Don’t give up!
di Exodus
La voglia di non mollare di una “ragazza fuoriserie” di Exodus Gallarate, che si collega (puntuale) con il suo cellulare poco costoso e nonostante la connessione debole, per seguire costante le lezioni a distanza in tempi di coronavirus, con i suoi Educatori del progetto “Donmilani2: Ragazzi Fuoriserie”, selezionato da Con I Bambini
Sono giornate strane, espanse e diluite nel tempo e nelle cose da fare.
Come se la lentezza si fosse mescolata alla velocità. Il poco con il tanto. A volte col troppo.
Una dimensione poco ordinaria dove succedono cose poco ordinarie.
Noi del Polo Donmilani2 di Exodus Gallarate stiamo continuando il nostro lavoro educativo e didattico, come prima.
Tutti i nostri progetti sono stati riconfermati. Le scuole ed il Comune ci hanno chiesto di esserci.
La sensazione chiara è che l’importanza del nostro operato venga riconosciuta anche ora.
Anzi forse ora ancora di più, perché noi “l’emergenza” e la “precarietà dei mezzi” le conosciamo da sempre. Sono forse parte del nostro DNA. E spesso, terreno su cui seminiamo semi impensabili. E strade impossibili.
Ora però lo facciamo da casa. Impensabile appunto.
La parola chiave che all’inizio della quarantena ci siamo dati è “Raggiungere”, perché arrivare a contattare e toccare l’altro, in questo periodo è cosa vitale.
Difficile e sorprendente.
Tanti dei ragazzi e delle ragazze con cui abbiamo a che fare, in questo momento li percepisco come fiammelle fragili.
Piccolissimi cittadini di questa nostra società che li contempla spesso solo come rumore di fondo. Anche se spesso sono persone in silenzio.
Durante una videochiamata con un gruppetto di ragazzine bengalesi e cinesi quattordicenni, ho chiesto di scrivere un tema in cui parlassero dei loro eroi.
Una di loro, facendomi un esempio (prima in un italiano molto stentato e poi in inglese velocissimo), mi dice che i suoi eroi sono un gruppo di cantanti K-Pop.
E mi spiega il perché, dicendomi che quando li guarda nelle foto e nei video, sente che le dicono di non mollare – don’t give up! –, di andare avanti e le danno speranza – they give me hope -.
La parola speranza, mi arriva in faccia come un sasso e come una benedizione. In quel momento sento fino in fondo la fragilità della sua condizione. Lo sento come forse mai prima d’ora.
Piccola fiammella che si collega a me (puntuale) con la sua connessione debole ma costante.
Col suo smartphone poco costoso che se dovesse rompersi, le farebbe ora perdere l’unica possibilità di parlare in italiano con qualcuno.
In casa sua sono in tanti, vivono altre tradizioni, altri linguaggi e forse hanno già immaginato un destino per lei.
Ma ascolta K-Pop. Perché ha speranza e voglia di scegliere, disegnando destino.
Walter, Educatore Progetto Donmilani2: Ragazzi Fuoriserie – Polo Gallarate
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