Dare spazio ai sogni e fiducia alle proprie intuizioni

di

Thub06 è un progetto che si rivolge alle famiglie nella loro interezza, dai piccoli ai grandi, ponendo l’accento sulla cura delle relazioni tra bambini e genitori. Attraverso azioni diverse si è lavorato in questi anni sostenendo i nuclei familiari nelle loro fragilità e nelle potenzialità inespresse, accogliendoli e accompagnandoli in un percorso che ha visto tante storie diverse nascere e crescere. Il lavoro con gli adulti ha permesso di dare loro nuovamente spazio come uomini e donne, padri e madri, permettendo di prendere fiato quando era necessario, di sentirsi liberi di chiedere aiuto senza sentirsi giudicati, e di ritagliarsi del tempo per porsi domande sul presente e futuro lavorativo come genitori.

La storia che intendiamo condividere oggi è quella di una donna e madre che fin dai primi mesi è stata presente con i suoi bimbi allo spazio gioco “Nessun Pesciolino fuor d’acqua” presso la Casa del Quartiere dei Bagni Pubblici di via Agliè.

Beatrice Gemma ha 39 anni, è cresciuta tra le colline intorno a Firenze ma vive da 14 anni a Torino.  Come spesso accade in uno spazio gioco lei è prima di tutto “la mamma di Letizia e Matteo” rispettivamente 5 e 3 anni che frequentano il Polo educativo del Dialogo a Borgo Dora.
Da più di un decennio lavora nel terzo settore, passando da un progetto all’altro, dalle ONG alle Fondazioni, conservando, come cita lei stessa in questa intervista:

“un grande amore per l’infanzia e le donne”.

Questa passione per il mondo dell’infanzia ha portato Beatrice a interrogarsi in più di un’occasione su come potesse percorrere questa strada anche in un’ottica lavorativa. Prezioso è stato il percorso Back to work in collaborazione con Piano C dove è stato possibile fermarsi e riflettere su sogni nascosti nel cassetto e progetti a cui non era mai stato possibile dare il giusto peso o in una fase ancora embrionale.

“Grazie a Piano C ho focalizzato la mia costellazione di talenti, ho ascoltato la mia spinta interna per creare una realtà del terzo settore in cui poter finalmente far confluire la mia esperienza in settori che mi interessavano e ho iniziato a studiare con la Scuola delle Doule di Mondo Doula, l’associazione professionale a cui afferisco” . 

La scelta di Beatrice di approfondire la maternità come aspetto centrale del suo lavoro ha messo radici con la prima maternità

Con la nascita di Letizia ho avuto modo di ripensare alla mia identità di donna, di professionista, rivedere le mie priorità che per tanti anni mi avevano spinto a viaggiare moltissimo, conoscere culture e mondi diversi ma senza mai mettere radici. Ho intrapreso un cammino di approfondimento personale sull’empowerment femminile e ho compreso che volevo approfondire i temi della trasformazione che la maternità porta con sé. In questa strada ho intercettato una opportunità di Work Redesign, con un focus speciale per le donne in procinto di rientrare nel mondo del lavoro dopo la pausa della maternità.

Come spesso accade le strade si incrociano e lo studio e la perseveranza hanno portato nuove collaborazioni con Beatrice all’interno di Thub06.

“Grazie alla mia rete di collaborazioni maturata negli anni di lavoro su Torino con le Case del Quartiere e con attori del settore, quando mi sono trovata a dover immaginare la modalità con cui svolgere delle ore di tirocinio gratuito, assieme a una mia collega, mi è venuto naturale agganciarmi a luoghi che conoscevo e a progetti che apprezzavo da mamma e fruitrice. Mi sono avvicinata alla Casa del Quartiere di Più Spazio Quattro a San Donato dove ho iniziato a far germogliare l’idea di una Doula che collaborasse con questa realtà. Il risultato è stata la nascita del Nido dei genitori che in questo momento sta offrendo un ciclo di incontri gratuiti rivolti alle mamme”.

In questi mesi, seguendo le direttive dell’ultimo DPCM, molte attività di Thub06 si stanno svolgendo a distanza. State portando avanti questi incontri in una modalità online?

“Nel corso del primo lockdown ho seguito con consulenze one to one alcune mamme, che hanno visto gli ultimi mesi di gravidanza, il parto ed il puerperio dalle limitazioni anticovid. Ho provato a seguirle a distanza con messaggi, con vocali, con chiamate ma sentivo che avevano bisogno anche di luoghi di condivisione, di socializzazione di fatiche e di piccole gioie. Con le mie colleghe, abbiamo quindi progettato uno spazio online dove non ci fossero esperti ma dove la centralità fosse l’esperienza delle mamme stesse, dove il non giudizio e l’empatia fossero gli aspetti fondamentali”.

Che temi sono stati maggiormente toccati durante gli incontri?

“Questa domanda ci viene continuamente chiesta dalle mamme prima del primo incontro. Noi rispondiamo spesso: vieni, siediti e vedrai. Noi come doule formate all’accompagnamento delle mamme abbiamo competenze su tanti aspetti, su gravidanza, aspetti del parto e anche puericultura, Ma il nostro ruolo è di ascolto, di contenimento e di specchio per queste mamme che spesso si sentono così insicure, sole e giudicate. Poi certo si parla del bagnetto, di allattamento, di supporti del portare, di ritmi del sonno, di svezzamento, di rilassamento. O semplicemente si ascolta una mamma che lascia andare le sue emozioni e le sue lacrime”.

Quali fatiche hanno portato le mamme?

“Siamo in un momento particolarissimo, in una società dove le famiglie sono spesso sole ad affrontare la maternità e dove gli spazi per vivere questa esperienza sono sempre più compressi. Le mamme spesso lavorano fino all’ultimo e si trovano a vivere un’esperienza di stravolgimento di cui non hanno avuto modo di parlare con madri, nonne, sorelle, zie. Le famiglie sono mononucleari e il sapere della maternità si è disperso. Per questo le mamme arrivano spesso assetate di nozioni, ma poco fiduciose in loro stesse per qualcosa che non conoscono. Questo isolamento è stato acuito da questi mesi pandemici dove anche i riferimenti di servizi territoriali si sono interrotti, corsi preparto saltati, visite di routine cancellate. Lo spaesamento è stato tanto. Sul parto, tutti sappiamo che in alcuni periodi i partners sono stati ammessi solo nella fase espulsiva e non ammessi in molti casi, così come i neonati separati dalle madri. È stato un periodo dove, seppur nella maggior parte delle situazioni motivato, tutto è stato molto difficile, medicalizzato e a volte contrario alla fisiologia. I bisogni, anche inconsapevoli, sono molto cresciuti.

Che effetto ti ha fatto incontrare i genitori in rete?

“Ho fatto tanti piccoli esperimenti nel primo lockdown come dicevo, ma non di cerchi ampi. Adattare le attività era impensabile, pensarne alcune ex-novo ha richiesto tempo e creatività. Mi sono aiutata con l’uso delle chat, con una ricerca iconografica, con piccoli video, con infografiche. E poi nel cerchio ho potuto testare con tante mamme tutti questi strumenti. Spesso partecipo da invitata a altri eventi online e sono molto orgogliosa dell’atmosfera nel nostro nido. Inaspettatamente spesso le emozioni arrivano potenti anche se online”.

Cosa ti aspettavi quando hai immaginato il Nido dei Genitori online e cosa hai trovato?

“Mi aspettavo diffidenza da parte delle mamme, come ne avevo trovata in alcuni addetti ai lavori, credevo di imbattermi in distanza e ritrosia. Ho trovato invece meravigliose colleghe pronte a fare rete, a imparare a usare ogni possibile piattaforma di videoconferenza, e a inventarsi nuove attività e nuove soluzioni. Donne in grado di stare anche in un ambiente a loro non congeniale, ma portando calore e tutte loro stesse a disposizione di coloro che si erano poste in ascolto”.

Un’ultima domanda prima di salutarci:

Secondo te siamo davvero tutti sulla stessa barca?

“Ne sono sempre più convinta. Da mamma e da donna ho sperimentato l’importanza della condivisione e di incontrare una rete a cui partecipare, come nel caso di Thub06. Da professionista porto questa convinzione come motore anche nei momenti di fatica, anche davanti alle critiche rispetto al fatto che la doula online non sia possibile. Se l’alternativa è lasciare una mamma e il suo piccolo in una barchetta in mezzo alla tempesta, io calo in mare la scialuppa e inizio a remare!”

Grazie Beatrice per questa preziosa condivisione del progetto che stai sviluppando e ampliando sempre di più attraverso collaborazioni e sperimentazioni. Ci auguriamo che la tua strada sia ancora ricca di incontri ed esperienze arricchenti come questa che stai vivendo con Thub06.

Nido dei Genitori
Più Spazio Quattro
Via Gaspare Saccarelli, 18, Torino 10144
011 0113 9304

Regioni

Ti potrebbe interessare

Cos’è che fate il mercoledì pomeriggio?

di

Qualche tempo fa, aspettavo fuori dalla scuola per il consueto colloquio con le maestre: pensavo di parlare di come si comportava mio...

La Notte Bianca dei Bambini

di

La seconda edizione della Notte bianca dei Bambini in San Donato a Torino è stata un vero successo! L’evento organizzato dalla Casa...

Essere genitori è un mestiere difficile, meglio essere in buona compagnia!

di

Nelle azioni previste all’interno di Thub06 una in particolare contribuisce a fornire una base solida per favorire il contrasto alle povertà educative:...