“Panthakù ci ha fatto scoprire una nuova forza per reinventarci”

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Gene Papetti, prof dell’IC Principe di Piemonte di S.Maria Capua Vetere, e Umberto Novelli, prof dell’IC Montalcini di Salerno, raccontano la loro esperienza dopo aver partecipato al laboratorio del progetto “Panthakù. Educare dappertutto” con le Associazioni Vela e Ai.Bi.

 

I docenti non hanno dubbi: il laboratorio tenuto dall’associazione Vela e da Ai.Bi., nell’ambito del progetto con Amici dei Bambini capofila “Panthakù. Educare dappertutto”, selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, è stata un’esperienza costruttiva.

Parola di Gene Papetti dell’istituto comprensivo Principe di Piemonte di Santa Maria Capua Vetere. “Marta Peruzzini, anima di Vela, è stata come sempre molto coinvolgente ed è riuscita, attraverso il dialogo e particolari strategie legate al mondo del gioco, a far emergere i punti di forza che ognuno di noi aveva dentro se stesso – racconta – La riprova dell’efficacia di questo lavoro collettivo è data dal fatto che ogni giorno, dopo il corso, tra noi si continuava a discutere delle seduzioni che ci aveva lasciato. E attraverso il dialogo ed il confronto siamo riusciti a superare un momento non semplice”.

Guardare la realtà attraverso il caleidoscopio del gioco, metodologia che i prof, negli anni, hanno imparato anche ad adoperare con i propri alunni, “è servito ad approcciarsi alle cose in maniera meno rigida, riuscendo a tenere nella giusta considerazione tutte le possibili angolazioni”. E così facendo, appuntamento dopo appuntamento, “siamo stati in grado di trovare un elemento di positività anche in una situazione resa oggettivamente difficile dalla pandemia”.

Anche il prof Umberto Novelli dell’istituto comprensivo Montalcini di Salerno promuove a pieni voti l’iniziativa: “E’ stato decisamente interessante poter discutere tra di noi delle pratiche adottate, in una fase in cui eravamo obbligati a lavorare a distanza – spiega – Noi docenti siamo stati costretti a reinventarci con la Dad, ma il giudizio è positivo, perché credo che alla fine non sia andata male. Qualcuno di noi era già abituato ad usare il pc e ad avere classi virtuali, qualcun altro ha dovuto assorbire la lezione che credo abbia prodotto diversi frutti che ci porteremo dietro anche in futuro, perché ormai i ragazzi si sono abituati a immaginare la didattica anche con spazi altri di confronto”. In particolare durante la prima fase della pandemia, gli insegnanti hanno avuto un atteggiamento morbido, cercando di venire incontro alle esigenze delle famiglie e degli studenti, anche con incontri pomeridiani.

“Nella seconda fase, invece, siamo stati spiazzati dai continui stop and go, ma alla fine abbiamo superato questo momento. Il futuro? Lo immagino a doppio binario. Con una didattica in presenza e momenti di approfondimento che ci vedranno al fianco degli alunni sfruttando audio, video, mappe concettuali e tutte le risorse che il digitale ci offre”.

 

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