“Per fare un albero” ci vuole….res-ponsabilità
di consorzioarche
Al termine degli incontri di formazione per gli insegnanti a cura della Cooperativa Sociale Camaleonde, riportiamo una riflessione del Presidente, psicologo e psicoterapeuta Stefano Tamagnini che ha condotto le lezioni insieme a Miria Pacini, psicologa dello sviluppo e psicoterapeuta.
La formazione si è articolata in due incontri di due ore ciascuno, a distanza di una settimana, a cui hanno partecipato 2 insegnanti di una classe quinta e una insegnante di una seconda della primaria di Montalcino. La formazione si è sviluppata in continuità con i laboratori sulle metacompetenze emotive e relazionali effettuati nei gruppi classe pre-pandemia (classi prime e quarte), con la funzione di chiusura del cerchio e restituzione del processo avvenuto.
Proprio partendo dalle osservazioni delle insegnanti abbiamo evidenziato le modalità di relazione del gruppo classe, come interagivano i bambini tra loro, quali le regole interne “muovevano” le dinamiche del gruppo, come le emozioni venivano vissute, espresse e legittimate, e in che modo queste creassero “legame”. Tutto questo avveniva prima del Covid… e poi?
Le insegnanti hanno osservato che la distanza ha modificato le intensità delle relazioni, le regole interne, i desideri e, soprattuto, i bisogni. I gruppi sono cambiati nelle dinamiche, le emozioni, quali la paura, il senso di colpa, la rabbia e la tristezza sono “esplose” non nella loro funzione, segnalare stati interni, bensì nella gestione, o meglio, nella non gestione.. creando e ponendo nuove necessità pedagogiche e didattiche.
Ciò che sembra emergere chiedendo ai bambini di cosa avessero bisogno dopo un anno di “distanza” (la richiesta ha avuto modalità diverse: tramite i disegni per la classe seconda, attraverso la narrazione e la scrittura per la classe quinta) è il C-O-N-T-A-T-TO, la possibilità di riappropriarsi del corpo come strumento di relazione, la possibilità di stare più vicini, e di poterlo fare in sicurezza, senza correre il rischio di “portare il virus a casa, dai nonni o da chi non sta bene”.
Tutto ciò ha rappresentato e rappresenta per gli insegnanti l’opportunità per riflettere sul proprio ruolo, sull’essere punti di riferimento per la crescita di futuri cittadini, di aver rappresentato per mesi l’ultimo e unico presidio di socialità per i bambini, ma anche, dall’altra parte, la sensazione di non essere abbastanza pronti e formati per affrontare un simile sconquasso emotivo e relazionale. Ecco perché i bisogni degli insegnanti che sono emersi con più forza sono quelli formativi: avere la possibilità di formarsi anche su aspetti relazionali, emotivi, utilizzando anche proposte esterne alla scuola, quale terzo settore e professionisti, per poter sperimentare maniere diverse di lavorare ed interagire, e poterlo fare come gruppo di docenti.
In questi due incontri c’è stata una dinamica partecipativa e creativa volta all’assunzione della res-ponsabilità del ruolo (scuola, insegnante, formatore, terzo settore) sia da un punto di vista etico, che pragmaticamente funzionale. Essere abili a rispondere (responsabilità) come comunità educante è l’unica maniera per permettere ai bambini di poter navigare in mezzo allo tsunami creato dalla pandemia… e noi adulti abbiamo il dovere di mettere a disposizione questa solida zattera.
Concludendo, per fare un albero ci vuole….res-ponsabilità!
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