Insieme lungo nuovi sentieri – Convegno delle socie e dei soci del Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia

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Insieme lungo nuovi sentieri – percorsi di cambiamento sociale, politico e clinico nella tutela delle persone minorenni è stato il tema del Convegno delle socie e dei soci del CISMAI, il Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia. Costituisce un’associazione unica in Italia per le sue caratteristiche di pluridisciplinarità e di riflessione teorica, che partono dall’esperienza diretta dei professionisti che lavorano sul campo. In questi anni il Coordinamento è cresciuto, contribuendo al riconoscimento e allo studio delle forme più gravi e traumatizzanti di violenza a lungo negate, quali abusi sessuali, trascuratezze croniche, violenza assistita, abusi perpetrati attraverso la rete.

Sono stati relatori e  relatrici in plenaria e nei workshop: Federica Altieri, Giuseppe Aversa, Annunziata Bartolomei, Donata Bianchi, Myriam Caranzano Maitre, Nanni Di Cesare, Annalisa Di Luca, Petra Filistrucchi, Manuela Gagliardi, Concetta Gentili, Francesca Imbimbo, Monica Micheli,  Luca Milani, Enrico Quarello, Carol Roncali, Franca Seniga, Francesco Silenzi, Gloria Soavi, Francesca Svanera, Giovanni Visci.

Il Comitato tecnico scientifico del Convegno è composto da : Annunziata Bartolomei, Myriam Caranzano Maitre, Petra Filistrucchi, Attilio Mazzei, Dario Merlino, Monica Micheli, Luca Milani, Franca Seniga,  Francesco Silenzi

Pubblichiamo, qui, di seguito, riportate dal sito ufficiale del CISMAI,  alcune tracce raccolte durante il convegno dalla presidente Marianna Giordano, con l’aiuto di Nunzia Bartolomei e Myriam Caranzano.

Camminare nell’incertezza: come equilibristi ed equilibriste su sentieri impervi, di cui non sono sempre chiare le tracce, accettando di non avere tutte le sicurezze su come andrà a finire: in equilibrio tra relazioni cioè incontri autentici con persone che si rivolgono ai nostri servizi, portatrici di dolori, fallimenti, traumi gravissimi, ingiustizie; eventi accaduti, evidenti o meno, che interpellano emotivamente, professionalmente, eticamente; saperi consolidati e in costruzione.

Coniugare un approccio focalizzato sul trauma 
che significa riconoscere l’esperienza “mortale” del maltrattamento, perpetrato a volte fin dalla gravidanza, che rompe il patto di fiducia e sicurezza con cui ciascun essere umano viene al mondo e pregiudica una traiettoria di vita integrata, se non riconosciuta e riparata; con la centratura sulle risorse presenti in ogni persona, bambina e adulta, con un atteggiamento di riconoscimento dell’altr@, del suo valore, attraverso un decentramento culturale e relazionale che porta a scoprire e potenziare i talenti e le capacità trasformative di ognuno. Avendo come faro la ricerca e co-costruzione del migliore interesse del bambino, che non è un irrealistico ottimo, ma quanto di buono possiamo fare con lui/lei. E nella stessa linea di coniugare l’approccio focalizzato sul trauma con una centratura sulle risorse, prenderci cura delle operatrici e degli operatori, usurati dall’esposizione al trauma e dei suoi esiti sulle persone.

Camminare insieme 
con le differenze dei passi e delle esperienze, in terreni scoscesi, a volte imprevedibili, a volte con panorami mozzafiato. Con una postura al fianco, non davanti come chi guida, non dietro come chi segue, ma accanto, in un reciproco aprirsi; a volte anche in ginocchio davanti ai bambini ed alle bambine per chiedere scusa del maltrattamento perpetrato dalla comunità adulta, direttamente da chi ha il compito di cura e protezione, ma anche da noi, dal nostro sistema che omissivamente – con il silenzio degli astanti – o attivamente rivittimizza coloro che si è impegnato a tutelare; ancora al fianco, in una posizione non neutrale, non indifferente, non arroccandosi solo nella tecnica, ma mettendosi in gioco in una relazione che riconosce, ascolta, si attiva e solo così può riparare le ferite personali e comunitarie.

Infine alcuni punti interrogativi con cui ripartiamo da qui per percorrere nuovi sentieri:

  • come esercitare le responsabilità connesse al nostro essere persone adulte e professionisti impegnate nella tutela; come assumere decisioni nel migliore interesse delle persone minorenni fondate su criteri chiari, condivisi, trasparenti; come co-costruire con le bambine ed i bambini ed i loro genitori buone prassi che consentano di ricostruire trame personali e comunitarie lacerate dal maltrattamento;
  • come condividere il potere nella co-costruzione dei progetti di vita, riconoscendo le diverse esperienze ed il diritto di ciascuno di essere ascoltato e preso in considerazione; quali parole per dire/ascoltare l’indicibile; come cedere il potere fondato sulla professione e sul ruolo, senza delegare le proprie responsabilità;
  • come sviluppare e rafforzare reti che non siano luoghi di delega, sovrapposizione, competizione di potere, ma spazi di ascolto, di costruzione di visioni condivise; come sostenere alleanze collaborative con le persone, con i genitori e con i servizi, consapevoli delle fragilità di tutti e della necessità perciò di cooperare per prevenire e riparare le multiple ferite del maltrattamento.

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