Bambini e calcio? Intervista a Leonardo Curreri, collaboratore di Beyond Lampedusa

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Photo by AnnRos from Pixabay

Il calcio è un grande assente nelle vite di grandi e piccoli da quando è scoppiata la pandemia Covid 19.

Nelle attività palermitane del progetto Sprint! La scuola con una marcia in più! abbiamo sempre visto lo sport come importante mezzo per favorire l’integrazione, la socializzazione e il rispetto reciproco.

Ce ne parla Lenardo Curreri, collaboratore di Beyond Lampedusa Onlus, delegato regionale del Calcio a 5 della FIGC, in attesa di ricominciare a giocare insieme.

Che cos’é il calcio?

Il calcio è fondamentalmente uno sport di squadra che vede impegnati all’interno di un rettangolo di gioco, più o meno variabile nella misura, l’affrontarsi di due squadre composte da più giocatori ciascuna, il numero di componenti di una squadra può variare a seconda di molteplici fattori come al livello della gara in questione, se amatoriale o professionistica, alla loro età e anche a seconda delle dimensioni del terreno di giuoco. In questo, l’obbiettivo è insaccare una palla , che è lo strumento del gioco, all’interno della porta della squadra avversaria, realizzando una marcatura , un goal. Chi realizzerà più gol nell’arco di tempo stabilito si aggiudicherà la vittoria.

A che età è possibile iniziare e con che frequenza?

L’avvicinamento al gioco del calcio , come per altre attività motorie e sportive, può avvenire fin da bambini, comunemente si fa coincidere con l’inizio dell’età scolare tra i 5/6 anni, ma non è impensabile un’anticipazione anche a partire dai 4 anni di vita, in una attività che solitamente viene identificata come mini-calcio. Fino a circa 20/30 anni era una consuetudine comune che la prima esperienza con il gioco del calcio avveniva in maniera autonoma all’interno del cortile di casa e del vicinato, per strada o utilizzando i parchi e i piazzali che le città offrivano. Oggi il primo approccio al gioco viene sviluppato all’interno di strutture sportive specializzate, le scuole calcio, associazioni o enti che hanno sostituito gli spazi liberi comuni e che si appoggiano a istruttori specializzati per l’insegnamento della disciplina sportiva. La frequenza che mi sento di indicare va da i due incontri settimanali per i piccoli fino agli 8 anni, ai tre incontri settimanali per la fascia di età 9/12, da qui in poi il ragazzo in base alle sue abilità e possibilità potrà intraprendere un rapporto più costante con gli allenamenti che possono anche arrivare alle 5/6 sedute settimanali.

Quali sono i benefici o possibili aspetti negativi?

Gli aspetti positivi nell’effettuare una disciplina sportiva di squadra come il calcio sono molteplici e di varia natura. Sicuramente il gioco, inteso come momento di divertimento e di spensieratezza insieme ad altri coetanei favorisce l’integrazione e la socialità dell’individuo nonché lo mette di fronte al confronto con gli altri e al rispetto delle regole che lo sport richiede, questi momenti sono fondamentali per la crescita caratteriale e psicologica del bambino e di estrema importanza in questo riveste l’ambiente in cui si decide di fargli fare questa esperienza. Da un punto di vista motorio come tutti gli sport in generale risulta fondamentale per l’acquisizione degli schemi motori di base, movimenti che vengono acquisiti dal bambino e che poi saranno la base per lo sviluppo del suo corpo e del suo movimento quando sarà poi un adulto.

Gli aspetti negativi di questa disciplina non sono molti ma andrebbero comunque sviscerati con estrema attenzione, mi limito a trattarne quelli che secondo me, risultano essere più preoccupanti per la crescita psicomotoria del bambino. Il primo aspetto negativo è senza dubbio, l’estrema pressione e aspettativa che questo sport può addossare ai giovani. Essendo il calcio lo sport nazionale per eccellenza, colui il quale muove un interesse economico estremamente imponente, spesso le pressioni che sin da giovanissimi, i bambini, devono affrontare sono molteplici. Esse provengono da genitori esasperatamente ossessivi e ossessionati dall’affermazione a tutti i costi del proprio figlio o dalla stessa società sportiva in cui praticano il gioco, che può risultare sicuramente una delle maggiori cause del Drop out, ovvero l’abbandono della disciplina sportiva e la perdita di interesse per la pratica dell’attività motoria soprattutto in età adolescenziale. Il secondo aspetto negativo, è la sempre più precoce specializzazione del ruolo, per specializzazione del ruolo si intende l’allenamento intensivo solamente di alcuni aspetti del gioco e delle attività motorie a lui associate rispetto a quelle che potrebbero essere le molteplici combinazioni tra attività motorie e disciplina che invece dovrebbero essere infinite e sempre modificate al fine di garantire una crescita motoria uniforme come al bambino e al ragazzo che vuole giocare a calcio.

Come si svolge una lezione di calcio con i bambini?

Una lezione tipica di calcio per bambini si svolge solitamente in maniera molto semplice.

Inizialmente, dove aver salutato il gruppo e aver spiegato velocemente loro quale è l’obiettivo generale della lezione si inizierà a sviluppare una serie di giochi che faranno prendere confidenza il bambino con l’attrezzo che deve utilizzare durante il gioco, ovvero il pallone.

Questi giochi che variano nella durata e nello scopo, a seconda dell’età dei bambini/ragazzi e vengono poi seguiti da un momento dedicato allo sviluppo o al consolidamento degli schemi motori di base come il correre saltare lanciare afferrare rotolare etc.., questo secondo momento può essere sviluppato con o senza palla. Terminato, verranno svolte delle esercitazioni a carattere analitico che avranno come tema l’apprendimento di uno dei fondamentali del gioco stesso, queste esercitazioni garantiranno l’acquisizione della padronanza del gesto necessaria al bambino per muoversi nello spazio e possono essere sviluppate singolarmente, a coppie o a gruppi.

Si susseguono altre due fasi che personalmente individuo come situazionale semplice e situazionale complessa.

Queste due fasi prevedono che il gesto tecnico svolto analiticamente precedentemente venga inserito in un contesto che si avvicina al reale, al vero svolgimento del gioco cosi da renderlo non fine a se stesso e dare la possibilità al bambino di sperimentare e provare concretamente quello che poco prima aveva imparato. Sono distinte due fasi, la semplice  e la complessa poichè i due momenti differiscono per livello di difficoltà come, ad esempio, la presenza o l’assenza di un avversario.

Ultima e di fondamentale importanza all’interno della lezione è la partita, la gara, il momento più importante di tutta la lezione, quello che i bambini aspettano sin dal primo momento abbiano messo piede in campo. Questo momento è importantissimo per i bambini, ne determina il loro stato di felicità e garantisce un ulteriore crescita delle componenti sociali e motorie. La partita finale risulta essere l’allenamento migliore per tutti, sia per i bambini che per i ragazzi.

*Photo by AnnRos from Pixabay

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