Le scuole rimangono chiuse, i nostri cuori no
di Exodus
Riflessioni degli Educatori di Exodus al tempo del Coronavirus
Fuori, testarda, la primavera sembra esser già fiorita, per aria: gli alberi sono ricolmi di colori, le api ronzano e tutt’intorno c’è un buon profumo. I raggi del sole sembrano indugiare un po’ di più sui grandi edifici della scuola di Orte, le mura rese tiepide dal calore non restituiscono però rumori. Vuoto il cortile, vuoti i corridoi e vuote le aule. I ragazzi non sono in giro. I ragazzi sono a casa.
Noi educatori, per niente abituati al loro silenzio, rimaniamo in attesa. In attesa del telefono che squilli:
“Ma come si fanno le ellissi?”
“Le eclissi? Ma quelle di luna?”
“Macché, le ellissi… di geometria”
“Aspetta che ci penso, ma intanto scrivi sul gruppo se qualcuno sa farlo”.
Eccolo il primo messaggio del mattino: “Quando si torna a scuola, a casa non ce la faccio più… Chi sa che è il dialogo socratico?” “Devi portare pazienza! Aspetta che ti chiamo che lo so io che è il dialogo socratico”.
Procedono così i pomeriggi, è quasi l’ora della cena, che nemmeno hai fame quando la tua schiena se ne è stata ferma tutto il giorno, però ancora il telefono suona, questa volta è una foto: una ragazza sorride, si prende gioco degli educatori e si mette gli occhiali da sole anche se fuori è buio e deve rimanere a casa e probabilmente ci vorrà del tempo prima che il sole si rispecchi su quei buffi occhiali.
Ma in fondo noi resistiamo, anche a costo di metterci gli occhiali da sole in soggiorno. Fare matematica su WhatsApp, infrangere ogni rigore e paragonare il mito platonico all’ultimo successo rap… Perché tutto si ferma, ma non la parola e con quella noi combattiamo. La parola: senza una forma, leggera, aleatoria eppure rivoluzionaria. Con le parole accusiamo, ma anche perdoniamo, diciamo a chi è lontano che ci manca e che gli vogliamo bene, facciamo i compiti, ci facciamo coraggio, con le parole costruiamo, ci prendiamo cura. In definitiva mettiamo in moto l’anima dell’educazione, dello strenuo continuare ad essere e desiderare di essere genitori, insegnanti, educatori…. Umani.
Maria Letizia – Educatrice Progetto “Donmilani2: Ragazzi Fuoriserie”, selezionato da Con i Bambini – Polo Viterbo
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