KOREJA, Lecce: investiamo sul potere del teatro contro la povertà educativa al fianco di scuola e famiglia
di casespeciali
Al di la delle frasi fatte, investire in educazione vuol dire, concretamente, gettare le fondamenta di una società, perché è solo attraverso la condivisione di linguaggi, memorie e pratiche che si costruisce il tessuto connettivo che tiene insieme una comunità di persone. La sfida di sempre, per chi si occupa di promozione della cultura e di educazione, è tenere aperti i confini che definiscono questo tessuto connettivo: l’orizzonte dentro il quale agiamo è in continuo movimento e la realtà, oltre ad essere multiforme e complessa, non è mai sintetizzabile in uno schema vero, una volta per tutte. In questa ottica la sfida impostaci dalla situazione emergenziale attuale ci costringe, da un lato, a tenere ben saldi i principi fondamentali che rendono praticabile la condivisione di linguaggi, memorie e pratiche e dall’altro ci impone di aggiornarli per renderli più efficaci di fronte alle nuove fragilità sociali e culturali che emergono con forza a seguito del distanziamento sociale.
L’interruzione dei normali percorsi formativi, l’incremento della dispersione e le difficoltà che il sistema scolastico ha vissuto e vivrà nei prossimi mesi, impongono scelte urgenti di compensazione perché le conseguenze della crisi educativa in atto rischiano di compromettere seriamente la relazione con il mondo della conoscenza dei sempre più ampi strati di popolazione a rischio di marginalità sociale ed economica. La formazione di una cittadinanza responsabile, infatti, non è solo un compito della scuola. Il Covid ha accelerato la crisi, indebolendo il settore dell’educazione e dell’istruzione di cui invece, oggi, abbiamo un grande bisogno. La scuola dell’inclusione è in ritardo. La dispersione e l’impoverimento sociale sono due sconfitte da evitare. Per superare le diverse difficoltà si deve favorire l’alleanza fra docenti curriculari e insegnanti di sostegno, fra operatori sociali ed esperti pedagogisti. Sarebbe opportuno riflettere insieme, orientare al meglio l’azione formativa; occorrerebbe abbandonare la vecchia didattica per dare spazio a nuove capacità relazionali al cui centro stia un nuovo modo di interpretare l’uomo, non più individuo accanto ad altri individui, ma “uomo mondo”, un uomo che ha come punto di riferimento non tanto la sua realizzazione o i suoi desideri, ma la comunità. Ed è chiaro che l’uomo di domani è l’adolescente di oggi. Arte, cultura, creatività hanno un’importanza fondamentale nello sviluppo e nella crescita dei più giovani. Avvicinare i ragazzi e far vivere loro l’arte in ogni sua forma ha un impatto positivo sul loro sviluppo cognitivo ed emozionale: la povertà educativa non è inevitabile. Spezzare le catene della disuguaglianza è possibile potenziando l’offerta di servizi educativi di qualità sia nella scuola, che attraverso la comunità educante.
In quest’ottica i progetti come quello de Le Case Speciali dei Ragazzi e delle Ragazze, che ha visto la conclusione delle attività estive lo scorso 22 settembre, già orientati verso i soggetti in stato o a rischio di povertà educativa, contribuiscono concretamente a riannodare le relazioni tra gli adolescenti partecipanti e la comunità fatta di genitori, scuola e luoghi speciali. Per Koreja che pratica arte sociale e si sforza di orientare le sue pratiche educative verso i minori, in questo particolare momento il progetto si conferma una sfida e un’opportunità reale di dimostrare come pratiche e metodologie non convenzionali possano essere un fondamentale supporto per il mondo della scuola e, di riflesso, per la famiglia.
IL CAMPUS ESTIVO
Il 22 settembre alle ore 19.30 si è svolto presso i Cantieri Teatrali Koreja DI-STANZE il saggio conclusivo delle attività estive previste dal progetto LE CASE SPECIALI DEI RAGAZZI E DELLE RAGAZZE a cura di Giorgia Cocozza e Anđelka Vulić con la direzione musicale di Giovanni Chirico. Coordinamento organizzativo Antonio Giannuzzi.
Dopo la riapertura delle attività tra Giugno e Luglio il progetto è proseguito nel mese di Settembre con una nuova sessione di attività laboratoriali tra lettura, scrittura, improvvisazioni teatrali e musicali.
La pandemia da Covid-19 ha introdotto prepotentemente la parola distanza nella nostra quotidianità. Qual è il significato di questa parola? Cosa pensa di tutto questo un ragazzo/a di 12 anni?
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