Child Care, nel bagaglio delle conoscenze per gestire i traumi dei minori anche la tecnica dell’EMDR

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L’ aggiornamento di un’équipe è essenziale. Se poi il gruppo di esperti deve operare ogni giorno su materiale umano delicatissimo come il mondo dei minori e delle famiglie fragili, allora approfondire in competenza è indispensabile.

E’ un presupposto che da sempre muove il team che sta alle spalle del progetto Child Care, realizzato da un partenariato che fa capo alla cooperativa Sirio di Campobasso grazie alla Impresa sociale Con I Bambini. E che da sempre ha portato tutti gli operatori della rete (educatori, psicologi, assistenti sociali, mediatori,…) a mantenere un confronto continuo all’interno e soprattutto all’esterno del gruppo.

In questo percorso di formazione permanente si inserisce anche il corso di formazione sulla tecnica dell’EMDR che tutte le operatrici del progetto Child Care hanno seguito a Roma di recente. L’EMDR è un approccio utilizzato in psicoterapia per curare le conseguenze legate a eventi traumatici. Metodo relativamente nuovo, emerso alla fine degli anni ’90 in seguito agli studi di Francine Shapiro, è oggi una tecnica piuttosto diffusa, utilizzata in genere nel trattamento di disturbi legati a eventi stressanti o traumatici.

EMDR sta per Eye Movement Desensitization and Reprocessing: dunque si focalizza sulla stimolazione oculare per favorire la rielaborazione dei ricordi traumatici con una conseguente riduzione della sintomatologia. In termini semplici questo procedimento aiuta il soggetto a ‘metabolizzare’ il trauma nel modo migliore, riducendo, spesso, i tempi del trattamento psicoterapico.

Non c’è ancora compattezza tra gli specialisti in merito all’utilizzo di questo approccio, ma ci sono diversi studi i cui esiti ne attestano una significativa efficacia per il trattamento di sintomatologie post traumatiche. Proprio come accadde in Molise, a San Giuliano di Puglia, in seguito al terribile evento sismico che causò la morte di 27 bambini, quando gli esperti utilizzarono l’EMDR per supportare i bambini superstiti e i genitori.

E’ insomma una tecnica da conoscere e mettere nella cassetta degli attrezzi. Da inserire nel panorama degli strumenti che di volta in volta l’équipe deve scegliere, in base al soggetto o al gruppo che ha di fronte a sé. Perché, come ricordano sempre i nostri esperti, l’ approccio in questo mestiere non deve mai essere rigido, ma deve contemplare sempre una visione complessa delle mille variabili che caratterizzano il caso. E deve altresì contemplare l’utilizzo più appropriato di metodi e mezzi, da selezionare con oculatezza e competenza nel panorama che scienza e conoscenza ci hanno messo a disposizione.

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