Costruiamo insieme la tutela delle orfane e degli orfani di femminicidio

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All’interno del progetto Orphan of femicide. Invisible victim è previsto un ciclo di formazione rivolto a chi effettivamente si occupa della tutela delle figlie e dei figli di vittime di femminicidio. 

Parliamo di avvocate o avvocati, assistenti sociali, psicologhe o psicologi, educatrici o educatori, operatrici di centri antiviolenza. Queste figure professionali hanno il ruolo fondamentale di accompagnare orfane e orfani in un percorso di diritto, consapevolezza, emancipazione e autodeterminazione dopo l’evento traumatico della perdita della madre. 

Perché è importante fare formazione? 

In generale, pur essendo un ambito prettamente operativo, la formazione ricopre un ruolo fondamentale nella sensibilizzazione e nell’avvicinamento tra le parti: solo attraverso questo processo, infatti, le diverse figure professionali possono venire in contatto con gli effettivi bisogni delle orfane e degli orfani e delle loro famiglie affidatarie.

È riconosciuta la necessità di una preparazione puntuale che dia reale tutela a chi spesso non è stato visto e considerato semplicemente un effetto conseguente ad un reato penale. Occuparsi degli orfani e delle orfane di femminicidio, vuol dire affrontare un evento che coinvolge un’intera comunità e scardina il sistema familistico tradizionale.

Gli operatori e le operatrici che a vario titolo vengono coinvolti/e dopo il femminicidio intervengono nell’emergenza che necessita di un sistema organizzato, di un linguaggio condiviso e di risorse disponibili.

Pur nella diversità degli strumenti di rilevazione utilizzati, l’omogeneità degli argomenti trattati ha consentito di poter confrontare tra loro le voci dei diversi attori coinvolti e degli/lle orfani/e stessi/e rispetto alle procedure di presa in carico, tutela e supporto che sono state predisposte.

Promuovere spazi di formazione vuol dire riportare al centro del percorso di cura le orfane e gli orfani di femminicidio. Vuol dire tenere in considerazione che l’omicidio della madre è stato compiuto da un uomo, spesso padre delle figlie e dei figli della donna. Vuol dire affrontare un percorso di aiuto dentro la cornice del fenomeno della violenza di genere, purtroppo ancora minimizzato e derubricato a mero conflitto coniugale.

Occorre partire dal presupposto che la tutela delle orfane e degli orfani di femminicidio è un terreno molto delicato, che deve tener conto delle peculiarità di ogni singolo caso, condizione accentuata dall’effettiva mancanza di esperienze e di indicazioni consolidate e chiare sugli interventi da intraprendere. 

Attualmente, infatti, non esiste una prassi omogenea per la presa in carico delle orfane e degli orfani per crimini domestici. In questo quadro, la formazione delle figure professionali di riferimento dovrebbe riuscire a fornire gli strumenti necessari per affrontare la complessità del percorso di aiuto e di sostegno tenendo conto sia del piano legislativo, psicologico, sociale e relazionale, ma anche dei bisogni delle singole individualità che hanno perso la madre, la sorella, la figlia.

Una formazione adeguata offre la possibilità di intervenire al fianco delle istituzioni nel costruire una rete di supporto e di tutela.

Per creare un sistema multilivello che accolga al meglio l’orfana o l’orfano con i suoi bisogni e fragilità specifiche, bisogna tener conto della difficoltà da cui la famiglia affidataria parte: spesso chi si fa carico delle orfane o degli orfani è parente della donna uccisa, condizione che comporta una comprensibile complessità emotiva del lutto.

L’obiettivo delle formazioni in questo ambito è dunque quello di uniformare le direzioni da intraprendere per garantire una reale tutela, un continuativo sostegno al percorso di affidamento e un’accoglienza dignitosa per le orfane e gli orfani di femminicidio.

Le istituzioni, i servizi territoriali, le figure professionali hanno il dovere di essere pronte e qualificate per “vedere” le orfane e gli orfani, nominare il femminicidio e sentirne la sua narrazione, e mettere in campo strumenti nel rispetto del dolore, della confusione, dell’incredulità, della rabbia, e dell’impotenza che stanno vivendo. Le orfane, gli orfani e le famiglie affidatarie non posso essere più lasciate sole: hanno bisogno di essere riconosciute, di essere accolte e ascoltate, e soprattutto di essere viste.

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