Il film breve del progetto V.E.R.S.O.A. è in fase di scrittura!

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Il cinema è formazione, crescita personale, sogno e realtà.
Fare cinema significa invece impegno, dedizione e attenzione.

Per il Progetto V.E.R.S.O.A.un progetto selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile – il partner Draka Production si sta occupando della produzione di  un film breve che affronterà le tematiche della dispersione scolastica e della povertà educativa.

In questo momento lo staff di professionisti del partner Draka Production, è a lavoro sulla prima bozza dello script che sarà ultimata nei prossimi giorni!

Ma come nasce l’idea di un film?
Ce lo racconta lo sceneggiatore Luigi Dimitri nelle sue note di sceneggiatura.

Spesso, quando si parla di sceneggiatura o più in generale di narrativa, si trascura, si tralascia, si sottovaluta quella che è una delle fasi più importanti e decisive per il risultato finale, ovvero la fase di ricerca.
Chiunque scriva, per la scena o per l’editoria, sa che è un momento imprescindibile, e critico sotto molti aspetti.

In questo caso, il caso del progetto V.E.R.S.O.A., la difficoltà principale è stata quella di dover affrontare due argomenti difficili, e delicati, come la dispersione scolastica e la povertà educativa.
La grande quantità di stimoli e di informazioni su questi argomenti spingevano tutti in una direzione che facilmente poteva diventare quella della rappresentazione quasi documentaristica delle realtà difficili da cui scaturiscono i due problemi.
Un’altra grande difficoltà da affrontare, sempre nella fase di ricerca, è stata quella di dover rendere conto di due territori – Bari e Palermo – molto vasti, e pertanto due territori non facili da raccontare soprattutto nel formato del cortometraggio.

Questi i problemi. Che abbiamo deciso di affrontare, in maniera leggermente controintuitiva, con il sorriso.
Sì, proprio così.

Invece di segnalare il disagio, di sottolinearlo, di creare insomma un’atmosfera punitiva o di denuncia, ho preferito, abbiamo preferito, un’altra strada. Quella della positività. E di quella che nel gergo della sceneggiatura viene definita la funzione “ottativa” del racconto, ovvero la capacità del racconto di creare comunque un’atmosfera desiderabile, una storia che lo spettatore vorrebbe vivere da protagonista.

E così, nelle storie che andremo a raccontare, pur mettendo bene a fuoco gli argomenti della dispersione e della povertà educativa, non si abbonda mai un registro lieto, carico di speranza.

Questa è la strada scavata fra le difficoltà della ricerca, nella jungla espressiva, con l’obiettivo di creare un vero coinvolgimento, un avvicinamento che possa creare un ponte emotivo fra il racconto e lo spettatore.”

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