I nostri figli stanno maturando l’urgenza di crescere migliori
di Exodus
La testimonianza di un papà, Francesco, che sta reimparando a conoscere i suoi due figli quasi adolescenti in questi giorni di emergenza da Coronavirus. Niente sarà più come prima
Senza scuola è dura. Per i ragazzi prima di tutto, che un po’ si annoiano e la criticano, ma di quella relazione costante hanno bisogno. Per i docenti, non tutti sanno come mandare avanti questa “didattica a distanza”. Per gli educatori che si ingegnano il più possibile con smartphone, video chiamate su WhatsApp e Skype, ma quei ragazzi “difficili”, che seguono ogni giorno, gli mancano e quelle conseguenze che la loro assenza – anche se è solo fisica – potrebbero avere sulla loro vita li preoccupa.
Si parla invece meno di loro, dei genitori. Che anche sono i protagonisti di questo blocco della scuola. Non tanto perché si ritrovano tutto il giorno adolescenti in casa mentre cercano – quando si può – di portare avanti la loro vita professionale in smart- working, ma perché quei figli devono reimparare a conoscerli.
«Siamo tutti impreparati», ammette Francesco, due figli di 14 e 11 anni. Il più piccolo frequenta la “Scuola Ventura”, iniziativa pilota del Progetto di Fondazione Exodus Donmilani2: Ragazzi Fuoriserie finanziato dall’impresa sociale Con i Bambini. «La verità», continua, «è che il re è nudo e ci scopriamo senza una rete sociale. Ci scopriamo tutti isolati e senza relazione».
«Le classi», ammette osservando i suoi figli, «da casa, hanno instaurato un qualche rapporto, inedito. Nessuno impazzisce per i risultati, sono modalità poco sviluppate e non collaudate. La prossima volta – ce ne fosse malauguratamente – andrà sicuramente meglio. Noi adulti stiamo omettendo di riflettere come si dovrebbe per dare una dritta a noi stessi ed ai nostri figli, in termini di mentalità e comportamenti. E non è il tenere un metro di distanza a lavarci le mani, anche prima di mettercele nel naso e non solo dopo».
Ma c’è tanto da imparare in questi giorni: «Questi ragazzi li abbiamo spesso sottovalutati, invece, ad averli più vicino ho capito che anche la loro “finta apatia” è una sorta di difesa. Noi genitori cambieremo e intanto spero che i ragazzi, i nostri figli che ci stanno osservando, e che senza troppa condiscendenza per noi e la nostra genitorialità immatura maturino l’urgenza di crescere diversi, migliori, come sarebbe giusto e naturale e consolidato da che mondo è mondo eccetto per la nostra generazione, viziata, incapace, inadatta».
È un giudizio sferzante e autocritico quello di Francesco sulla propria generazione. Che questa crisi possa essere di stimolo per una maggiore consapevolezza da parte dei genitori?
Redazione Progetto “Donmilani2: Ragazzi Fuoriserie“
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