Cercare nuove lenti con cui osservare le difficoltà. La testimonianza di una psicologa
di comunicazione
Maria Concetta, raccolta il suo impegno come psicologa nell’ambito dello Sportello psicologico del progetto TenerAmente.
Da settembre 2023 ricopro il ruolo di psicologa, occupandomi di consulenze individuali di sostegno psicologico.
Essere in relazione con gli utenti in uno spazio di cura è stimolante e appassionante, a volte doloroso, di fronte a situazioni di intensa marginalità o fragilità. Accogliere storie e dare un significato per costruire insieme la ricetta finale, utile e funzionale al benessere emotivo. A volte mi spaventa non poter essere d’aiuto in situazioni emergenziali con una soluzione immediata ma che in realtà richiede inevitabilmente più tempo, lento e utile per stare nel qui e ora con l’emotività emergente e non prevedibile.
Il mio ruolo all’interno delle consulenze è volto a comprendere situazioni di fragilità emotiva e, insieme all’utente, cercare nuove lenti con cui osservare le difficoltà più emergenti cercando di sbrogliare i nodi più difficili. La difficoltà maggiore di questo obiettivo è la resistenza dell’utente ad affidarsi, a dare accesso alle emozioni, ad avere pazienza, perché spesso la fantasia più diffusa è poter ottenere in modo magico una soluzione immediata all’interno di una dinamica tutto e subito.
L’invio diretto dei beneficiari avviene tramite l’accesso all’Emporio Sociale, filtro utile per accogliere bisogni e fare l’analisi della domanda e tramite altri servizi territoriali. L’utilità del mio lavoro la leggo nella gratitudine condivisa tramite un dono, le parole sincere, il cambiamento visibile e osservabile nei gesti e nei sorrisi.
All’interno di questo ruolo mi sento appagata e soddisfatta di poter essere specchio e risonanza di emozioni che molto spesso si ha difficoltà a gestire in autonomia; mi auguro di poter vedere i risultati raggiunti e di contribuire ad offrire la capacità di cercare i potenziali strumenti interni, utili per affrontare criticità e difficoltà.
Tra le storie incontrate sento di voler raccontare quella di S., una donna di 38 anni. Al nostro primo incontro appare serena con gli occhi profondi che nascondono emozioni non ancora contattate e di difficile gestione. È in attesa, al terzo mese di gravidanza, del suo secondo figlio, è impaurita ma pronta ad affidarsi. Mi ha colpito fin da subito per la sua sensibilità e il suo coraggio di condividere emozioni dolorose, legate e sedimentate che non le consentono di viversi il momento presente e in particolare il suo lieto evento che si prepara ad affrontare. S., mesi fa, ha perso sua madre improvvisamente, una perdita inaspettata e dolorosa che è coincisa con la scoperta della sua seconda gravidanza, è stata subito sommersa da uno tsunami di emozioni contrastanti e improvvise.
Il percorso insieme non è stato semplice, tortuoso e connotato da un crollo emotivo che l’ha portata a contattare i suoi vissuti di “essere madre” ed “essere figlia”, di non sentirsi all’altezza pur essendo la sua terza gravidanza ma nel momento sbagliato, accompagnato da senso di colpa e inadeguatezza. Durante i suoi nove mesi di attesa, ha messo su una corazza, un’armatura rigida da indossare per non crollare e per dimostrare di essere forte, sorridente e di sostegno ai suoi familiari, senza mai concedersi uno spazio di riflessione, uno spazio libero e lucido per sé stessa, tanto da ottenere il risultato opposto di congelamento e senza spazio sicuro dove poter districare la sua emotività ma accompagnandosi solo con il senso di impotenza di non poter chiedere aiuto.
Nel tempo la sua destabilizzazione affettiva ha trovato un contenitore con la nostra relazione, spazio di cura e sostegno che le ha consentito di sentirsi libera e sviluppare la capacità di avere fiducia negli altri.
S., con il tempo, la pazienza e la fiducia, ha imparato a viversi la sua gravidanza che con tanta difficoltà prima non vedeva e non sentiva. Ha imparato a piccoli passi a sentirsi nuovamente madre, ricordando sua madre, in un ricordo limpido e sereno, dando un nuovo significato all’imprevisto, accogliendolo con premura e attenzione, ad accogliere le lacrime, il dolore e la perdita, con gli occhi di figlia e il corpo di madre, ha preparato il suo bagaglio per poter affrontare il suo viaggio; un bagaglio ricco di buio e luce, di tristezza e tenerezza.
Dopo nove mesi, è arrivata sua figlia, la luce che lei e tutta la sua famiglia attendeva, facendo tornare a tutti il sorriso e la serenità di vivere il presente, con una sbirciata al passato e un passo verso il futuro.
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