I “No” che aiutano a crescere

di

Riuscire ad essere autorevoli con amore.

Spesso i genitori si trovano a dire di si alla richiesta dei figli non perché hanno valutato che quello che gli chiede il bambino serve alla sua crescita e ad un  suo sviluppo armonico e positivo, ma perché spesso emergono vissuti tipo “se dico di no”

-…mi sento in colpa (ci sono poco con i figli / compensazione)

-…mi sento cattivo (me lo dicono anche / rifiuto d’amore)

-…non sopporto vedere che mio figlio ci sta male

-…non voglio fargli mancare nulla (compensazione di mie carenze)

-…ho bisogno dell’approvazione di mio figlio (sentirsi bravi genitori)

Questo porta però ad una “latitanza” rispetto al proprio ruolo, mentre risulta utile, dopo aver valutato la situazione, dare un’indicazione, assumersi una responsabilità seppure con essa anche il rischio di sbagliare; risulta più utile però la presenza di un genitore con cui confrontarsi (ed eventualmente anche scontrarsi), qualcuno che si pone come una base sicura per lo slancio della crescita.

Nei laboratori svolti con i partecipanti del progetto di sostegno alla genitorialità si è colta l’importanza di rinforzare i genitori nel loro ruolo, nella sicurezza di loro stessi, nella loro capacità di cogliere i bisogni sani del bambino distinguendoli da quelli non sani (ovvero i bisogni che fanno crescere, sono adeguati alla sua età, lo portano verso gli altri anziché centrarlo su di sé). Quindi  dire di no è importante perché:

  1. Le regole danno sicurezza e contenimento;
  2. Le regole esterne diventano regole interne;
  3. I no permettono di sperimentare e abituarsi a gestire la frustrazione;
  4. Non è possibile avere tutto e subito: saper aspettare/rinunciare/guadagnarsi;
  5. I no danno valore e significato ai si;
  6. Il limite aiuta a scoprire che c’è un altro al di fuori di me.

Compito dell’adulto è quindi, quello di rappresentare una speranza, assumere la responsabilità di essere la garanzia per i bambini; ma si può essere la speranza di qualcuno solo se si accetta di condividere la fatica del crescere, del modificarsi e lasciarsi modificare avendo in testa e nel cuore un progetto, con dei desideri e con la fiducia in sé e negli altri.

Si possono rilevare diversi valori di una corretta gestione delle regole nel processo educativo:

  • Le regole danno sicurezza e contenimento: aiutano il bambino ad orientarsi nella realtà, a riconoscere che ci sono dei limiti, a capire fin dove può spingersi e dove fermarsi. Questo lo aiuta a muoversi nel mondo, nonostante le esperienze che dovrà inevitabilmente fare è importante che abbia dei riferimenti chiari;
  • Le regole esterne diventano regole interne: le regole e i limiti posti dall’esterno diventano via via regole e limiti interni, interiorizzati, e permettono al bambino di acquisire più facilmente autonomia, autocontrollo e una morale interna;
  • I “no” permettono di sperimentare la frustrazione: le regole e i no fanno crescere perché permettono al bambino di sperimentare la frustrazione e di abituarsi a fare i conti con essa. Non è possibile che nel futuro dei nostri figli vi sia sempre la piena e completa soddisfazione dei loro desideri. Incontreranno sicuramente delle frustrazioni, dei divieti, delle cose che non possono fare o non possono avere, e devono abituarsi a tollerare tutto ciò;
  • Non è possibile avere tutto e subito, occorre sapere aspettare/ sapere rinunciare/ saper guadagnare: i no trasmettono al bambino che non è possibile avere tutto e subito: certe cose si possono avere ma ci vuole del tempo, bisogna saper aspettare e certe cose vanno conquistate, guadagnate;
  • I no danno valore e significato ai si: senza l’esperienza della mancanza e della frustrazione tutto viene dato per scontato, per acquisito, non c’è più desiderio, e questo produce un profondo senso di noia (che è un male molto diffuso nella gioventù di oggi), una mancanza di desiderio, un impoverimento delle emozioni (il gusto di raggiungere finalmente qualcosa che si è tanto desiderato viene meno):
  • Il limite mi fa scoprire che ci sono altri al di fuori di me: mi costringe a decentrarmi. Il limite aiuta il bambino a rendersi conto che non c’è soltanto lui con le sue esigenze: “ci sono anche gli altri e gli altri sono diversi da me, quindi inevitabilmente pongono dei limiti a me e alla mia libertà e io devo saper tollerare questo. Il no mi fa capire che c’è qualcun altro con cui mi devo confrontare e non solo qualcun altro che soddisfa tutti i miei desideri; mi aiuta cioè a spostare l’attenzione da me stesso agli altri e ai bisogni degli altri che dovrò armonizzare con i miei. L’altro non è soltanto colui che soddisfa i miei bisogni, ma è un soggetto con i suoi bisogni, con le sue esigenze, che devo rispettare, rispetto a cui devo riconoscere i limiti”.                      Ciò permette di passare dalla posizione del bambino piccolo che è dipendente e narcisista, tutto concentrato su di sé e sui propri bisogni e che si aspetta tutto dagli altri, alla posizione dell’adulto che si rivolge agli altri, che sa cogliere i bisogni degli altri diversi dai suoi, che sa occuparsi degli altri, che sa stare con gli altri.

La presenza di regole fornisce ai bambini la percezione di stabilità e di ordine del mondo che li circonda.                             

Questo è un elemento fondamentale per sviluppare la propria sicurezza.

Spesso i genitori affermano: “io do le regole…è mio figlio che non le rispetta. Io sono chiaro, è lui che non mi ascolta”.

Purtroppo però una regola non rispettata non è una regola! E il messaggio che inviamo ogni volta che non le facciamo rispettare è: “Non dare troppo peso a quello che ti dico tanto poi va bene lo stesso. Al massimo dovrai sopportare le mie lamentele”.

E’ possibile ottenere il rispetto delle regole attraverso un metodo basato sull’ascolto e sul rispetto delle emozioni del bambino. Non serve la forza, né un metodo autoritario: si può guidare un bambino con decisione e affettuosamente allo stesso tempo.

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