“C’é bisogno di scuola”: La proposta di Sant’Egidio per combattere la dispersione scolastica

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Conferenza stampa "C'è bisogno di Scuola"

“C’è bisogno di scuola”: La proposta di Sant’Egidio per combattere la dispersione scolastica

Dare voce a tutti i bambini, soprattutto a quelli più deboli e fragili. Questo l’obiettivo dell’inchiesta sulla dispersione scolastica realizzata dalla Comunità di Sant’Egidio. I dati raccolti sono stati presentati ieri da Marco Impagliazzo, presidente della Comunità, durante la conferenza stampa “C’è bisogno di scuola”. L’inchiesta è inserita nel quadro del progetto Valori in Circolo, selezionato dalla fondazione Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. 

La scuola italiana e l’emergenza Covid.

In Italia, già prima del Covid, l’abbandono scolastico riguardava il 13,5 % dei minori, percentuale nettamente superiore alla media europea. Con lo scoppio della pandemia la situazione si è ulteriormente aggravata.

Dati recenti dimostrano come, dall’inizio della pandemia, la riduzione dell’orario scolastico e le ripetute chiusure per quarantena abbiano causato negli alunni deficit formativi non trascurabili nonchè un maggiore rischio di abbandono degli studi già durante la scuola dell’obbligo. Preoccupante è anche l’aumento degli episodi di violenza e di autolesionismo tra i giovanissimi, altro indice di quanto la mancanza di scuola incida già sulla vita dei ragazzi.

Nei giorni scorsi gli studenti liceali hanno manifestato con scioperi e sit-in il desiderio di ritornare in classe in sicurezza. Questa mobilitazione, attentamente seguita dai giornali e TV, ha riacceso il dibattito sui pro e contro della DAD nel contesto formativo delle scuole superiori. Poco si è parlato, invece, della situazione delle scuole elementari e medie inferiori. L’inchiesta realizzata dalla Comunità di Sant’Egidio ha voluto quindi allargare il discorso a tutti i minori per evitare che i bambini diventino, citando Maria Montessori, “cittadini dimenticati”

Conferenza Stampa “Cè bisogno di Scuola”

Le Scuole della Pace: osservatori della periferia

Per monitorare l’impatto della pandemia sull’aumento della povertà educativa nel paese, la Comunità è partita da una realtà che conosce bene: la periferia. In molte città italiane, infatti, Sant’Egidio è presente con le Scuole della Pace, luoghi di sostegno scolastico ed educativo attivatisi, già dalla prima dalla prima ondata di COVID-19, per sostenere bambini e ragazzi in questo periodo di incertezza scolastica.

“Il nostro punto di osservazione è la periferia – ha detto Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio – e questo non è da sottovalutare”. “Con la pandemia – ha proseguito Impagliazzo – abbiamo capito che ci si salva solo insieme e che salvare il centro senza la periferia non ha senso”. Da qui la scelta di intervistare 2.800 tra bambini e ragazzi che frequentano 80 Scuole della pace in 12 regioni italiane.

Scuola della pace
Scuola della Pace – Roma

I dati

Dall’inchesta è emerso che 1 minore su 4 è considerato a rischio di dispersione per il numero eccessivo di assenze ingiustificate (più di 3 al mese) o perché non frequenta la scuola dall’inizio dell’anno scolastico. Ancora, in caso di interruzione della didattica – per quarantene regionali o del singolo istituto – 1 bambino su 2 avrebbe difficoltà a seguire la DAD, spesso per mancanza dei device necessari.

Anche per i ragazzi che riescono a frequentare regolarmente la scuola il tempo passato in aula si è ridotto drasticamente. Le ore effettive di lezione sono infatti diminuite dal momento che 1 scuola su 9 non ha ripreso il tempo pieno. L’inchiesta evidenzia anche un altro aspetto importante: la forte disparità tra Nord e Centro-Sud del paese. Il rischio di dispersione scolastica, infatti, aumenta da Roma in giù dove la percentuale sale al  35%.

Il presidente Impagliazzo ha affrontato anche un altro tema importante: l’istruzione parentale. La possibilità di educare i propri figli a casa è espressione della libertà di insegnamento sancita dalla Costituzione Italiana. Un’alternativa alla scolarizzazione tradizionale pensata per andare incontro a situazioni specifiche, ad esempio le esigenze di bambini affetti da gravi patologie. Negli ultimi mesi, però, le scuole propongono questa soluzione con troppa leggerezza a famiglie di bambini vulnerabili – figli di rifugiati appena arrivati in Italia, di immigrati o italiani con basso livello di scolarizzazione – che non hanno né i mezzi né le conoscenze per intraprendere questo percorso educativo. Il risultato è quindi l’esclusione  dalla scuola proprio dei minori che più ne hanno bisogno.

Il decalogo per combattere la dispersione scolastica

A questa panoramica ha fatto seguito un decalogo di proposte per i bambini e per la scuola da realizzare in sinergia con il Ministero dell’Istruzione e con la comunità educante. Ecco, dunque i dieci punti per una scuola realmente inclusiva:

  1. Recupero effettivo delle ore perse a causa dell’emergenza.
  2. Prolungamento dell’anno scolastico almeno fino alla fine di giugno.
  3. Inizio della scuola anticipato al primo settembre.
  4. Stabilizzazione dell’iscrizione online sul sito del MIUR alla scuola primaria e secondaria 1° grado oltre il 25 gennaio, evitando che le scuole rifiutino le iscrizioni degli alunni ritardatari.
  5. Organizzazione di recuperi estivi, da realizzarsi nelle modalità che i singoli istituti riterranno più opportune.
  6. Miglioramento delle azioni di recupero dei singoli studenti per contrastare l’abbandono scolastico.
  7. Introduzione della figura dello “School Facilitator” per  aiutare le famiglie ed evitare che i bambini si perdano.
  8. Aumento delle risorse per la scuola dell’infanzia, così da diminuire le disuguaglianze educative e formative.
  9. Obbligatorietà della scuola materna.
  10. Avviamento di una vasta campagna di educazione sanitaria nelle scuole.

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