Altrove – non è la mia pena: dal carcere di S.M. Capua Vetere una risposta concreta per il diritto all’infanzia
di officineperiferiche
Il progetto Altrove – Non è la mia pena nasce da una esigenza fondamentale: non far ricadere sui più piccoli le pene che i loro genitori stanno scontando in carcere. Per un bambino vivere il distacco dai propri genitori è un trauma indelebile, incontrarli solo periodicamente in spazi inadeguati peggiora la situazione e impedisce anche agli adulti di vivere la loro genitorialità. La situazione delle carceri italiane è critica con un numero di suicidi senza precedenti. Tutto questo non può ricadere sui più piccoli. Altrove cerca di dare risposte efficaci a queste criticità per garantire ai figli dei detenuti la possibilità di vivere una infanzia felice.
L’obiettivo del progetto è anche quello di mettere insieme esperti del settore quali psicologi, educatori, operatori, volontari e tutti quanti vivono il carcere a vario livello per ragionare su pratiche efficaci per migliorare la condizione di vita dentro e fuori, ponendo particolare attenzione ai bisogni dei bambini e delle bambine. L’intento è quello di chiamare all’azione anche enti pubblici e privati coinvolti nell’ambito della genitorialità detenuta e della tutela dei diritti dei minori figli di detenuti. Il progetto avrà la durata di 38 mesi ed è articolato in diversi step e proposte per l’utenza.
Il centro ALTROVE nel carcere di Santa Maria Capua Vetere
L’iniziativa parte dalla Campania, in particolare dalla Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere “F. Uccella”, un carcere tristemente noto alle cronache, dove nascerà il “Centro ALTROVE”. Il primo step del progetto Altrove riguarda proprio la Riqualifica del percorso esterno e di uno spazio interno al carcere di S. Maria Capua Vetere. Grazie alla collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Napoli, due esperti un gruppo di allievi, si occuperanno della rigenerazione di uno dei tanti non-luoghi della Casa Circondariale di S. Maria Capua Vetere, una sala colloqui posizionata all’interno della zona intramuraria, e del percorso che permette di accedervi, consentendo così ai familiari dei detenuti di vivere il carcere in spazi riqualificati a misura di bambini e ragazzi.
La sala sarà rigenerata in modo da accogliere il Centro ALTROVE, una sala colloquio “montessoriana”, con pareti, soffitto e tavoli decorati con giochi interattivi, didattici ed educativi, tavole sensoriali, numeri, lettere, planetari, carte delle stelle e delle costellazioni, metri da parete con l’indicazione dell’altezza, scaffali per i libri, proiettore e telo per la visione di film, dispositivi per l’ascolto della musica. La sala accoglierà le attività previste dal progetto, ma diverrà anche sala interattiva che potrà essere utilizzata da tutti i genitori detenuti nel carcere di S. Maria Capua Vetere.
Tavolo sull’Affettività ristretta
Nel Centro si apriranno i lavori del “Tavolo sull’Affettività ristretta”, che coinvolgerà inizialmente tutti i partner di progetto, per poi allargarsi sempre più sul territorio. Un referente di tutti gli enti coinvolti e dei familiari dei detenuti prenderanno parte ad incontri di concertazione sui fabbisogni educativi dei bambini e dei ragazzi coinvolti in tutte le attività progettuali, al fine di allargare le opportunità territoriali, ideare nuovi servizi e migliorare quelli già esistenti, favorire incontri tematici ed allargare il Tavolo ai soggetti che sono già impegnati nelle diverse realtà penitenziarie campane e nell’ambito della giustizia riparativa e di comunità (U.S.S.M., U.E.P.E., garanti territoriali dell’infanzia e dell’adolescenza, garanti dei detenuti, servizi sociali territoriali), ma che spesso non sono in rete tra loro (creando una parcellizzazione degli interventi posti in essere a sostegno delle persone in area penale e dei loro familiari). Un intervento unico e stabile, che nascerà dalla partnership di progetto per poi ampliarsi grazie agli strumenti operativi che si prevede di attivare nel corso delle attività.
Gruppi di sostegno alla genitorialità per detenuti e detenute
Due psicologi accompagneranno i genitori nel confronto sui temi che riguardano la propria genitorialità reclusa e i bisogni dei propri figli. I gruppi di parola accresceranno la consapevolezza di sé tramite la riflessione sui propri vissuti e l’analisi delle dinamiche familiari. I detenuti daranno voce alle loro narrazioni, condividendo gli ostacoli legati all’esperienza di genitori reclusi, creando uno spazio di accoglienza, formazione, crescita e arricchimento, in cui poter essere genitori prima che detenuti. La metodologia usata sarà quella del circle time, che con una comunicazione circolare e flessibile, garantirà l’espressione di sè e l’ascolto attivo dell’altro.
Gruppi di sostegno alla genitorialità per genitori liberi
Parallelamente due psicologi guideranno i partner dei detenuti accolti nel primo gruppo in incontri in circle time in cui si lavorerà su: supporto emotivo e condivisione delle esperienze; informazione su temi legati alla genitorialità; abilitàpratiche e strategie di coping nelle sfide genitoriali quotidiane; costruzione di relazioni e rete di supporto; auto- empowerment. In entrambe le tipologie di gruppo gli esperti favoriranno la “progressione” dei genitori detenuti e di quelli liberi: trasmettendo regole e tecniche psicoeducative, si consentirà l’avvio di gruppi di auto-mutuo-aiuto, che potranno essere portati avanti anche al termine del progetto dagli stessi detenuti.
Percorsi di psicoterapia familiare
Nel Centro si darà vita a percorsi di psicoterapia familiare con cui si prenderanno in carico le persone detenute, i partner liberi e i figli minori coinvolti in tutte le altre attività di progetto. Gli psicoterapeuti lavoreranno con l’intero sistema familiare sull’esperienza traumatica del carcere, il senso di abbandono, sconfitta e assenza, la lacerazione dei rapporti, la vergogna, l’incapacità di dire la verità sulla detenzione ai figli, lavorando sull’attivazione delle risorse.
Attività quotidiane per il nucleo familiare
Tra le attività proposte alle famiglie dal progetto Altrove ci sono le attività quotidiane che saranno svolte nel centro all’interno del carcere. Madri e padri detenuti, il caregiver libero e i loro figli minori potranno prendere parte ad una serie di attività che ricreeranno un momento di quotidianità per il nucleo familiare. Gli incontri con visione di film per bambini e ragazzi vogliono creare un momento di condivisione semplice, che può però portare genitori e figli a riconnettersi ed avvicinarsi in modo spontaneo. Un’azione come quella di guardare un film, che all’esterno del carcere può essere fatta autonomamente, a casa o al cinema, all’interno dei penitenziari è negata sia al genitore detenuto che a suo figlio.
Il laboratorio di ascolto e lettura di fiabe e favole nasce dall’idea che la lettura possa essere un momento di condivisione di emozioni, pensieri e fantasie tra chi legge e chi ascolta, in grado di ricreare un momento di intimità familiare e favorire la condivisione di valori positivi. L’attività consisterà nella lettura di gruppo a voce alta e a momenti più intimi di lettura tra genitori e figli. Il progetto prevede poi la realizzazione di un laboratorio per la preparazione di biscotti, attività concepita per ricreare il più possibile una situazione di normalità all’interno del carcere. Infine il laboratorio di ballo, musica e movimento.
Supporto allo studio per i figli minori dei detenuti (con i genitori reclusi)
Il Centro ALTROVE ospiterà i figli minori dei detenuti e delle detenute e i loro genitori reclusi anche per attività di supporto extrascolastico. Con questa attività si mirerà a sostenere i minori che presentano fatiche e difficoltà scolastiche, con l’aiuto degli stessi genitori detenuti, favorendo anche in questo modo la tutela del loro legame. Due operatori con esperienza pluriennale in sostegno extrascolastico e doposcuola specializzato con alunni che presentano DSA e BES si occuperanno di accompagnare i figli minori dei detenuti e i detenuti stessi in una serie di compiti: affiancamento nello studio e nell’apprendimento; valorizzazione delle capacità personali; sviluppo dell’autonomia; ricerca di strategie per la risoluzione delle difficoltà nello studio.
Capacity building – Buone pratiche per la genitorialità
Il progetto prevede il coinvolgimento di alcuni poliziotti penitenziari che lavorano all’interno della C.C. di S. Maria Capua Vetere e che interagiscono a vario titolo con i genitori reclusi, i partner e/o i loro figli minori. Gli agenti prenderanno parte ad un corso di capacity building che riuscirà a: favorire una riflessione sul proprio ruolo e sull’impatto che il proprio lavoro ha sulla vita dei genitori detenuti e del loro nucleo familiare; fornire informazioni e competenze sulla genitorialità ristretta e la tutela dei diritti dei minori, attraverso un lavoro sul tema dell’accoglienza dei bambini e sull’importanza di tutelare la genitorialità in carcere; fornire competenze specifiche (educative, psicologiche, giuridiche e sociali) che riguardano i diritti del minore e il valore della genitorialità; lavorare sulle pratiche esistenti per un contatto adeguato con il minore; offrire strumenti per intervenire nelle situazioni di conflitto, durante le perquisizioni personali e nella gestione di momenti di tensione familiare che possono generarsi in carcere, concentrandosi anche sui rischi a cui i minori possono incorrere a causa della reclusione di un caregiver.
Sportello di ascolto e sostegno alla genitorialità per persone in esecuzione penale esterna, ex detenuti e loro familiari
Il progetto “ALTROVE – Non è la mia pena” prevede anche un’attività all’esterno della Casa Circondariale “F. Uccella” di Santa Maria Capua Vetere, con l’intento di dare vita ad un sistema integrato che continui la presa in carico anche all’uscita dal circuito penitenziario e che possa raggiungere anche persone in misure alternative alla detenzione e in messa alla prova: nella sede della capofila Officine Periferiche si aprirà uno Sportello (sia in presenza che a distanza) di ascolto e sostegno alla genitorialità per persone in esecuzione penale esterna, ex detenuti e loro familiari.
Partner del progetto: Associazione di volontariato “Officine Periferiche”(capofila), Aragorn, NapolinMente A.P.S., Casa Circondariale S. Maria Capua Vetere, Atena Società Cooperativa Sociale, La Livella APS; Centro Turistico Giovanile TURMED, CARAXE APS, Associazione Sbarre di Zucchero APS
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