Creatività, materia e tecnica del maestro d’arte del terzo millennio
di cometa
IL VALORE DEL MESTIERE
Pubblichiamo con piacere le lungimiranti riflessioni di Giampiero Maracchi, grande figura di studioso ed esperto di alto artigianato, per molti anni alla guida di OMA, l’Osservatorio dei Mestieri d’Arte di Firenze. Recentemente purtroppo scomparso, i suoi scritti restano veri punti di riferimento per tutti quanti si occupano di artigianato e formazione delle nupve generazioni, suo tema imprescindibile.
Si ringrazia la rivista “Mestieri d’Arte e Design” e il suo Editore per la concessione della pubblicazione.
Tra le numerose domande che sempre più spesso ci poniamo per capire quale potrà essere il futuro delle nuove generazioni, ve ne sono alcune connesse con la creatività dell’uomo, qualità irrinunciabile della natura umana che è stata alla base del suo cammino millenario. Parallelamente allo sviluppo della produzione industriale di massa, la creatività dell’uomo si è rivolta prevalentemente all’innovazione tecnologica legata alla ricerca scientifica.
Numerosi modelli di comportamento si sono adeguati a questi percorsi: ne è d’ esempio il comparto moda che ai valori estetici, di status sociale, di appartenenza a categorie professionali, etniche o di altro genere, ha sostituito la funzionalità ed il costo contenuto.
La conseguenza di questo processo culturale che si è sviluppato a partire dall’800 ma con la sua piena realizzazione nei paesi dell’occidente industrializzato con il secolo scorso, è una sorta di appiattimento generalizzato che, in biologia chiameremmo “perdita della biodiversità”. E se negli ultimi anni si insiste tanto sul fatto che la perdita di biodiversità genera l’impoverimento dell’universo in cui viviamo, così la perdita della diversità culturale si traduce in una grave piattezza diffusa.
Riassumendo i punti di debolezza dell’assetto produttivo dell’ultimo secolo possono essere individuati nei seguenti aspetti: la perdita dell’unicità del prodotto, la mancanza di una caratterizzazione che si leghi alla storia locale, la scarsa attenzione ai materiali, alla loro qualità, alle tecniche di produzione che sono in genere improntate alla riduzione dei costi piuttosto che al miglioramento della qualità, l’impossibilità del cliente di intervenire per concordare con il produttore caratteri estetici, formali e funzionali. In sostanza paradossalmente in un mondo il cui motto politico si ispira ai principi della libertà, il modo di produrre e di consumare è di tipo coercitivo, il consumatore non è più libero se non di scegliere fra prodotti imposti dalla pubblicità, dai media, dagli indirizzi commerciali e dagli interessi dei produttori. In questo quadro negli ultimi anni si è creata l’esigenza di un dibattito sull’importanza del mestiere d’arte, che si sta facendo sempre più urgente e condivisa. Esaurito l’ artigianato d’uso e sostituito ormai dalla produzione industriale di massa, quei valori che abbiamo citato e che non trovano risposta nell’attuale assetto produttivo, possono essere solo rappresentati da una nuova forma di artigianato, quello artistico, in cui il prodotto è personalizzato, porta in se il riferimento alla storia del luogo di produzione e le cui tecniche adottate ed i materiali usati sono garanzia di qualità e durata. Se è vero che l’artigianato artistico costituisce una nuova frontiera della cultura del XXI secolo, come dimostra anche Richard Sennett nel suo The Craftsman, allora conviene parlare della formazione dei giovani, degli assetti produttivi, delle possibili tecniche innovative, dell’appetibilità economica di tale professione.
L’artigianato ha rappresentato un settore che dal punto di vista economico, occupazionale e sociale, ha costituito la base dello sviluppo del nostro paese. Quali condizioni possiamo auspicare oggi perché un giovane decida di intraprendere il mestiere d’arte? Cosa comporta essere artigiano d’arte nel 2010? La passione e il desiderio di conoscenza nei confronti della materia creano il giusto equilibrio tra il desiderio di imparare e quello di trasmettere una certa unicità dell’opera realizzata. La valorizzazione della tradizione, lo studio, la ricerca e il gusto per il bello nell’ottica della sensibilizzazione delle varie identità culturali deve dar vita ad un oggetto che racchiuda in se la storia e la tecnica del passato, magari reinventandola e attualizzandola.
Se la riflessione che abbiamo avviato è vera ci auguriamo anche, dalle pagine di questa rivista, di costruire un utile confronto e dialogo con chi ha responsabilità di governo e di indirizzo, fra le varie istituzioni che operano nel settore. Oggi l’associazione Osservatorio dei Mestieri d’Arte della Toscana (OmA) attenta sostenitrice del mondo dell’artigianato accoglie in questa sede l’invito della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte ad una proficua collaborazione finalizzata a creare un nuovo spazio vitale e creativo per il mestiere d’arte.
Il rapporto professionale e umano tra allievo e maestro è alla base della formazione nell’artigianato. Foto: Peter Elovich, per il progetto “Una Scuola, un Lavoro. Percorsi di eccellenza”.
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