Alfabetizzazione emotiva al circolo S. Allende di Martina Franca: il racconto di Giuliana

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Il racconto di un’operatrice, Giuliana Satta, di sette mesi di percorso artistico/laboratoriale sul rafforzamento della capacità critica e alfabetizzazione emotiva con bambini e ragazzi dai 7 ai 16 anni nel circolo S. Allende di Martina Franca.

 

Sono arrivata al Circolo culturale S. Allende di Martina Franca i primi di ottobre del 2020 per avviare un percorso artistico/laboratoriale che ha coinvolto ragazze e ragazzi di età compresa tra i 7 ed i 16 anni divisi in due gruppi, elementari e medie-superiori.

Un percorso sul rafforzamento della capacità critica e alfabetizzazione emotiva (azione 8 del progetto Rete CEET – Cultura, Educazione, Empowerment, Territorio) intrapreso utilizzando soprattutto la musica (dall’ascolto di alcuni brani di colonne sonore fino a scoprire il legame della musica con il corpo e con le emozioni) e l’arte visiva (dalla visione di film alla rappresentazione grafica delle emozioni).

Inevitabilmente la pandemia si è dimostrata un banco di prova arduo per lavorare sulle sensazioni che vivono i ragazzi ma è stata anche l’occasione per rinforzare la loro capacità di esprimere i propri sentimenti, per affrontare al meglio il tema delle relazioni e delle dinamiche di gruppo dando a ragazze e ragazzi uno spazio di ascolto e autonarrazione. 

Al mio arrivo al Circolo i bambini mi hanno accolta con curiosità, gli adolescenti con diffidenza. Ero entrata nel loro territorio, in fondo. Ogni gruppo di ragazzi presentava potenzialità, che abbiamo visto svilupparsi e rafforzarsi durante il percorso laboratoriale, ed allo stesso tempo delle difficoltà analoghe a tutte le fasce di età.

Difficoltà di tipo relazionale, tentativi di escludere alcuni minori, scontri e litigi, bassa autostima, uso del dialetto e della parolaccia come intercalare, con particolare riferimento ad epiteti sessuali, offese di genere, uso dei social per cercare video con costanti riferimenti di tipo sessuale mostrandoli in particolare ai più fragili presi di mira.

Difficoltà scolastiche, con l’uso costante della bugia, della malattia come scusante della bassa autostima per non affrontare i compiti, vittimismo, paura del giudizio altrui.

Difficoltà cognitive, con i bambini dalla quinta elementare alla seconda media che ostentavano una maggiore età per contrastare l’isolamento, e familiari, sindrome da brutto anatroccolo rispetto ai fratelli, difficoltà di esprimersi nella lingua natia per due minori stranieri,   impossibilità di comunicazione con i genitori, spesso separati e in lite tra loro.

Abbiamo così iniziato a conoscerci a poco a poco, con prudenza, attraverso training teatrali e canori sulla fiducia, sull’energia, sul respiro, sulle tecniche vocali, sugli esercizi di coordinazione voce-corpo, sulle emozioni percepite-ascolto-espressione, sui giochi motori, sui quadri viventi (tableau vivant), sul canto corale, sull’importanza di cadere e rialzarsi (in senso letterale come nella vita), sul rallenty e sullo stop motion.

Con il passare delle settimane, conoscendoci sempre meglio, abbiamo avviato un percorso di musicoterapia sulla rabbia. Si è utilizzata la Musica per riportare il più possibile i gruppi in uno stato di equilibrio psichico attraverso respiro, canto, associazione musica/percezione corporea, lettura e rappresentazione grafico-pittorica delle emozioni ricevute.

Sulle esternazioni delle emozioni (memoria emotiva e sensoriale) sono emerse situazioni molto profonde in entrambi i gruppi, in particolare sulla percezione di bambini e ragazzi rispetto ai fratelli, alla scuola, alle relazioni e alla sfera sessuale.

Anche i laboratori di Arte sono stati accolti positivamente sin dal primo momento da entrambi i gruppi. La bassa autostima iniziale è stata infatti subito accantonata da bambini e ragazzi per lasciare spazio alla loro voglia di esprimersi.

Ad aprile, dopo mesi di dialogo e laboratori, i due gruppi avevano sviluppato un grande senso di coesione ed empatia, incominciando ad interagire come tali. Dal punto di vista relazionale quando qualcuno era maltrattato altri prendevano le sue parti e, pian piano, tutti sono stati inclusi. Si è sviluppata una maggiore predisposizione all’ascolto degli altri e anche gli smartphone, inizialmente una presenza costante, venivano lasciati all’entrata prima dell’inizio delle attività laboratoriali.

In questi mesi ci sono stati anche miglioramenti nella vita familiare, grazie ad una maggiore autostima sviluppata, e nell’apprendimento scolastico, con una aumentata consapevolezza di bambini e ragazzi di poter affrontare gli impegni senza ricorrere a bugie.

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