“Just a bed dream”, al Ballarò Buskers un monologo per dire basta agli affitti negati ai migranti

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Sabato 21 ottobre alle 18 a piazza Mediterraneo, nella seconda giornata del Ballarò
Buskers, festival internazionale dedicato alle arti di strada, Lamin Drammeh, attore e musicista
gambiano, porta in scena “Just a bed dream”, un monologo autobiografico in cui, da giovane
immigrato, racconta le sue difficoltà nel trovare una casa in affitto, una preoccupazione che
attanaglia i suoi sogni.

Uno spettacolo che ha l’obiettivo di mettere in luce il tema degli affitti negati ai migranti e che è
nato all’interno di ALI – Abitare Lavorare Incontrarsi, un progetto che si prende cura dei percorsi
dei minori stranieri arrivati da soli sulle nostre coste, sostenuto da Con i Bambini nell’ambito del
fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile e portato avanti da un partenariato di 14
associazioni delle regioni Sicilia e Piemonte, coordinato da Libera Palermo contro le mafie.
La casa è un diritto, eppure, come si sta osservando in tutta Italia, sempre più persone faticano a
trovare un appartamento in affitto. È un problema di una portata enorme e riguarda soprattutto le
fasce più deboli della popolazione, i meno garantiti. Gli studenti, i giovani lavoratori con contratti
precari, i migranti. La gentrificazione e la turistificazione che stanno caratterizzando sempre di più
i centri storici delle città, e quello di Palermo, hanno come conseguenza una riduzione degli
appartamenti e delle stanze in affitto, con un impatto sulla vita di moltissime persone. Nel caso
delle ragazze e dei ragazzi con background migratorio, la difficoltà di trovare una soluzione
abitativa è esacerbata dalla diffidenza e dai pregiudizi di proprietari di immobili che sempre più in
maniera chiara e diretta affermano di non voler affittare agli stranieri, soprattutto alle persone
nere, con motivazioni che fanno spesso riferimento all’inaffidabilità e che sono prive di ogni
fondamento, dal momento che i migranti hanno più interesse degli italiani a garantirsi un
contratto di affitto che per loro è indispensabile per avere la residenza, e di conseguenza la carta
di identità, il permesso di soggiorno, un contratto di lavoro regolare, assistenza medica e accesso
ai servizi.

Sul tema dell’abitare si è determinata una vera e propria emergenza che è diventata cruciale
anche all’interno del progetto ALI – Abitare Lavorare Incontrarsi e che ha reso necessario un
intervento di sensibilizzazione rivolto all’opinione pubblica. Il progetto, dalla primavera del 2022, a
Palermo e Favara, Torino e Ivrea, sta guidando i processi di autonomia di minori migranti non
accompagnati valorizzando le loro risorse e competenze, e sostenendoli nella realizzazione dei loro
desideri e aspettative, attraverso dei percorsi di inserimento lavorativo, la ricerca di soluzioni
abitative adeguate e l’integrazione nelle reti sociali delle comunità locali, grazie al lavoro di Libera
Palermo, Per Esempio, Moltivolti, Farm Cultural Park, Cesie, Melting Pro, Consorzio Sociale Abele
Lavoro, Cooperativa Sociale Nanà, Cooperativa Mary Poppins, Agenzia Piemonte Lavoro, Global
Thinking Foundation, Stra Vox, Blu Bit S.S.A., Centro Studi di Politica Internazionale CeSPI.

«Da circa un anno – spiega Roberta Lo Bianco, una delle coordinatrici del progetto – grazie
all’ausilio di life coach con un’esperienza migratoria formati su tutti gli ambiti di azione, stiamo
sostenendo in tutti i territori la formazione delle ragazze e dei ragazzi coinvolti, li stiamo
supportando nella ricerca di un lavoro, di una casa, nella costruzione di una rete sociale. È un
percorso complesso e straordinario durante il quale li stiamo vedendo stringere legami, costruire
relazioni, mettere in campo idee, imparare tantissimo. Al tempo stesso stiamo vedendo emergere
dei nodi cruciali che ostacolano questi processi di autonomia. Uno su tutti: la difficoltà di trovare
un alloggio. Un problema che accomuna tutte le persone migranti, da nord a sud del nostro Paese,
anche in presenza di solidi contratti di lavoro, di buste paga. A Palermo abbiamo
temporaneamente sopperito con degli appartamenti di transizione in cui i ragazzi usciti
dall’accoglienza si sono trasferiti dimostrando già di essere dei perfetti padroni di casa. Ma non è
la soluzione».

Lo spettacolo “Just a bed dream” si inserisce in una serie di iniziative, tra cui il cortometraggio “A
casa loro”, che diverse associazioni (tra cui Refugees Welcome Italia, Moltivolti, Casa Àncora,
Prima gli ultimi. Nessuno è straniero, Associazione Jekafò, Polo Sociale Integrato Palermo,Caritas
Diocesana di Palermo, Gambian Association IN, SET Palermo – Assemblea permanente sulla
turistificazione) riunite nella rete “Apriamo le porte. L’affitto è un diritto” stanno portando avanti a
Palermo per promuovere un cambio di mentalità.

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