La famiglia C.: testimonianza di un’operatrice del laboratorio per Genitori e Figli sulle competenze emotive

di

Figlia – “Papà hai sentito? Anche tu devi giocare!”

Padre – “Io non ho mai giocato con mio padre, lui lavorava e basta ed io ho fatto la stessa cosa. Grazie, magari adesso ogni tanto giocherò anch’io con loro”

La famiglia C. ha partecipato al laboratorio per il rafforzamento delle competenze emotive dedicato a genitori e figli.

Valentina, operatrice del progetto TenerAmente ci ha raccontato la sua storia.

La famiglia C. è composta da papà R., mamma e due figlie, F. di 5 anni e A. di 3 anni.

È una famiglia “semplice, unita e concreta”. Una di quelle famiglie a cui la vita non ha regalato grandi fortune economiche. Il giorno in cui hanno cominciato il percorso laboratoriale è subito emersa la difficoltà da parte del papà nel lasciarsi andare e a restare vicino al gruppo, preferendo piuttosto restare distante, in un angolo. All’inizio ho preferito lasciarlo libero di trovare il suo spazio, poi, dopo essermi presentata e aver introdotto l’attività, ho chiesto a tutte le famiglie di avvicinarsi affinché potessimo iniziare a giocare insieme. Immediatamente sua figlia F. ha tenuto a precisare al papà che avrebbe dovuto giocare anche lui, così le ho chiesto se avesse preferito avvicinarsi al papà per poterlo guidare durante le attività. La proposta è stata accolta positivamente da entrambi.

Giocare permette di esplorare il mondo circostante e il proprio mondo interiore. Stimola la fantasia e la creatività ma anche la consapevolezza di sé, del proprio corpo e delle proprie emozioni. Attraverso il gioco è possibile sperimentare, conoscere, apprendere limiti, creare relazioni con altri e porsi in relazione con sé stessi. Insomma, i motivi per cui è importante giocare sono tanti e molti di più di quelli da me elencati, ma giocare richiede impegno e serietà, perché bisogna crederci, lasciarsi andare e questo costa fatica.

Quel giorno abbiamo giocato tanto. Prima abbiamo fatto un gioco in cerchio per conoscerci meglio e provare a “rompere il ghiaccio”, poi abbiamo utilizzato il paracadute ludico associando il gioco a un racconto metaforico che parlasse di genitorialità. Senza mai interrompere il gioco abbiamo trasformato il paracadute in una grande tenda sotto cui abbiamo letto una storia. Infine, abbiamo dipinto un prato fiorito tutti insieme a partire da linee astratte.

Nel bel mezzo di quest’ultima attività F. ha attirato la mia attenzione. Immobile, completamente assorta, gli occhi spalancati e il sorriso stampato sul volto osservava il suo papà mentre dipingeva. Il suo sguardo era intenso, un misto di curiosità, stupore e meraviglia, ma non ero l’unica ad averlo notato. La mamma al mio fianco osservava anche lei quella scena “…non lo aveva mai visto così”. Questo è quello che mi dice. Queste le parole che mi sono rimaste dentro quel giorno insieme a quello sguardo.

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