L’INTERVISTA AL SINDACO DEL COMUNE DI BORBONA, SUL NUOVO CENTRO LUDICO DEL PROGETTO C.L.E.B.

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In occasione della festa di inaugurazione del nuovo Centro Ludico del progetto C.L.E.B., abbiamo fatto quattro chiacchiere con il Sindaco del Comune di Borbona, Maria Antonietta Di Gaspare.

Cosa ne pensa di questo nuovo Centro Ludico inaugurato oggi grazie alla collaborazione del vostro Comune, in qualità di partner del progetto C.L.E.B.?
Ritengo che sia uno degli ulteriori ed importantissimi “mattoncini” che concorrono alla costruzione del futuro di questi territori. È un momento fondamentale, per un futuro che deve essere assolutamente possibile.

Cosa ne pensa del metodo educativo promosso dal progetto C.L.E.B., basato sul gioco e sulle relazioni?
Già nell’immediatezza del post sisma, nel 2016, il Comune di Borbona ha scommesso in maniera importante ma totalmente istintiva su questo tipo di approccio. Ora è arrivata la professionalità degli operatori del progetto C.L.E.B. e delle altre Associazioni, come valore aggiunto. Sono convinta che una comunità viva attraverso le relazioni, la condivisione degli spazi e delle emozioni, in quello che è un passaggio fondamentale tra tradizione e futuro. E tutto questo passa, generalmente, attraverso le nuove generazioni.

In una recente riunione, organizzata alla presenza di cittadini e realtà associative locali, sono emerse alcune idee tra cui creare degli orti urbani o uno spazio per l’infanzia nei giardini adiacenti al nuovo Centro Ludico e alla ex scuola. È però emersa anche la necessità di verificare eventuali progetti preesistenti del Comune di Borbona su tali spazi. Ci sono stati degli sviluppi, in merito a questo?
Il Comune di Borbona sta portando avanti un’ampia riflessione, legata al nuovo piano urbanistico, che vuole mettere al centro del territorio e della comunità proprio gli spazi in cui è stato inaugurato il Centro Ludico del progetto C.L.E.B.. I locali del Centro Ludico fanno parte di quella che vorremmo diventasse l’agorà cittadina, comprendendo anche i locali della ex scuola D. Lopez, la piazza adiacente, i giardini limitrofi e il Centro di Comunità della Caritas. Sono tutti spazi attualmente gestiti da vari soggetti del Terzo Settore e dallo stesso Comune, in cui trovano ospitalità anche il Centro Anziani, il Centro Giovanile, la Associazione Sportiva Dilettantistica di ciclismo, gli ambulatori e altre attività dedicate a tutte le fasce di età. Il prossimo passo sarà rimuovere gli ostacoli fisici che delimitano le varie proprietà, per restituire alla comunità anche un ampio giardino urbano. Insieme al Centro Giovanile stiamo ragionando sulla possibile realizzazione di un campo sportivo, con alcune opere di miglioramento già messe in atto attraverso un finanziamento regionale, ma la partecipazione di altri soggetti alla progettazione partecipata di questi spazi sarà assolutamente favorita ed incentivata dal Comune di Borbona.

Il Centro Ludico e il ludobus, grazie al progetto C.L.E.B., rimarranno a disposizione sul territorio anche dopo la chiusura delle attività progettuali prevista per questa estate. Pensa che potranno essere impiegati in futuro per interventi nelle comunità locali, anche a livello distrettuale e non solo comunale, magari già a partire da questa estate?
Assolutamente sì e, come primo passo verso il potenziamento e prolungamento di questa attività, stiamo procedendo a richiedere un finanziamento proprio per permettere la realizzazione dei Centri Estivi. In ballo c’è la socialità del territorio, non solo del Comune di Borbona ma di tutti i Comuni limitrofi; quindi, proseguire con questa attività risulta oltremodo strategico. La contaminazione tra le persone è fondamentale per la crescita del territorio e il progetto C.L.E.B., da questo punto di vista, sta funzionando da vero e proprio volàno.

Sono passati ormai alcuni anni dai tragici eventi sismici che hanno sconvolto queste terre. Poi, c’è stato il Covid-19. Com’è oggi la situazione?
È una domanda che meriterebbe una risposta quasi infinita e che presuppone anche una certa capacità di astrazione, rispetto alle dinamiche del vivere quotidiano. Per la popolazione residente, una delle poche cose positive portate dal terremoto è stata il rafforzamento del senso di comunità e di coesione tra chi ha vissuto quei terribili momenti. Da questo punto di vista, il Covid-19 ha invece avviato un percorso inverso di separazione. Questo, in una situazione complessiva che potremmo quasi definire paradossale: se nel post sisma da qui le persone tendevano ad andarsene, considerando questi luoghi poco sicuri, durante la pandemia abbiamo assistito ad un rientro in massa e prolungato dalle aree urbane e metropolitane. Improvvisamente questi luoghi si sono trasformati in un rifugio sicuro ed allettante, da preferire alle città e, per un territorio che tendeva alla desertificazione quale era stato ridotto il nostro dagli eventi sismici 2016/17, quest’inversione di rotta è risultata di vitale importanza. Noi, tuttavia, non eravamo pronti a far fronte ad un così rapido incremento della popolazione residente, più che raddoppiata dal giorno alla notte, sia come Amministrazione che come comunità; senza contare l’aspetto psicologico che ha investito nuovi e vecchi residenti. C’è stato un bel fermento, non sempre positivo e comunque complesso da gestire. Possiamo dire che il Covid-19 è stato lo spartiacque tra la fase del post sisma e il presente che stiamo vivendo.

Un’ultima domanda. Oggi è stato inaugurato il Centro Ludico di Borbona, uno spazio “fisico” funzionale ad un progetto che punta, però, a ricostruire anche un senso di comunità e favorire l’aggregazione attorno a servizi dedicati principalmente a bambini e famiglie. Possiamo dire che, in situazioni come la vostra, ricostruire la comunità sia fondamentale tanto quanto ricostruire le infrastrutture?
Ricostruire la comunità è certamente più importante che ricostruire le infrastrutture: senza la prima, le seconde non hanno ragione di esistere. In merito a questo aspetto, il Terzo Settore svolge un ruolo ancora più fondamentale di quello della Pubblica Amministrazione, che troppo spesso resta ingabbiata dai propri tecnicismi e procedure. Esistono delle esigenze emotive della comunità a cui la Pubblica Amministrazione non sa come far fronte, pur percependole, perché non rientrano nell’ambito dell’emergenza o del disagio. Qui entra in ballo il Terzo Settore, soprattutto quei soggetti che da noi sono rimasti dopo i primi anni di grande fermento post sisma. Sapevamo che la corsa all’aiuto sarebbe terminata presto, almeno come Amministratori, ma non è stato possibile evitare che la comunità percepisse un sentimento di abbandono legato alla perdita di alcuni punti di riferimento, economici ma soprattutto umani. È chi è rimasto sul medio-lungo periodo che sta facendo la differenza, che sta davvero contribuendo a ri-costruire qualcosa.

Il nuovo Centro Ludico del progetto C.L.E.B.

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