L’esperienza del Laboratorio di alfabetizzazione emotiva descritta da uno dei nostri formatori.
di stem
Il dott. Luca Ansini, che ha condotto il laboratorio di alfabetizzazione emotiva nelle classi III E e III D della scuola primaria dell’Istituto comprensivo Pallavicini di Roma, ci racconta l’esperienza vissuta da un punto di vista professionale e non solo.
L’obiettivo del percorso proposto ai bambini è stato quello di imparare a riconoscere le emozioni di base: paura, rabbia, tristezza e gioia e a restituire a ciascuna di esse pari dignità.
La domanda “Cosa provi? Cosa senti?” può facilmente mettere in difficoltà gli adulti per varie ragioni.
Lo stesso accade ai bambini, che a questa domanda durante il primo incontro di laboratorio hanno risposto con bisogni ed emozioni piuttosto che con sentimenti.
E così alla domanda “Cosa senti?”, è capitato che la risposta sia stata: “Fame!”.
La domanda sul piano del sentire, veniva ridefinita con una risposta sul piano di un bisogno corporeo.
Al termine del percorso di alfabetizzazione affettiva, i bambini hanno imparato a riconoscere le proprie emozioni ed i propri sentimenti e a comprendere la differenza che c’è tra le une e gli altri.
I bambini hanno scoperto anche che le emozioni si sentono nel corpo, riuscendo, con l’aiuto del formatore e degli insegnanti, a collocarle fisicamente nella pancia, nel cuore, nella testa.
Hanno imparato che il corpo, attraverso posture diverse, esprime diverse emozioni.
Alla fine del percorso, alla domanda “Cosa provi in questo momento? Cosa senti?” le risposte dei bambini sono cambiate, diventando più congruenti e vicine ai sentimenti reali che provavano nel corso delle esperienze proposte.
Un ulteriore apprendimento per loro significativo è stato poi il comprendere che mentre provano una emozione, possono anche pensare a ciò che provano utilizzando la dimensione cognitiva.
Molto utile per i bambini in questo senso è stato il lavoro svolto sul sentimento della rabbia e sui diversi comportamenti con i quali è possibile esprimerla. In particolare per alcuni bambini è stato molto importante scoprire che la rabbia può essere espressa attraverso comportamenti affermativi (assertività) senza ricorrere a comportamenti violenti.
Inoltre, sono stati realizzati lavori sul significato del silenzio. L’obiettivo è stato quello di aiutare i bambini a scoprire e vivere il silenzio come esperienza di ricchezza interiore. Un silenzio “pieno”, nel quale sperimentare la propria fantasia, rilassare il proprio corpo, ascoltarne i segnali, porsi in ascolto dei propri sentimenti.
In occasione dell’incontro finale è stato chiesto ai bambini di scrivere su un foglietto di carta quali cose avevano apprezzato maggiormente durante il periodo trascorso insieme. Dai bambini sono emerse considerazioni molto interessanti. Alcuni hanno fatto riferimento ad esperienze vissute insieme. Altri sono stati in grado di esprimere in modo diretto i propri sentimenti rispetto alla relazione che avevano vissuto con il formatore.
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