Cosa mi resta del progetto Behind

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Ho ancora molto vivido il ricordo della telefonata di Elisa, mentre stavo passeggiando con la carrozzina in piazza a Codogno. “Abbiamo appena chiuso il progetto di Con i Bambini, quando torni te ne parlo” e via a chiacchierare del più e del meno.

Cinque mesi dopo il rientro dalla maternità, un plico di fogli sul tavolo e già un incontro fissato con i referenti di 23 enti partner. Almeno metà sconosciuti. Ho messo i tacchi, una camicia elegante e poi iniziato a preparare le slide.

Ecco, questo per dirti che di anni ne sono quasi passati quattro, una pandemia nel mezzo, un altro figlio.

Behind mi ha accompagnato in un percorso di crescita professionale e personale, di esplorazione del territorio, di scoperta di nuove possibilità e occasioni, per i ragazzi, per gli educatori, per la cooperativa stessa, per me. È entrato talmente sotto pelle che abbiamo appiccicato il logo ovunque, non solo per fare un favore all’impresa sociale Con i Bambini in termini di visibilità, ma perché quei colori, quel triangolino arancione del “play” e quello sfondo nero ora ci rappresentano davvero. Rappresentano la fatica dello star davvero dietro una lavagna, dello star dietro ai tempi dei ragazzi, della burocrazia delle scuole, e del valorizzare quel che di buono troviamo nel nostro continuo rovistare tra le pieghe di tutto quello che non è sempre visibile.

Ho capito come funziona il coordinamento di un progetto così impegnativo? Non così chiaramente, spesso sono corsa veloce, spesso mi sono fermata, mi sono rimaste più domande che risposte. Nei momenti più complessi mi sono anche chiesta quale fosse il valore aggiuntivo portato dalla rete.

Da soli si va più veloci, ma insieme si va più lontano, come dice la canzone che cantano spesso i bambini al parco.

Cosa mi resta? La consapevolezza che per lavorare bene non servano i tacchi, ma un caffè bevuto con una persona e un pensiero condiviso senza paura possono muovere molto di più, che i colleghi sono fondamentali, che con le scuole è difficilissimo, ma lavorare con i professori lo è un po’ meno, che bisogna imparare a rimettere davvero le mani in pasta anche con i ragazzi, anche se sei un responsabile di progetto, altrimenti compili solo moduli. E non aver paura di muoversi un po’ nell’ombra, come ci insegna un bidello di una scuola della città.

Cristiana

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