La storia di Rubiconda, sesta puntata: “Vi presentiamo Restituta”
di Cooperativa Santa Chiara
Contributo a cura di Armando Caringi* – Continuiamo il nostro “viaggio a puntate” per conoscere insieme La storia di Rubiconda, un’idea creativa nata per gioco nell’ambito dei laboratori estivi del progetto PRIMAI sul territorio di Sora.
LA STORIA DI RUBICONDA
SESTA PUNTATA
Restituta era una patrizia romana già convertita al cattolicesimo vissuta intorno al 300 dc. Lei aveva già deciso di dedicare la sua vita al servizio del Signore ma essendo molto bella era spesso oggetto di corteggiamenti. Su un episodio che i genitori ritennero eccessivamente insistente, la famiglia di Restituta cominciò a pensare a soluzioni che potessero garantire la serenità dell’adolescente.
Una notte Restituta sognò un angelo che le annunciava l’imminente trasferimento in una cittadina di origini Volsce presso la quale poter praticare opera di evangelizzazione. Qualche tempo dopo fu proprio l’angelo a condurla alle porte della città di Sora, dove incontrò una vedova con un figlio malato di lebbra che Restituta guarì. Cirillo divenne un amico e sostenitore dell’opera di Restituta che però cominciò ad incontrare l’ostracismo delle autorità locali. In particolare il Console Agazio cominciò a infliggerle delle pene, anche dolorose, che però non fecero altro che rinforzare la determinazione della futura Santa. Mano mano però che Agazio vedeva la determinazione e la bellezza di Restituta l’attenzione cambiava fino al punto di vedere il console romano irrimediabilmente innamorato della ragazza di origine romana.
Questo fu l’inizio della tragedia.
La determinata resistenza della futura santa determinò l’ira di Agazio che ne emanò la condanna a morte insieme ai suoi amici, tra cui Cirillo. Come gesto emblematico la ragazza fu legata con le trecce dietro un carro condotto dai cavalli e fu trascinata verso il fiume, chiamato all’epoca Cornelio, l’attuale località nota come Carnello.
Durante il tragitto il carro fece una sosta e la leggenda narra che le trecce della ragazza rimasero impresse in una pietra, intorno alla quale ora sorge una chiesa in cui questa impronta è ben visibile e l’intera zona è chiamata le Trecce.
Arrivata al fiume fu eseguito l’ordine del Console.
Questa storia, una di quelle che raccontano la nostra tradizione, raccontata da un bambino ad altri bambini ha rappresentato uno dei momenti più intensi del progetto. Una dimensione di partecipazione anche emotiva ed una dinamica di condivisione tra pari che merita assolutamente di una riflessione più approfondita.
Ma vi chiederete cosa c’entra tutto questo con Rubiconda?
Lo scoprirete nella prossima puntata….
*Presidente associazione IL FARO ODV SORA
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