LEARNING CREATIVE LEARNING – Creatività digitale (e non) al servizio dell’ArtEducazione, grazie al PDP Free Software User Group di Fabriano

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Learning Creative Learning. Un approccio pedagogico che nasce nel Lifelong Kindergarten del MIT-Media Lab, un centro di ricerca, non convenzionale e antidisciplinare per l’innovazione, del MIT – Massachusetts Institute of Technology. Attraverso il nostro Progetto DOORS, e il contributo dell’impresa sociale Con i bambini, questo approccio ha avuto la fortuna di entrare nelle “aule” di formazione per gli educatori, sempre più coinvolti nel contrastare l’attuale povertà educativa, con un corso della durata di due giornate.

Il percorso di formazione, ispirato a quello organizzato ogni anno dal Lifelong Kindergarten e rivolto ad educatori e insegnanti di ogni ordine e grado,  prevede l’utilizzo combinato di diversi linguaggi, alternando esperienze analogiche con quelle digitali, momenti di attività laboratoriali con attività di riflessione. Insieme ci siamo divertiti a dare forma ai nostri progetti, nel vero senso della parola!

Con Scratch, per esempio – programma “libero” per la creazione di storie interattive, giochi e animazioni grafiche – abbiamo animato il nostro nome e fatto passeggiare un buffo lama attraverso i nostri computer, imparando a collaborare e a condividere le nostre idee. Con i kit Lego WeDo e Makey Makey abbiamo sperimentato e giocato connettendo il mondo fisico a quello virtuale, scoprendo percorsi inusuali ed emozionandoci con i nostri progetti.  Se è vero che “giocando si impara”, allora PDP Free Software User Group – già partner di DOORS – ci ha messi sulla giusta strada per creare “una porta aperta su rigenerazione sociale e nuovi linguaggi di apprendimento ed educazione alla condivisione”.

Il Learning Creative Learning prende spunto dalla teoria dell’apprendimento costruzionista, secondo la quale le persone apprendono meglio costruendo qualcosa di tangibile e condivisibile. La formazione del progetto DOORS secondo i principi del Learning Creative Learning è rivolta ai nostri educatori e insegnanti in tutta la Penisola: Roma, Fabriano, Milano, Reggio Calabria.

Abbiamo intervistato alcuni membri dell’associazione PDP, per conoscere meglio il contenuto della loro formazione narrandolo  attraverso la voce dei suoi protagonisti.

I: Perché e quando si é formato il vostro gruppo? 

PDP: PDP Free Software User Group – PDP FSUG di Fabriano – è nata nel 2003 dall’iniziativa di alcune persone motivate a diffondere la conoscenza e la cultura del Software Libero e dell’hacking, con particolare attenzione al mondo dell’educazione e ai giovani del proprio territorio. Dal 2013 l’associazione ha ampliato i suoi interessi all’hardware e alla conoscenza liberi. Abbracciando, quindi, il movimento Maker insieme con altre associazioni del territorio ha iniziato a immaginare la biblioteca pubblica di Fabriano come un makerspace, esperienza rara nel territorio italiano. Uno spazio intergenerazionale per incontrarsi, collaborare, innovare, creare. 

I: Quando e come vi siete avvicinati al Learning Creative Learning?
PDP: Agli inizi del 2013 un’insegnante del nostro gruppo seguì la prima edizione del corso Learning Creative Learning tenuto direttamente da Mitchel Resnick e Natalie Rusk del MIT-Media Lab. Il corso vide la partecipazione di insegnanti, educatori e designer provenienti da tutte le parti del Mondo. Ispirati proprio dalle esperienze mostrate nel corso – in particolare dal progetto delle Clubhouse – insieme ad alcuni genitori vennero avviate delle attività extrascolastiche di robotica educativa e making in una scuola secondaria di primo grado di Fabriano e successivamente nella biblioteca pubblica. 

I: Cosa ‘serve’ per diventare creativi?
PDP: Non si diventa creativi, la creatività si nutre e si alimenta. Resnick ha chiamato il suo gruppo Lifelong Kindergarten proprio per invitarci a osservare come imparano i bambini delle scuole d’infanzia. I bambini e le persone in generale imparano meglio se coinvolti in progetti significativi, condividendo e riflettendo sulle proprie idee, sperimentando soluzioni, prendendosi dei rischi, imparando dagli errori. 

I: Quali competenze si mettono in gioco nelle vostre formazioni lato utenti? E lato formatori?
PDP: Gli utenti sono stati sempre sollecitati a mettersi in gioco, a non aver paura di sbagliare o di non riuscire, a collaborare tra di loro. Aver saputo creare un clima disteso, piacevole e divertente ha contribuito a mettere gli utenti a proprio agio. Seppur le attività siano state organizzate nel dettaglio abbiamo mostrato adattabilità alle richieste e alle esigenze degli utenti e un contagioso entusiasmo nel proporle. 

I: Qual è l’obiettivo PDP rispetto al progetto DOORs?
PDP:
Il PDP intende diffondere, attraverso una comunità educante, una cultura del costruire (making), un approccio non passivo alle tecnologie digitali e declinare la Pedagogia del Desiderio nell’era digitale. 

I: Qual è il vostro ‘patto formativo’ quando incontrate i partecipanti alle formazioni?
PDP:
Il nostro patto educativo si può riassumere in due parole: Hard Fun. Seymour Papert ci esorta ad apprendere divertendosi con qualcosa di difficile e di impegnativo. La parola divertimento non deve essere associata alla parola facile. Ci si diverte realizzando progetti complessi e arditi. 

I: Ci potete raccontare attraverso suggestioni personali la formazione per DOORs?
PDP:
L’obiettivo principale era quello di suscitare interesse e curiosità verso un approccio all’apprendimento diverso da quello tradizionale, a dare il coraggio per affrontarlo e gli strumenti per attuarlo. Dai feedback ricevuti riteniamo di aver raggiunto questi obiettivi. I partecipanti ci hanno scritto, dicendo che hanno già portato in classe alcune delle attività proposte durante il corso. Hanno compreso le connessioni tra attività nel mondo fisico e in quello digitale, sono state motivate ad approfondire alcune tematiche. 

Francesco, il nostro giovanissimo tutor, ha potuto constatare la forza della facilitazione, come da un semplice incipit le persone reagicano in modo totalmente diverso con una grande varietà e complessità di esperienze. 

I: Quali sono i punti di forza e quelli di debolezza emersi nello scambio con i partecipanti alla formazione PDP per DOORs?
PDP: Il corso si è svolto in due giornate molto intense. Abbiamo affrontato concetti e temi che nel corso originale vengono affrontati abitualmente in sei settimane. Quindi, il tempo a disposizione per rielaborare i contenuti è stato troppo breve. D’altra parte gli utenti hanno collaborato e interagito ognuno con le proprie esperienze, mostrando un’interessante varietà di riflessioni e approcci sui temi proposti. 

I: Vi sentite change makers? Se sì (e se no!), perché?
PDP:
Il nostro obiettivo è di cambiare le cose. Cambiare modo di intendere la conoscenza, di apprendere, di pensare le relazioni tra le persone con interessi ed età diverse. Papert suggerisce che gli ambienti di apprendimento debbano assomigliare alle scuole di samba brasiliane. Così il nostro makerspace vuole essere uno spazio di apprendimento in cui gli esperti non sono separati dai novizi e dove sia blando il confine tra educatori ed educandi. 

I: Tutti gli adulti dovrebbero tornare alla creatività? Se si, come?
PDP:
Resnick parla di creatività con la “c” minuscola, per distinguerla da quella attribuita ai grandi artisti. Ogni giorno siamo creativi: quando proviamo un nuovo ingrediente nella nostra ricetta (a parte mettere la panna nella carbonara che non si può!), quando inventiamo una storia per i nostri bambini o quando prepariamo una presentazione per il nostro lavoro. La creatività è importante, perché ci permette di esplorare nuove soluzioni, di fronteggiare i problemi quotidiani, ma la premessa è sempre la stessa: ci deve essere condivisione. Quando si condivide e si riflette su quello che si realizza si generano nuove idee, nuovi scenari. Per essere creativi bisogna imparare, per esempio, a pensare gli oggetti comuni adattandoli a un uso differente, essere attivi, costruire piuttosto che consumare. Nell’era del “tutto pronto”, dell’”usa e getta” impariamo a creare le cose che ci servono, a ripararle, a usare gli oggetti in modo inusuale. 

Insomma, per concludere, la creatività è di tutti, va condivisa e tutti dobbiamo “farci contaminare” da chi e da cosa ci circonda, per entrare in condivisione con un ambiente che può farci apprendere, divertendoci!

Chiara Medini – responsabile social Progetto DOORS

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