Il laboratorio per neomamme: la testimonianza di un’operatrice e la storia di C.

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Cristina ha 25 anni, è alta ed esile. Porta i capelli scuri in un caschetto liscissimo e lucido, è totalmente struccata ed ha un sorriso aperto e gioviale. Faceva la commessa in un grande magazzino ma ha lasciato il lavoro quando è nato suo figlio che ora ha 6 mesi. È sposata da poco con un ragazzo poco più grande di lei; si sono sposati perché lei era incinta, ma non per dovere sociale quanto per il desiderio di dare una “forma” a quella famiglia nata così all’improvviso. Sorride e gesticola molto quando racconta di sé, del progetto di un bambino sognato e desiderato e di tutte le letture fatte per sentirsi all’altezza. Eppure non è stato facile, nonostante tutta la preparazione teorica, accogliere il ruolo di madre. Cristina ha avuto molti dubbi quando, quasi al termine della gravidanza, ha realizzato che avrebbe dovuto prendersi cura di un altro essere vivente. “E se non ne fossi capace? se non fossi all’altezza?”

La paura l’ha paralizzata per giorni, racconta. Ha temuto anche di non riuscire a risollevarsi. Poi è nato E., con un travaglio di due giorni ed un parto naturale, tutto sommato, filato liscio. C. ne racconta la fatica e gliela si legge sul volto, però conclude il racconto con un’immagine molto forte del primo abbraccio con suo figlio e del pianto catartico che ne è conseguito. Oggi, dopo 6 mesi, lo racconta come un’epifania anche se ci dice che la cosa che più le pesa è la solitudine e questo desiderio continuo di essere una madre perfetta. E per farlo legge ogni direttiva, ogni rivista di pedagogia o psicologia dello sviluppo che le capiti a tiro. È estremamente consapevole, informata ed attenta e si ritrova spesso ad essere fortemente autocritica.

Ci dice che la sua vita è stata messa in stand-by per rispondere ai bisogni di suo figlio e che la cosa che le pesa di più è la solitudine che sente. Ci ringrazia per la rete che il gruppo di neomamme ha creato permettendole di sentirsi meno sola e di giudicarsi meno. Ha potuto ascoltare altre donne, imperfette come lei, che provano a fare le madri nel modo migliore possibile.

Il desiderio espresso è quello di mantenere una rete di supporto che possa, anche in situazioni informali, essere un confronto ed un appoggio e noi come equipe TenerAmente vorremmo assecondare e sostenere questo sogno perché la prevenzione parte proprio dalla condivisione e dal reciproco sostegno di persone che sentono di avere il bisogno di confrontarsi e sviluppare relazioni interpersonali significative

“Vorrei ringraziarvi perché è molto bello poter prendere parte al cerchio, sentire di potercela fare. Siete una ricchezza.”

La casa del Sorriso e lo Spazio tEssere è un luogo caldo ed accogliente, con un tepore avvolgente e in cui risuonano le voci dei piccolini che sono con le mamme. Ciascuna donna ascolta attentamente ciò che le altre dicono, annuisce, interviene quando lo sente e riporta la propria esperienza con rispetto e delicatezza.

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