Perché abbiamo deciso di lavorare con orfane e orfani di femminicidio?

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Per iniziare a raccontare le motivazioni che ci hanno spinto a realizzare questo progetto viene spontaneo partire dall’inizio, dalla nostra storia, dal chi siamo e cosa facciamo.

La maggior parte dei partner che costituiscono la rete del progetto “Orphan of Femicide Invisible Victim” fa parte di D.i.Re -Donne in Rete contro la violenza-, associazione nazionale che da anni affronta il tema della violenza maschile sulle donne secondo l’ottica della differenza di genere. All’interno di ogni centro antiviolenza ci occupiamo di sostenere le donne, e conseguentemente i loro figli e figlie, nei percorsi di uscita dalla violenza.

Ci siamo attivate sul tema a partire da una chiara convinzione: chiunque si occupi di orfani di femminicidio deve avere una lettura corretta del fenomeno. Il femminicidio è un atto estremo di violenza contro le donne e per essere compreso e quindi evitato, è indispensabile conoscere le dinamiche che lo precedono. Di particolare importanza in questo senso sono i fattori di rischio, le tipologie di violenza e le dinamiche del maltrattamento, che a loro volta includono direttamente o indirettamente gli stessi minori.

A partire dall’obiettivo di contrastare ogni forma di violenza su donne e minori,  ci siamo proposte per offrire un contributo diretto allo sviluppo di interventi innovativi a tutela degli orfani, delle orfane e delle famiglie affidatarie. Abbiamo ripreso alcuni approcci della metodologia di lavoro dei centri antiviolenza: l’importanza della centralità del punto di vista della vittima di violenza e l’impegno a rispondere ai suoi bisogni; il valore della condivisione della stessa esperienza e le metodologie di auto-aiuto, empowerment (rafforzamento) e auto-determinazione.

Allo stesso modo ciò che intendiamo mettere al centro di ogni intervento è la relazione con gli orfani, le orfane e i loro familiari.

Nella scelta di lavorare su questo tema un’altra esperienza ha contato molto, lo abbiamo detto in diverse occasioni ma continueremo a farlo perché lo riteniamo un punto di ancoraggio progettuale: ci riferiamo alla ricerca “Switch-off” e alla sua ideatrice, la professoressa Anna Costanza Baldry, pioniera su questa tematica.

“Switch-off” sta per Who, When, What Supporting WITness CHildren Orphan From Femicide in Europe ed è un progetto europeo di cui è stato capofila il Dipartimento di psicologia dell’Università della Campania Luigi Vanvitelli con il coordinamento della professoressa Anna Costanza Baldry. Questo progetto ha permesso, per la prima volta, di studiare e maturare una esperienza su campo; di riconoscere le conseguenze che l’evento traumatico ha avuto sul piano psicologico, fisico, relazionale dei figli, delle figlie delle donne; di approfondire cosa era accaduto prima, durante e dopo il femminicidio, soprattutto in relazione agli “orfani speciali”.

A partire da queste premesse è nato “Orphan of Femicide Invisible Victim”, in occasione del quale il partenariato si è allargato ad organismi privati e pubblici, accomunati dall’interesse di intervenire con le proprie specifiche professionalità. Tra queste, le conoscenze e la ricerca scientifica sul tema degli orfani di crimini domestici, le competenze giuridiche in materia penale e civile e l’attività clinica specializzata nell’intervento su minori e caregiver. E ancora professionisti nella gestione di situazioni in contesti di emergenza e nella costruzione di percorsi di riqualificazione di vita, dalla scuola al lavoro. Non ultimo un monitoraggio progettuale volto allo sviluppo e al consolidamento di un modello di intervento multidisciplinare e sistemico.

La collaborazione dei partner distribuiti sui diversi territori regionali del Trentino, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna è un elemento necessario per rispondere puntualmente alla complessità delle situazioni di femminicidio. 

L’intento è quello di proseguire verso la sperimentazione di modelli di intervento condivisi per l’identificazione di buone pratiche che sappiano ridurre l’impatto del femminicidio e promuovere una prospettiva operativa coordinata e multi-agenzia più attenta allo specifico che qualifica la condizione e i bisogni degli orfani, orfane e delle famiglie.

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