Ormai solo l’educazione ci può salvare

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Pensando a cosa scrivere per il blog di Bell’Impresa! abbiamo rispolverato un articolo apparso su VITA nel 2018 scritto da Pasquale Pugliese, impegnato da molti anni nel Movimento Nonviolento e nella redazione della rivista Azione nonviolenta. Un articolo tanto attuale quanto disarmante nella sua semplicità…

Pugliese analizza la situazione di violenza che la nostra società sta vivendo, ormai da troppo tempo, da quella palese agìta direttamente: la guerra, il terrorismo, l’omicidio; quello della violenza delle strutture economiche e sociali che la favoriscono, come la produzione di armi, gli eserciti, i modelli di sviluppo che devastano l’ambiente e rendono precarie le persone, le mafie… a quella culturale che sta alla base di tutto ciò e giustifica e legittima le altre forme di violenza come sono le narrazioni che apprendiamo fin da piccoli secondo le quali i conflitti si risolvono con la violenza ed il fine giustifica i mezzi.

Ma afferma che è la violenza culturale quella più difficile da sradicare perché rappresenta un “implicito culturale”: ciò che si dà per scontato.

E succede già dallo studio della storia che i nostri ragazzi e ragazze conoscono quasi esclusivamente come un susseguirsi di vicende di violenza perché poco si racconta di quei conflitti risolti senza violenza.

E quando nel nostro lavoro educativo parliamo di questo tipo di conflitti i ragazzi e le ragazze ci chiedono perché queste cose non vengono insegnate a scuola?

Eccoci al punto: ormai davvero solo l’educazione ci può salvare. Si tratta di ribadire: se vuoi la pace prepara la pace. Che cosa vuol dire preparare la pace su un piano educativo? Significa decostruire e delegittimare la violenza culturale e promuovere una narrazione di senso ed una pratica di relazioni radicalmente alternative: quelle della nonviolenza. Che non è solo l’assenza di violenza ma la costruzione di una prospettiva diversa di approccio alla realtà ed alle relazioni.

E sono chiare anche alcune indicazioni necessarie per un’educazione fondata sulla nonviolenza e che ritroviamo nell’impegno educativo e formativo di Bell’Impresa! : educare alla complessità, al pensiero critico, alla responsabilità….

Educare al rispetto per l’altro, della sua vita e della sua dignità, indipendentemente dalla provenienza, dalla religione. Educare alla trasformazione nonviolenta dei conflitti, anche interpersonali, perché da potenziali distruttori delle relazioni essi siano occasione di relazioni più intense e profonde; educare al coraggio, all’impegno, alla fiducia negli altri, alla tenacia, alla resilienza, all’empatia, alla creatività, alla mitezza: in una parola alla capacità di sconfiggere la paura.

Si tratta di competenze trasversali, che hanno a che fare tanto con gli apprendimenti formali quanto con quelli non formali e informali. Elementi di nonviolenza e di pace che, per essere appresi davvero, non devono solo essere raccontati, ma praticati nella quotidianità della scuola e nella qualità delle relazioni al suo interno, oltre che ricercati nei contenuti delle diverse discipline curricolari. Insomma, la scuola e tutti i contesti formativi – cioè le persone che le abitano – non devono solo educare a questi contenuti, ma devono educarsi ad essi e, da questi, lasciarsi trasformare.

 

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