Si può fare inclusione in solitudine?
di Consorzio La Rada
“Fare inclusione in solitudine” suona come gli slogan di alcuni prodotti miracolosi che garantiscono, ad esempio, di “Dimagrire Mangiando”. Qualcosa in cui non è così chiaro il confine tra sogno, truffa e speranza. Eppure di fatto si è trattato di questo per molti bambini con disabilità o BES in zona rossa con i cancelli di scuole e nidi chiusi.
Garantire la didattica in presenza agli alunni con difficoltà è sembrato agli occhi del senso comune un passaggio scontato ma agli occhi di molti, famiglie e operatori, un salto indietro nel tempo: alle classi differenziali, ai percorsi speciali, ad un’idea di tutela che isola invece di coinvolgere.
Nell’articolo 43 del DPCM del 2 marzo 2021 è scritto tutt’altro, ma è innegabile che il messaggio che è passato sia stato forse eccessivamente semplificato, travisando il principio di inclusione scolastica nella sua essenza. A riprova di questa confusione c’è la nota del MIUR del 12 marzo, in cui si ribadisce che la didattica in presenza può essere, e in alcuni casi deve essere, svolta con piccoli gruppi di alunni, pur nel rispetto del diritto primario alla salute.
Le difficoltà logistiche, legate agli ambienti scolastici, e quelle organizzative, che richiedevano la didattica a distanza anche per il resto della classe, forse hanno fatto apparire questa modalità di lezione più simile ad una corsa a ostacoli che come un’opportunità.
Nel dibattito si dovrebbe aprire il capitolo dei nidi e dei servizi 0-3, dove mancano criteri per l’analisi e l’intervento nelle situazioni di BES (ne avevamo parlato nell’articolo precedente), ma ci auguriamo che i risultati di Crescere Insieme in Campania possano portare un contributo scientificamente valido a questa lacuna.
E a questo punto Renato Rascel inizia a suonare nella testa:
“Per vedere se andrà meglio
aspettiamo quelli lì
che già la pensano così”
Sarebbe opportuno infatti che si diffondesse ovunque una cultura integrata dei servizi 0-6, chiudendo definitivamente una stagione di servizi di serie A e serie B. Occorre una presa in carico organica, una visione d’insieme per dare all’infanzia l’opportunità di evolvere con delicatezza e coerenza. Una necessità non prorogabile soprattutto in quei contesti di vita caratterizzati da povertà educativa e comunità educanti disgregate. Contesti in cui, ormai lo sappiamo, l’emergenza sanitaria ha solo accelerato alcuni processi di desertificazione relazionale. Dovremmo cominciare a dare del Lei anche ai bambini.
Il premier Draghi oggi ha confermato la ferma volontà del governo di aprire le scuole e i servizi per l’infanzia anche nelle zone rosse. Ci sentiamo di fargli eco con un caloroso: “Whatever it takes”!
A questo punto ascoltatela la bellissima “Sì…buonasera!” di Renato Rascel:
Per saperne di più:
https://www.disabili.com/scuola-a-istruzione/speciali-scuola-a-istruzione/speciale-scuola-disabili
https://www.openpolis.it/linclusione-scolastica-dei-minori-con-disabilita-ai-tempi-del-covid/