Don’t Bully, con PASSepartout i ragazzi nei i panni di chi subisce il bullismo

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Con due giornate dedicate, il mese di febbraio inizia all’insegna della prevenzione e del contrasto al bullismo. Oggi si celebra in tutto il mondo il Safer Internet Day, la Giornata Mondiale della Sicurezza in Rete, una ricorrenza istituita nel 2004 al fine di promuovere un uso più sicuro e responsabile del web e delle nuove tecnologie, in particolare tra ragazze e ragazzi, mentre il prossimo 7 febbraio ricorrerà la Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo. Tematiche molto care alla rete di PASSepartout che in questi mesi, grazie al sostegno dell’impresa sociale Con i bambini, ha promosso “Don’t Bully”, un ciclo di incontri e di laboratori rivolti non solo agli studenti, ma all’intera comunità educante degli Istituti Comprensivi palermitani Mattarella-Bonagia e Russo-Raciti (durante il secondo semestre verranno coinvolti anche l’IC Antonino Caponnetto e l’IISS Ernesto Ascione).

È Filippa, Psicologa specializzata sul tema e responsabile dell’azione di contrasto al bullismo, a raccontarci di come la problematica è stata affrontata durante i laboratori: “Attraverso dei filmati e la lettura di alcune storie o testimonianze che vedevano come protagoniste delle vittime di bullismo, gli studenti delle classi sono stati accompagnati dai nostri psicologi in un percorso di conoscenza del fenomeno che interessa un numero sempre più consistente di adolescenti, ma anche di bambini. Dal confronto è emerso come spesso il fenomeno venga sottovalutato dai ragazzi, soprattutto quando si parla di cyberbullismo – dice Filippa -. Gli adolescenti spesso non hanno strumenti per difendersi dai rischi di un cattivo utilizzo di internet ed è capitato in diverse occasioni che questo venisse fuori. Sono state soprattutto le ragazze a raccontarci, per esempio, come con grande leggerezza facessero circolare le proprie foto inviandole ad amici e compagni con whatsapp, finendo poi per perderne completamente il potere”.

Conoscere la storia di Carolina Picchio, la ragazza morta suicida a 14 anni dopo la diffusione in rete di un video, girato da alcuni suoi coetanei, che la ritraeva ubriaca a una festa, e leggere la lettera inviata dal padre al Corriere della Sera, ha scosso i ragazzi facendogli prendere coscienza di come in realtà basti davvero poco per diventare facili bersagli di bulli. “Abbiamo spiegato ai ragazzi – racconta Filippa – come ognuno di loro possa rimanere schiacciato da insulti e minacce virtuali, senza che spesso si abbia la possibilità di intervenire, almeno nel breve tempo, per difendersi. Loro stessi possono diventare bulli, sottovalutando le conseguenze delle proprie azioni sulla vittima. Basta poco perché una fotografia, un fotomontaggio si diffonda a macchia d’olio, non riflettendo sul fatto che per noi il gesto di diffondere qualcosa di buffo su un compagno sia solo un modo innocuo per ridere, mentre per il compagno con una diversa sensibilità quell’azione può avere un effetto ben differente”.

Alla fine dei laboratori ogni ragazzo ha scelto di scrivere una lettera, alcuni l’hanno indirizzata a Carolina, altri al padre, immaginando come i propri genitori avrebbero vissuto un dolore come quello descritto sulle pagine del Corriere, altri ancora, la maggior parte, hanno scritto proprio al bullo, offrendo aiuto e amicizia.

“È stato doloroso – dice Filippa – leggere come alcuni di loro abbiano vissuto in prima persona la condizione di vittima, per questo abbiamo fornito ai ragazzi un indirizzo mail dedicato al quale potrà scrivere, anche anonimamente, chi ha una storia da raccontare o è spettatore di una vicenda di prevaricazione e vorrà ricevere supporto, perché è spezzando l’isolamento che si combatte il bullismo”.

I laboratori sul tema della prevenzione al bullismo stanno coinvolgendo inoltre i genitori, i docenti e, per la prima volta, anche il personale amministrativo A.T.A: “abbiamo cercato di fornire loro maggiori strumenti che facciano capire quali sono gli atteggiamenti sintomatici del problema. Sapere come intervenire, di non essere soli, ma di poter usufruite di un gruppo di professionisti che può supportarli”.

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