Grazie al laboratorio di teatro di Panthakù e Casa Babylon ci siamo riscoperti vicini

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Barbara e sua madre Valentina raccontano un’esperienza sospesa tra emozione e crescita culturale

C’è una frase bellissima di Roberto Vecchioni: il teatro è inventare l’uomo e metterlo sul palcoscenico. Ed è proprio questa la magia: tirar fuori l’emozione e riuscire a darle voce. Detta così sembra facile, ma il percorso è tutt’altro che semplice. Eppure, di sacrificio in sacrificio, di prova in prova, si va avanti superando timidezze e inibizioni in nome di una grande, enorme passione. Che per alcuni diventa coinvolgente e quasi assoluta.

E’ il caso di Barbara Vitale, giovanissima allieva della I D del Principe di Piemonte di Santa Maria Capua Vetere, che segue il laboratorio di teatro curato da Nicolantonio Napoli di Casa Babylon del progetto con Ai.Bi. capofila “Panthakù. Educare dappertutto”, selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile. “Sono rimasta folgorata da questo corso fin dalla prima lezione – racconta – Anche se non abbiamo potuto incontrarci e abbiamo dovuto seguirlo on line, le emozioni vissute sono state veramente tantissime. Il nostro docente è stato super perchè ci ha messo subito alla prova, chiedendoci di realizzare dei video e di scrivere da soli dei monologhi. Il bello è che non ci siamo mai annoiati, perché siamo passati dalla lettura e dall’interpretazione di testi comici alla realizzazione di lavori molto incentrati sulle nostre paure, sulle nostre insicurezze e più in generale sui sentimenti contrastanti che ci hanno accompagnato durante questi mesi di quarantena. E’ stato un momento straordinario, che ci ha fatti riscoprire vicini facendoci sentire meno soli, anche quando non eravamo dello spirito giusto. E ora non vedo l’ora di scoprire il montaggio finale di tutti i nostri video, che sarà una sorta di carrellata di quello che abbiamo fatto insieme durante il laboratorio”.

Soddisfatta anche mamma Valentina Pellegrino: “Mia figlia è entusiasta – spiega – anche perché di carattere cerca sempre di dare il meglio di se stessa in tutto quello che fa. Ma al di là di tutto, da mamma sono veramente soddisfatta, perché giorno dopo giorno ho avuto modo di constatare i suoi progressi: ha acquisito una maggiore proprietà di linguaggio, ha ampliato i suoi interessi ed è diventata più responsabile. Il teatro è un’esperienza molto formativa ed è servita per farla maturare, anche in un momento così delicato come quello che abbiamo vissuto. Credo che la scuola debba proseguire su questa linea, perché questi percorsi sono decisamente utili per i ragazzi”.

In particolare quando si parla di adolescenti e preadolescenti, che a prescindere dalla pandemia vivono una fase travagliata, caratterizzata dalla necessità di costruire il proprio io anche cercando all’esterno del nucleo familiare gli stimoli migliori per rendersi progressivamente autonomi e diventare, passo dopo passo, le donne e gli uomini del domani.

 

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