Tempere, libri, legnetti e pasta di sale sono molto meglio dei telefonini
di Centro per la Salute del Bambino
«All’inizio forse abbiamo sbagliato, sì. Glieli abbiamo concessi troppo liberamente e, quando provavamo a toglierglieli, i bambini si opponevano con forza, diventando aggressivi. Li volevano a tutti i costi».
Non stiamo parlando di sostanze stupefacenti ma di un qualcosa che comunque crea una forte dipendenza, specie nei più piccoli: i dispositivi digitali. Per Salvatore e sua moglie Sara non è stato facile “disintossicare” i loro figli di 4 e 6 anni. «A differenza di altri oggetti abbiamo avuto difficoltà a tornare indietro».
La situazione è migliorata da quando hanno iniziato a frequentare altri bambini e a riprendere contatto con “giocattoli fisici”, semplici, che hanno ricominciato a stimolare la loro fantasia in modo libero, senza il percorso obbligato di un videogame o serie intere di cartoni animati guardate a ripetizione sullo schermo di uno smartphone.
Cioè da quando i piccoli hanno iniziato a frequentare Un Villaggio per Crescere di Policoro.
La scoperta. «La prima volta è stata la primavera dell’anno scorso», racconta Salvatore. «Abbiamo conosciuto il Villaggio tramite un’amica di mia moglie, perché lei si era trovata bene e ci ha consigliato di provarci». Salvatore ricorda bene la prima volta che hanno varcato la soglia dell’asilo nido Linus di via Colombo 6, che ospita il centro educativo gratuito riservato alle bambine e ai bambini da 0 a 6 anni e ai loro genitori. «Ci hanno messo subito a nostro agio. I bambini si sono trovati bene, ci hanno “lasciati” subito, segno che si sentivano protetti». Secondo i genitori ai loro figli piace andare al Villaggio perché «sono a loro agio, in un ambiente accogliente, colorato, dove ci sono giochi che gli interessano. E poi fanno sempre nuove esperienze, anche con cose semplici: con le mani o con due “legnetti”». E infatti da quel giorno Salvatore è marcato dai suoi figli: «Non dimenticarti del Villaggio!», gli gridano entusiasti.
Papà al Villaggio. Salvatore non si dimentica del Villaggio ma gli impegni di lavoro non sempre gli permettono di accompagnare i piccoli o di arrivare in tempo. «Il mio “problema” è l’orario di lavoro. Arrivo sempre alle 17.15, pelo pelo», commenta usano un’espressione lucana, «ma quando non riesco io magari li accompagna mia moglie e io poi arrivo. È uno dei pochi papà che accompagna i figli al Villaggio e lo fa sempre molto volentieri. Anche con il più piccolo dei suoi tre figli, di soli 5 mesi.
«Per lui c’è qualche giochino, c’è il tappetino ad esempio. Ci sono anche altri bimbi suoi coetanei, di sei e sette mesi. Quando sono così piccoli non riescono a giocare o a fare altre attività da soli, ci deve sempre essere qualcuno con loro. Sfogliamo un libro con le figure, utilizziamo i giocattolini. Ci sono, poi tutte le tavolette con le rime». Ma ciò che attrae di più il figlio di Salvatore è proprio il rapporto con il padre. Un rapporto che si instaura attraverso la voce. «Gli piace. Vuole sentirla, si incanta».
Ma al Villaggio ci sono anche le più grandi, di 4 e 6 anni. «La loro attività preferita è il disegno». Con pennarelli, a matita o a tempera poco importa. La più grande si diletta con «con principesse e castelli. L’altra è più orientata sulla famiglia: mamma e papà sono i suoi soggetti preferiti». Ma non solo disegni.
«Usano molto la manipolazione, facciamo la pasta di sale», racconta Salvatore. Ma l’attività che fa di più con le figlie è la lettura. «Leggiamo molto. Il libro dell’elefante, della volpe e del topolino».
Gli effetti di queste attività non hanno tardato a manifestarsi. «La più grande inizia a studiare da sola le sillabe, le vocali. La piccola fa finta di leggere. Prende un libro, un libro qualsiasi, anche un libretto di istruzioni e inizia a raccontare, usando la fantasia».
La loro fantasia, libera di vagare, di prendere strade e percorsi inaspettati che condurranno chissà dove, non quella in qualche modo indirizzata, costretta, con dei paletti, propria invece dei videogame.
«Sono troppo avanti rispetto a noi alla loro età. Quella di 4 anni sceglie un gioco e lo scarica. E così passava le ore». Prima, però. Perché da quando Salvatore e sua moglie si sono accorti che rimanevano troppo attaccate agli schermi hanno cambiato rotta. Non senza instaurare con loro dei conflitti. «All’inizio forse abbiamo sbagliato siamo stati troppo liberali. Ora invece glielo concediamo per una mezz’ora, la sera». Anche perché le figlie ora prediligono altri giochi. Proprio come quelli che utilizzano al Villaggio. «Prima non li calcolavano più di tanto, ora invece gli danno più importanza». Per spiegare il cambio di rotta, Salvatore fa un esempio. «Il fine settimana andiamo al paese di mia moglie. E loro si fanno la busta con i giochi. Giochi veri, non videogame».
Mario Gottardi
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