Clownerie e Cooperazione Internazionale: la risata come mezzo di Resistenza

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Michael Bala definisce il clown come “an Archetypal Self-Journey”.
Questo personaggio, le cui prime tracce vengono fatte risalire a circa 4500 anni fa, ha sempre fatto della sua alterità e del suo essere al di fuori di tutti gli schemi i suoi tratti distintivi.

Nel corso dei secoli, attraversando culture e luoghi del mondo, il clown ha assunto diverse funzioni andando da quella culturale a quella religiosa, confermando una natura unica e speciale in grado di entrare in contatto con le persone attraverso il gioco e creare connessioni.
Il clown si oppone alle restrizioni sociali, mostra le contraddizioni dell’essere umano, abbandona il decoro e rompe i taboo sfidando l’ordine.

È evidente, quindi, che non si tratti solo di un personaggio comico, ma di molto di più.

Questo è il motivo per cui la clownerie, l’arte dei clown, sia entrata a far parte a pieno titolo degli strumenti utilizzati in ambito umanitario e dalla cooperazione internazionale in contesti di forte disagio, marginalità e vulnerabilità.
I due mezzi di cui il clown si serve, il gioco e la risata, si sono rivelati e continuano a rivelarsi potentissimi nel ridurre stati di ansia, stress, rischio di traumi, permettendo, quindi, una descalation di esperienze emozionali negative.
Gli effetti benefici non si esauriscono una volta terminata la performance, ma permangono come memoria positiva, contribuendo a rafforzare la resilienza e la resistenza nell’affrontare eventi negativi.

Sono ormai tanti i contesti in cui i clown hanno sostenuto un processo di riappropriazione della meraviglia e del divertimento. Uno fra questi è la Striscia di Gaza in Palestina.
Qui, tanti clown, attraverso laboratori ludici e spettacoli, intervengono, sia nei campi profughi che nei villaggi palestinesi per far dimenticare ai bambini (e anche agli adulti) il rumore delle bombe e fargli ricordare la bellezza dei colori, della musica e della risata.
L’iniziativa ha funzionato in maniera eccezionale e proprio per questo si è pensato potesse essere riproposta in un’altra periferia del mondo, questa volta in Sicilia.
Anche nella provincia di Ragusa, infatti, nella zona cosiddetta “fascia trasformata”, i clown sono protagonisti di un’azione di supporto psicologico e psicosociale rivolta a bambini e bambine che vivono in un territorio desolato e privo di servizi nel quale la povertà educativa rappresenta un grande ostacolo per il raggiungimento del benessere.

Hub Rurali, questo è il nome del progetto nato l’anno scorso, prevede attività ludico-ricreative destinate ai minori sia all’interno delle scuole che presso le proprie abitazioni per contrastare la dispersione scolastica e proporre momenti di svago.

E da domani, un nuovo e colorato tassello potrà essere aggiunto ai momenti più belli vissuti tra Acate, Vittoria e Comiso: dopo  i Clown Without Borders, arrivano i Clowns SenzaEtichette Tour! 
Sei associazioni di Clown Sociali si sono unite per portare in questo territorio ben undici artisti tra giocolieri, acrobati e saltimbanchi dove per cinque giorni clownerie, giochi, laboratori, spettacoli saranno protagonisti per portare un sorriso ai bambini e alle bambine e ricordare agli adulti quant’è bello poter tornare piccini assaporando un pizzico di magia.

Portare la risata laddove il gioco spesso non è concesso ed è considerato un lusso rappresenta sempre una grande sfida, ma i clown sono sempre pronti ad affrontarla!

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