori di teatro sociale rivolto a donne italiane e straniere per promuovere, attraverso l’esperienza formativa del teatro la conoscenza reciproca e la costruzione di comunità di donne intergenerazionali che siano trasversali alle culture.
Lo spazio del Centro Interculturale Miguelim è diventato anche un luogo in cui le donne di origine straniere, molto spesso ex studentesse delle nostre scuole di italiano, avviano corsi di lingua madre e di arti tradizionali, principalmente rivolti ai bambini di seconda generazione ma non solo. Questi percorsi sono molto importanti sia per la valorizzazione delle culture d’origine che per attivare processi di crescita e sviluppo personale delle donne coinvolte.
I: Quindi siete innovativi perchè…? Asinitas: Le nostre scuole al femminile sono luoghi conviviali di resilienza, dove le donne di origine straniera possono iniziare a tessere relazioni con il territorio ospitante e acquisire forza e determinazione per attraversare e vivere il quartiere e la città con più consapevolezza. Gli altri aspetti innovativi sono senz’altro lo spazio nido e il percorso specifico dedicato alla maternità, che permettono alle donne di sentirsi sostenute in un momento molto delicato e in mancanza della rete familiare. Da ultimo, ma non per importanza, c’è il nostro approccio educativo. Un metodo “meticcio”, per così dire, legato all’educazione attiva, che coniuga narrazione autobiografica, laboratori espressivi, didattica operativa e attività corporee. Tutte pratiche che favoriscono la partecipazione e la cooperazione in classe e mirano alla valorizzazione dell’espressività dei singoli. Questa modalità ci fa raggiungere tutti gli obiettivi della nostra azione: apprendimento della lingua italiana, creazione di rapporti sociali inclusivi e costruzione di legami forti e duraturi nel tempo.
I: Come viene coinvolto il territorio nei vostri progetti? e i genitori? Asinitas: Collaborare con le scuole per noi è fondamentale. Le scuole sono le piazze dove l’incontro tra persone di diverse provenienze, background e culture avviene naturalmente, con tutte le opportunità e le difficoltà che questo può comportare. Una delle attività più importanti e riconosciute che Asinitas realizza – anche a livello nazionale – è la formazione a docenti della scuola pubblica, operatori, educatori e mediatori sui temi della nostra ricerca-azione.
Negli anni abbiamo realizzato diverse attività con le scuole nell’ambito dell’educazione interculturale, utilizzando linguaggi multipli e affrontando temi universalmente umani che potessero creare empatia e immedesimazione con l’esperienza della migrazione (le radici, lo spaesamento, il viaggio, l’amicizia, il cambiamento, l’avventura ecc.): laboratori espressivi rivolti a bambini e ragazzi, laboratori teatrali misti con gli studenti delle nostre scuole d’italiano, il percorso sul libro Gli Amici Nascosti sono alcuni esempi. Gli interventi sono stati realizzati in scuole di diverso ordine e grado e sempre progettati insieme alle insegnanti. Inoltre, quando i progetti e le nostre risorse ce lo permettono, offriamo mediazione linguistico-culturale, in particolare araba e bengalese, a cura delle nostre collaboratrici.
I: E questa la domanda che stiamo ponendo a tutti i partner: vi sentite change-makers? Asinitas: I cambiamenti più importanti che avvertiamo grazie al nostro lavoro coincidono con i cambiamenti nelle vite delle donne che incontriamo. Molte donne inserite nei nostri percorsi diventano parti attive nella vita del quartiere, ponendosi come mediatrici informali e ponti per la propria comunità e per le donne appena arrivate o più in difficoltà. Alcune di loro entrano a far parte delle associazioni dei genitori nelle scuole, partecipano attivamente ad iniziative culturali di quartiere organizzate da diverse realtà (Cdq Torpignattara, Ecomuseo Casilino ecc.). Il nostro centro le sostiene nella riformulazione del progetto di vita e nella scoperta di sogni e desideri, orientandole verso formazione, lavoro e attività artistiche a partire dalla costruzione di legami affettivi forti. Mitul per esempio è arrivata a scuola nel 2010, sognava di diventare avvocato, ora è mediatrice culturale. Niki, attrice di punta in un nostro laboratorio teatrale, ha avviato un tirocinio formativo come barista e vuole portare avanti entrambi i percorsi. Nasrin, una pasticcera di talento nel suo paese, prepara dolci per le feste della comunità, sta cercando un lavoro con personale solo femminile e la stiamo sostenendo. Quando le donne e le mamme acquisiscono forza, uscendo da situazioni di impasse e isolamento sociale, le ricadute positive sui figli sono incalcolabili e preziosissime per il loro benessere psicologico e il successo della loro vita scolastica e sociale. E quindi ci sentiamo parte attiva di un cambiamento locale, nazionale e di tutti!
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