Due tiri a canestro… in carrozzina!

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Una delle sfide di Stem è quella di provare ad affrontare con i ragazzi delle classi della scuola secondaria ed al termine di un percorso di consapevolezza delle proprie emozioni, anche temi considerati “delicati” e per questo a volte evitati dagli adulti.

Per parlare di disabilità abbiamo deciso di portare i ragazzi in palestra e fargli conoscere una squadra di basket molto speciale: gli atleti del Santa Lucia Basket.

Il Santa Lucia Basket è una squadra italiana di pallacanestro in carrozzina fondata nel 1960 che milita in Serie A1. Il palmares della squadra vanta 21 Scudetti, 12 Coppe Italia, 5 Supercoppe Italiane, 3 Coppe Campioni e 3 Coppe Vergauwen: atleti in piena regola, dunque, con differenti disabilità che affrontano con estrema determinazione le sfide sportive.

Il progetto di questa squadra prevede l’inserimento di nuovi ragazzi e ragazze, che dopo un lungo percorso riabilitativo effettuato anche presso la Fondazione Santa Lucia, formano un gruppo coeso, capace di affrontare le difficoltà che un campionato e la vita presentano.

Il tema dell’inclusione sociale per questi ragazzi è pane quotidiano.

Fernando Moreno Taratufolo ci racconta come si è preparato per parlare ai nostri ragazzi:

“I giorni antecedenti al primo incontro ho preparato una sorta di discorso con cui poter rompere il ghiaccio, accompagnato da foto e video, e devo dire che ha funzionato perché la gloriosa storia del Santa Lucia Basket in Carrozzina ha fin da subito destato interesse e colpito in modo positivo i bambini e questo, con grande meraviglia, ha fatto sì che nascessero in modo del tutto spontaneo una serie di domande che hanno facilitato la creazione di un feeling tra loro e me.”

Gli incontri in classe sono stati divisi in due momenti: il primo teorico ed il secondo pratico in palestra, in cui, con dimostrazioni pratiche e organizzando giochi, gli atleti del Santa Lucia hanno coinvolto sul campo e dimostrato ai ragazzi che, anche se si è su una sedia a rotelle, si può giocare e fare sport insieme.

“La vista di una sedia a rotelle ha catturato l’attenzione dei ragazzi fin da subito, tanto che più di una professoressa è rimasta meravigliata del silenzio che ha regnato durante l’inizio dell’incontro. Dopo un veloce giro di presentazioni in molte classi hanno preso subito la parola i bambini meno timidi, chiedendo per quale motivo fossi lì, perché fossi seduto, se potessi camminare e altre domande relative alla carrozzina. E questo ha fatto sì che anche il resto della classe rompesse quel comprensibile muro di timidezza che c’è quando si incontrano persone nuove” dice ancora Fernando.

Gli incontri si sono svolti in modo straordinariamente leggero e coinvolgente per i ragazzi, ed allo stesso tempo è emersa quella curiosità di conoscere un po’ meglio un mondo per loro nuovo, quello appunto della disabilità.

“Molti bambini non credevano ai loro occhi quando hanno visto quello che si può fare pur stando in carrozzina e questo li ha portati a credere che siamo dei “supereroi”, tanto che hanno richiesto selfie, autografi e, dopo aver assistito a una piccola dimostrazione di basket in palestra, sono rimasti talmente entusiasti che ci hanno dedicato applausi da standing ovation.”

Fernando Moreno Taratufolo ci racconta che al di là del primo impatto visivo, ai bambini dopo i primi minuti non fa differenza che tu sia in piedi o seduto, perché l’importante è divertirsi e quindi credo che sia stato importante dimostrargli che è possibile giocare magari con un bambino disabile e che la disabilità non dev’essere per forza un ostacolo, ma l’opportunità di fare cose normali in modi straordinari.

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