IL TEMPO DELL’EDUCAZIONE NON FORMALE

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A Cassino le scuole sono chiuse dal 3 marzo per ordine del Sindaco. Poi è arrivata la zona rossa per tutta la provincia di Frosinone ed ora per tutta la regione Lazio. Da allora bambini e ragazzi sono in dad, chiusi in casa, senza sport, senza amici, senza attività educative o ricreative.

Exodus dall’inizio della pandemia ha trasferito nella propria sede tutte le attività che prima venivano fatte nelle scuole. Piuttosto che chiudere i progetti abbiamo rimodulato gli interventi concentrandoli al pomeriggio. Contro la povertà educativa facciamo sostegno scolastico e lavoriamo sulle life skills.

Da quel 3 di marzo ci siamo domandati se le varie ordinanze riguardassero anche noi, se anche noi avremmo dovuto sospendere le attività. Non abbiamo avuto dubbi e non ci siamo fermati neanche per un giorno. Avendo gli spazi e tutto quanto necessario per operare in sicurezza, ci siamo detti che dovevamo “resistere” di fronte alla frenesia collettiva di chiudere tutti e solo gli spazi dedicati ai bambini.

 

Per Exodus oggi l’avamposto è questo: offrire un’opportunità educativa a ragazzi che altrimenti starebbero chiusi in casa.

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Le agenzie educative oggi sono chiamate ad una nuova Resistenza contro un sistema che penalizza fortemente gli adolescenti.

Soprattutto in favore di quei tanti che alla dad non partecipano per tante ragioni, compresa la mancanza di risorse tecnologiche. Le famiglie motivate e organizzate non hanno difficoltà. Mentre i ragazzi in condizione di povertà educativa, a rischio dispersione, con bisogni educativi speciali restano ancora più indietro. Ad una distanza sociale che sarà lunga e difficile da colmare.

Il nostro rimanere aperti per lavorare anche con ragazzi che hanno sviluppato una dipendenza da tecnologia, smartphone e PlayStation, mentre tutte le scuole di ogni ordine e grado sono chiuse da settimane, è un modo per resistere a questa strutturale mancanza di attenzione ai bisogni di infanzia e adolescenza.

Tutte le organizzazioni che si occupano di educazione non formale dovrebbero aumentare le attività, avviare nuovi progetti, protestare contro la chiusura delle scuole offrendo ai ragazzi e alle famiglie spazi di apprendimento cooperativo, progetti educativi personalizzati, occasioni di incontro e di confronto, opportunità formative attraverso il gioco.

Perché “il gioco è una cosa seria”. Dove chiude la scuola, dove le istituzioni mettono da parte il benessere di bambini e ragazzi, si aprono praterie per l’educazione non formale.

Così il gioco diventa una forma di protesta contro la chiusura delle scuole ma soprattutto una straordinaria opportunità per i ragazzi. Noi non chiudiamo.

 

Luigi Maccaro, Responsabile Exodus Cassino (Fr)

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