IO, MANIFESTO.

di

“Non mi fido di nessuno”.

Ci accoglie così, dando voce anche a ciò che pensano gli altri suoi amici, uno dei ragazzi e delle ragazze adolescenti che frequentano il Centro Servizi per le Famiglie del quartiere Carrassi di Bari. Un manifesto di intenti di per sé, esplicito e diretto da parte di un gruppo composito per età, sesso, cultura di appartenenza, esperienze di vita.

È una provocazione ma anche una sfida che avevamo messo in preventivo e accettato di giocare quando ci siamo posti l’obiettivo, attraverso il progetto “Le Case Speciali dei Ragazzi e delle Ragazze”, di comprendere meglio il loro linguaggio e dar loro una opportunità concreta di esprimere vissuti, emozioni, disagi, coinvolgendoli, insieme ai loro educatori, in un percorso artistico/espressivo in forma di atelier a cui abbiamo dato nome “Io, Manifesto”.

L’ intenzione educativa – poi confermataci dai risultati ottenuti dal lavoro realizzato – era quella di rendere la forma grafica del manifesto non solo un artificio tecnico ma soprattutto uno spazio aperto, una moderna agorà dove i ragazzi e le ragazze potessero esprimersi e confrontarsi senza censure e in modo diretto, tra loro, con noi e con la città.

Nella necessità di segnare un percorso che avesse un giusto inizio, abbiamo sentito il bisogno di partire dal principio, cioè dall’ABC in senso letterale vero e proprio.

Ogni lettera è diventata, infatti, la password per raccogliere parole e significati e un motivo di riflessione collettiva con cui giocare, sperimentare, esprimersi e scontrarsi. Una maniera per creare spazi di condivisione in cui, da parte loro, aprirsi senza pregiudizi e ritrovare il senso di esprimersi e, da parte nostra, manifestare sinceramente il nostro interesse verso le loro opinioni, troppo spesso castrate dietro un disilluso “tanto quello che penso e dico non interessa a nessuno”.

Conquistando lentamente la loro attenzione e curiosità nel corso degli incontri di laboratorio, abbiamo selezionato con cura e tutti assieme le parole a loro più care, elaborando significati “manifesti” e “intrinsechi”. Perché, certamente, ogni parola assume significati diversi a seconda del contesto in cui viene pronunciata, del tono con cui viene emessa e delle altre parole che evoca e da cui è circondata.

Le parole scelte nel corso degli incontri sono testimonianza di vissuti e ricordi personali che nella loro elaborazione si trasformano in consigli rivolti a tutti, ai pari età come agli adulti che li accompagnano nei loro contesti di vita.

“A” come: ammirare, accogliere, ammazzare
“B” come: binomio, ballare, buttarsi
E “C”, soprattutto. C come: Corpo.
Corpo come Cura, Corpo come Casa, Corpo come Conflitto.

Ed è proprio attorno al concetto di “conflitto” abbiamo compreso come nel corso dei giorni trascorsi con i ragazzi e le ragazze (una decina, incontrati con frequenza settimanale presso la “Casa Speciale” del Centro Futura di Bari) ci fossimo a mano a mano muniti di un vocabolario che ci traduceva e ci restituiva il reale significato delle parole lanciate fra loro e nei nostri confronti, spesso dette tra i denti o nascoste in una battuta.

Così il “Non mi fido di nessuno” si è tradotto e trasformato nella richiesta a noi adulti (educatori, genitori, operatori) di confermare la nostra presenza al loro fianco, essere punti fermi. Di dare a loro, e a noi, l’opportunità di ascoltarsi e fidarsi reciprocamente.

I manifesti, realizzati nel periodo febbraio-maggio 2022 dai ragazzi e dalle ragazze, affiancati da Francesco Mangini – esperto/atelierista e Silvano di Pippo – educatore/tutor, saranno nei prossimi giorni stampati e affissi negli spazi pubblici e istituzionali della città perché le loro voci e i loro messaggi parlino e arrivino all’intera comunità.

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