Riscatto dalla violenza domestica. Storie di vita vissuta

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Jamila non aveva scelto quel marito quando era ancora minorenne, ma aveva dovuto fidarsi della scelta che la sua famiglia aveva fatto per lei… d’altronde nel suo Paese funziona così. Arrivata in Italia, è diventata mamma di due bambine – che oggi hanno 18 e 10 anni – e ha scelto di lavorare, prendere la patente. Voleva essere una moglie e una madre “libera”, ma il marito non era d’accordo con questa “eccessiva” emancipazione e, dopo lunghe e silenziose violenze perpetrate negli anni tra le mura di casa, nel dicembre 2013 la violenza arriva al culmine: aggressione con l’acido, che ha sciolto parte del suo corpo e del cuoio capelluto… oltre a tutta la sua vita precedente.

Jamila e le sue figlie sono state accolte, quindi, in un centro anti-violenza prima, e successivamente in una casa famiglia che ospita nuclei fragili mamma-bambino. Il percorso nei centri e in casa famiglia è stato lungo e faticoso. Madre e figlie hanno dovuto affrontare fantasmi del passato e paure per il futuro, ricostruire una normalità quotidiana, recuperare la fiducia nella vita, nelle persone e in se stesse. Allo stesso tempo, la donna ha affrontato anche numerosi interventi complessi di chirurgia plastica ricostruttiva e il trapianto dei capelli, che hanno ridotto i segni dell’ultima violenza subita, restituendole dignità e facilitando il suo reinserimento nella società. Tanta è stata la generosità e la solidarietà degli amici della casa famiglia, che hanno contribuito a sostenere i costi elevati di alcuni di questi interventi.

Grazie al supporto degli operatori e degli psicoterapeuti, grazie alla prossimità dei volontari e, non ultimo, grazie alla tenacia e all’ironia che le contraddistingue, Jamila e le sue figlie sono riuscite a ripartire con una nuova vita. Oggi lei e le sue splendide figlie vivono in autonomia e preparano dolci e caffè agli operatori che vanno a trovarle.

Ringraziamo il nostro partner ARPJ Il Tetto per aver condiviso con noi questa storia di riscatto e speranza.

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