DEGRADATI A CHI?

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Un giornalista della tv locale qualche tempo fa si è chiesto: “Ma dove sono finiti tutti i bambini di Genova, capoluogo della regione più anziana d’Italia?”
“Sono qui al CEP!” si rispondeva osservando, nell’assolata giornata di venerdì 8 Giugno, una piazza senza nome al CEP, estrema periferia di Genova, brulicante di bambini e ragazzi, raccolti dal progetto GIVE TEENS A CHANCE per la festa “Insieme per una città senza muri” promossa dalla Comunità di Sant’Egidio.
Qualcuno fa capolino dalle finestre dei palazzi popolari per dare un’occhiata ai preparativi: vengono appesi i festoni, disposti gli stand dei giochi ed organizzato il banco della gara di torte. Nel pomeriggio la piazza esce dall’anonimato, si emancipa dal grigiore degli edifici che su di essa incombono e diventa luogo di incontro, centro di aggregazione per piccoli e grandi.
Dopo i saluti del presidente del Municipio VII Ponente Claudio Chiarotti una pioggia di coriandoli colorati dà inizio alle danze. Un angolo di città che raramente sale agli onori della cronaca e che, quando questo accade, racconta di sé storie di degrado e vita ai margini diventa protagonista di un nuovo modello di convivenza: gli anziani seduti all’ombra prendono sulle ginocchia i bambini e le donne musulmane fanno merenda con le altre mamme del quartiere. L’evento diventa anche l’occasione per festeggiare l’ Aid el-Fitr, la fine del digiuno, al termine del Ramadan. Il grido di dolore di una periferia abbandonata oggi è musica che risuona tra le case e invita i suoi abitanti ad uscire.
Tra i gazebo è possibile osservare la mostra dei Giovani per la Pace della Comunità di Sant’ Egidio che, attraverso le fotografie, racconta e commenta gli articoli della Costituzione. “Siamo qui insieme per sognare una città senza muri!” annuncia la presentatrice dal palco prima di introdurre il corpo di ballo THE BEAVERS. La città del futuro nasce dai legami tra le persone. Nello spirito di un quartiere aperto e inclusivo diventiamo cittadini senza barriere e ci ricordiamo di essere portatori dei “doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”, come recita l’art. 2 dei Principi fondamentali.
Il bisogno di solidarietà echeggia come un monito in periferia, ci insegna che la Genova di domani non può lasciare indietro nessuno.

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