La Riflessione Formativa con l’equipe interprofessionale del progetto Tornasole

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L’azione di accompagnamento dell’associazione IF-ImparareFare nel progetto Tornasole opera su tre livelli di accompagnamento che seguono parallelamente le attività che gli operatori e gli psicologi svolgono quotidianamente a scuola e fuori dalla scuola con insegnanti, genitori, bambini e ragazzi nel quadrante di Roma est.

Primo livello

La riflessione formativa del grande gruppo è un setting dedicato al confronto mensile tra gli educatori e gli psicologi (una trentina in tutto) dei cinque partner coinvolti nel progetto, in una situazione non valutativa in cui avviene uno scambio tra le diverse metodologie utilizzate e gli interventi messi in campo. Questi momenti, con cadenza mensile, rappresentano l’occasione per riflettere sul proprio operato. In tal modo si facilita la condivisione del proprio modus operandi e promuove la co costruzione di una metodologia comune che si declina negli specifici territori e sui diversi bisogni espressi dai beneficiari.

Gli incontri di riflessione formativa svolti in questo anno e mezzo hanno permesso la creazione di una comunità di pratiche costituita dai cinque partner del progetto Tornasole in un territorio complesso e diversificato. E’ stato possibile confrontarsi sia sulle possibili strategie messe in campo per rispondere ai bisogni e sia sulle difficoltà incontrate con i bambini ed i ragazzi più fragili. Il target dei beneficiari va dai 3 anni ai 18 e ciò ha permesso di guardare in senso evolutivo a tutte le fasi di crescita e di analizzare i singoli momenti delle tappe evolutive sempre con uno sguardo volto al prima e al dopo.

È stato affrontato il tema relativo alla complessità e alla ricchezza del lavoro interprofessionale tra insegnanti ed educatori svolto in classe, concentrandosi sul ruolo che le figure professionali esterne possono avere all’interno della scuola. E’ stato anche dedicato un tempo alla riflessione sul lavoro che le associazioni svolgono nel territorio come attivatori di contesti educativi extra scolastici. Le associazioni, infatti, devono necessariamente connettere il lavoro svolto al pomeriggio con i bambini e ragazzi con quello svolto di mattina cercando di mantenere una continuità e sviluppando un’efficacia circolare tra il contesto scuola e fuori scuola.

Secondo Livello

Accompagnamento equipe interna singolo partner : in questo setting  mensile dedicato ad ogni singolo partner  con educatori e psicologi viene facilitata l’espressione emotiva e i vissuti degli operatori collegandoli: al  loro lavoro quotidiano, alle difficoltà , alle  frustrazioni che incontrano o agli interventi efficaci che sperimentano. Questo lavoro di ascolto, contenimento e restituzione rispetto al “come stanno e a cosa fanno” educatori e psicologi ha un forte valore rispetto alla manutenzione e al potenziamento delle figure coinvolte, sia dal punto di vista professionale che personale. Questo aspetto è da considerarsi fondamentale rispetto alla tenuta e al mantenimento della capacità di lettura e di intervento nelle situazioni critiche e con le quali molti operatori si confrontano. Quelli di educatore, psicologo, insegnante, sono infatti mestieri che fanno leva sulla messa in gioco del lato umano della persona, che quindi necessita di una cura attenta, di una sorta di ‘manutenzione’, di ‘ricarica’ ma soprattutto di acquisire consapevolezza dei propri bisogni (oltre che di quelli altrui ai quali è sempre orientata).

Nelle singole equipe si è cercato di differenziare il lavoro degli educatori e degli psicologi per poi trovarne i punti di contatto.

I primi infatti lavorano principalmente come risorsa professionale in classe o in momenti out door, intervenendo con gli insegnanti e proponendo attività di carattere laboratoriale che possano essere utili sia dal punto di vista della relazione che degli apprendimenti.

Gli psicologi possono svolgere sia interventi in classe di carattere relazionale, legato alle dinamiche di classe e all’emergere delle emozioni sia attraverso un’attività specifica “di sportello” per genitori, insegnanti e alunni ( dalle secondaria di primo grado in su) dove la loro consulenza su singole situazioni può essere di aiuto nel costruire una visione delle situazioni più ampia.

In questo secondo spazio è bene sottolineare come la funzione dello psicologo nella scuola non può essere vista come figura autonoma e alla quale delegare la soluzione dei problemi, bensì può essere utile solo in collaborazione e sinergia con gli insegnanti e gli educatori.

Entrambi i professionisti educatori e psicologi insieme agli insegnanti in alcune delle scuole dove si interviene stanno diventando un’equipe interprofessionale che con diversi sguardi e competenze affronta i problemi e costruisce strategie complesse e efficaci.

 

Terzo livello

Accompagnamento partner con il territorio: questo livello prevede che ogni partner circa tre volte l’anno  (all’inizio, a metà e alla fine)  possa confrontarsi con gli attori del territorio con i  quali vengono messi in campo gli interventi.

Gli insegnanti e gli operatori dei Servizi Territoriali rappresentano gli interlocutori privilegiati con i quali è necessario co- progettare gli interventi e monitorarli in corso d’opera attraverso un confronto continuo che richiede dei momenti di pausa dall’intervento e la possibilità di riflettere insieme su ciò che si fa cercando di stabilire quali sono le azioni più efficaci , cosa contribuisce a renderle tali e quali i nodi da superare.

Talvolta è anche necessario analizzare singole situazioni particolarmente problematiche che richiedono un’attivazione a 360° delle istituzioni che hanno bisogno di coordinarsi per andare ognuno con il proprio ruolo nella stessa direzione.

Sono stati condotti con tutti i partner e le relative scuole dell’infanzia , primaria secondarie di primo e secondo grado  e un CPIA degli incontri all’inizio del progetto per presentarlo, condividerlo e porre le basi di un lavoro comune , a metà strada per affrontare criticità e individuare strade possibili e in chiusura di anno scolastico per tirare le fila e far emergere i primi risultati, gettando le basi per poter ragionare su eventuali modifiche da apportare l’anno successivo.

Sappiamo quanto sia difficile per la scuola trovare il tempo da dedicare a momenti di riflessione e assorbire risorse esterne che, se pur in grado di contribuire al miglioramento del benessere di alunni e insegnanti, necessitano di un tempo sia di carattere organizzativo che legato allo scambio metodologico, senza il quale non è possibile lavorare insieme.

Dopo un anno e mezzo di lavoro è possibile dire che emerge un buon livello di collaborazione tra le diverse figure professionali, non semplice e non scontato. E’ stato quindi necessario un intenso lavoro che è proceduto con gradualità e attenzione ai bisogni di tutto il sistema scolastico, per vedere i primi piccoli grandi segnali di cambiamento. La grande sfida è proprio quella di saper trovare strade comuni tra le diverse professionalità per raggiungere un obiettivo condiviso: far stare meglio i nostri bambini e ragazzi e sviluppare in loro maggiore voglia di apprendere. Gli insegnanti con i quali si è lavorato in questa prima fase di progetto ora riconoscono il ruolo e l’apporto che altre professionalità possono dare ma ancora di più hanno cominciato a modificare il loro modo di guardare al ragazzo e alla classe. Hanno, infatti, provato in questi mesi di lavoro di co programmazione con gli educatori, a proporre attività didattiche maggiormente laboratoriali come occasione per riattivare negli alunni quella motivazione ad apprendere senza la quale il senso dell’andare a scuola si può perdere.

C’ è ancora moltissimo lavoro da fare e sappiamo bene come le risposte varino da territorio a territorio, da scuola a scuola e da soggetto a soggetto, influenzando quelle numerose variabili che concorrono a realizzare o meno pratiche efficaci in contesti caratterizzati da forte povertà educativa.

La possibilità che ci fornisce questo  progetto è quella di: a) avere un tempo lungo davanti (altri due anni e mezzo); b) essere radicati nel territorio come associazione; c) non aver voluto portare risposte pronte, ma aver analizzato di volta in volta i bisogni e aver provato a costruire insieme strade possibili;  e) poter dedicare un tempo di riflessione e cura verso chi tutti i giorni opera con entusiasmo, ma anche con fatica. Questi rappresentano alcuni elementi imprescindibili per montare un cantiere educativo e mantenerlo vivo e utile.

 

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