Un Working Paper per progettare spazi scolastici con la comunità degli alunni e dei docenti

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Di Marco Cau e Viola Petrella

Tra il 2018 e il 2021 – nell’ambito del nostro progetto Scuole al centro – undici Istituti Comprensivi della provincia di Pavia hanno sperimentato il percorso La scuola ci appartiene per progettare spazi scolastici con la comunità degli alunni e dei docenti.

Si è trattato di un processo di collaborazione e partecipazione che ha coinvolto 370 ragazze e ragazzi di undici classi e i loro insegnanti, dal primo al terzo anno di scuola secondaria di primo grado. Si sono alternate fasi di ideazione, momenti di concreta realizzazione e pratiche di utilizzo, con l’obiettivo di riconfigurare o rigenerare in ogni Istituto uno spazio scolastico valorizzandolo come bene comune, luogo di sperimentazione, ambiente per realizzare attività insolite, e aprendo la scuola all’interazione con il territorio.

Il processo La scuola ci appartiene è documentato nel nuovo Working Paper della collana 2WEL che racconta l’esperienza concreta realizzata, traccia lo sviluppo delle attività e descrive concretamente gli adattamenti che si sono resi necessari per affrontare l’emergenza da Covid-19.

Il working paper e questo spazio digitale con video e schede attività costituiscono il Vademecum delle idee, dei processi e degli strumenti per progettare spazi scolastici collaborando, prodotto formale di Scuole al centro.

Il percorso La scuola ci appartiene

In ognuno degli undici Istituti Comprensivi coinvolti nel progetto Scuole al centro, è stato individuato in modo condiviso lo spazio su cui intervenire (una biblioteca, il giardino, un’aula, un laboratorio, la palestra…) e si è sviluppato un percorso per definirne la rigenerazione, la gestione, la modalità d’uso, la comunicazione. L’idea di fondo era che lo spazio scolastico individuato potesse essere letto come un bene comune, un luogo da ideare, realizzare e gestire insieme dalla comunità che vive la scuola. Concretamente, in ciascuno degli Istituti Comprensivi coinvolti, gli alunni di due classi e i loro docenti sono stati chiamati a lavorare insieme per tre anni – dalla prima alla terza media – per definire insieme lo spazio scolastico e le attività da svolgere al suo interno, realizzare il progetto di trasformazione e sperimentarne l’utilizzo. Il percorso ha alternato incontri di confronto con i docenti, laboratori di progettazione con alunni e insegnanti e fasi di realizzazione, concludendosi con l’inaugurazione degli spazi realizzati. 

Il Working Paper 

Il Working Paper inserisce La scuola ci appartiene nel contesto del dibattito e delle esperienze nazionali di questi ultimi anni: le scuole aperte, la scuola bene comune, le scuole in partnership e le altre iniziative e innovazioni che hanno alimentato la discussione intorno ai recenti cambiamenti nel mondo della scuola. 

Racconta la nostra esperienza concreta in qualità di facilitatori del percorso realizzato, dall’avvio dell’azione nell’inverno 2018 alla sua conclusione nel maggio 2021, passando attraverso gli adattamenti introdotti per fronteggiare l’emergenza sanitaria.

Riassume metodi, strumenti e processi sperimentati in provincia di Pavia mettendoli a disposizione di chi desidera replicare l’esperienza in altri contesti e territori, attingendo a risorse provenienti da crowdfunding scolastico e territoriale o da sponsorizzazioni locali. 

Lo spazio digitale

Abbiamo fatto tesoro dell’esperienza raccontata nel Working Paper realizzando una serie di sette video didattici corredati da altrettante schede per condurre le attività del percorso La scuola ci appartiene. L’insieme dei video, delle schede e il Working Paper stesso costituiscono un vademecum delle idee, dei processi e degli strumenti per progettare spazi scolastici collaborando, e sono disponibili in questo spazio digitale. I video didattici e le relative schede introducono adattamenti e miglioramenti rispetto alle pratiche che abbiamo realizzato in questi anni.

Apprendimenti dall’esperienza

La gestione dell’emergenza sanitaria – diventata ben presto emergenza economica, sociale, educativa – ha confermato e reso ancora più evidente la funzione civica, oltre che pedagogica, che è in capo al sistema di istruzione. L’urgenza che le scuole assumano un ruolo di presìdi educativi e diventino protagoniste di comunità educanti articolate e territoriali è oggi ancora più evidente.

Il progetto Scuole al centro è nato per sviluppare nuovi approcci educativi-preventivi contro la dispersione scolastica. Il metodo è stato sperimentale e fortemente connesso alla specificità dei contesti d’applicazione; l’azione La scuola ci appartiene ha puntato all’ideazione e alla realizzazione di un progetto condiviso attraverso l’istituzione di una relazione collaborativa, una partnership, tra docenti, dirigenti, studenti, il resto della comunità educante e i facilitatori coinvolti nel progetto. 

In tale contesto, abbiamo dovuto riconoscere che i soggetti che compongono la partnership non possono essere concepiti come a sé stanti e indipendenti; sono anzi legati da rapporti di interdipendenza e influenza reciproca. In altre parole, non esiste una “scuola” che preesiste alle interazioni della comunità educante con il mondo circostante: la scuola è essa stessa il risultato di una costante interazione tra pratiche consolidate, norme imposte dalle istituzioni, e l’autonoma iniziativa della comunità educante e dei suoi componenti. 

In quanto progettisti e facilitatori, il nostro ruolo è stato, innanzitutto, quello di proporre un oggetto concreto su cui lavorare (la valorizzazione di un bene comune scolastico). Abbiamo promosso il progetto e ne abbiamo sostenuto le varie fasi incoraggiando l’autonomia dei partner e sostenendo i soggetti coinvolti nello sviluppo di solidarietà reciproche e di obiettivi comuni; abbiamo accompagnato la progettazione di spazi e servizi che possano meglio rispondere alle esigenze della comunità scolastica nel suo complesso. Nessuna di queste attività avrebbe potuto prescindere dallo sviluppo di una relazione con i soggetti coinvolti. I singoli progetti riflettono tale relazione: man mano che entravamo in contatto con le particolarità di ciascuna scuola e ciascun territorio, il nostro approccio si è diversificato e il progetto si è adattato alle caratteristiche contingenti. 

Una visione “razionale” della progettazione che punta alla ricerca di certezze, prevedibilità e controllo nei progetti e si basa sulle competenze tecniche del progettista nella gestione di un numero di indicatori chiave, ha ceduto spazio all’inclusività e alla collaborazione. Posizionandoci al margine del progetto, abbiamo messo al centro la scuola e il suo complesso sistema di relazioni, aprendo uno spazio dove potessero emergere conoscenze, saperi e soluzioni profondamente situate in contesti specifici e pertanto imprevedibili e difficili da intercettare e da articolare. Un approccio flessibile e aperto, fondato su un rapporto di mutua fiducia, dialogo e reciprocità, ha consentito alle scuole di portare a compimento la maggior parte dei progetti adattandoli alle difficoltà generate dalla pandemia. Se, da una parte, accettando l’incertezza abbiamo dovuto rinunciare a un pieno controllo sugli esiti del progetto, dall’altra abbiamo incoraggiato a prendere l’iniziativa e ad andare avanti in maniere meno ostacolate dalla procedura, ma che comportano comunque un sentimento e una pratica di cura nei confronti del gruppo di lavoro, del progetto e del bene comune, aprendo a nuove possibilità di cambiamento e promuovendo la trasparenza, l’apertura e il dialogo. 

In non poche scuole, il percorso proposto ha contribuito a rendere espliciti progetti latenti, sogni nel cassetto, dando il coraggio di fare un passo avanti e, in alcuni casi, stimolando le scuole a investire ulteriori risorse; anche quando si è presentata la possibilità di utilizzare il budget messo a disposizione da Con i Bambini per fare fronte ai problemi connessi all’emergenza sanitaria, la quasi totalità delle scuole ha deciso di proseguire con la realizzazione del progetto. In alcuni Istituti Scolastici, poi, il percorso di ideazione e di rigenerazione degli spazi ha consentito di innescare o rinnovare collaborazioni fruttuose con i Comuni di riferimento. Infine, in diversi contesti definire e mettere a disposizione un oggetto concreto su cui lavorare ha consentito di allargare il gruppo dei docenti interessati e coinvolti, favorendo collaborazioni inedite tra colleghi.

Il lavoro progettuale sul bene comune ha generato o consolidato le relazioni tra docenti, accrescendo il capitale sociale nella scuola e tra la scuola e il territorio. Purtroppo non abbiamo potuto continuare i laboratori con i ragazzi, ma avanziamo l’ipotesi che un approccio flessibile, trasparente, aperto e generativo al progetto avrebbe potuto avere un effetto simile sull’intera comunità scolastica, ragazzi inclusi.

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