12 milioni all’anno per gli orfani e le orfane di femminicidio. Ma perché è così difficile accedervi?

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È solo 5 anni fa che, con l’entrata in vigore della legge 4 del 2018, gli orfani e le orfane di femminicidio iniziano ad essere visibili. Questa legge introduce alcune tutele di tipo economico a favore dei figli e delle figlie che sono rimasti/e orfani/e, tuttavia è stato dimostrato che sono pochi/e coloro che hanno potuto usufruirne. Perchè? 

In particolare, la legge 4/2018 istituisce un fondo destinato agli orfani e alle orfane per l’erogazione di borse di studio e per il rimborso di spese sanitarie e farmaceutiche, inclusa l’assistenza medico psicologica. Nel 2019 tale fondo viene esteso anche alle famiglie affidatarie. È solo due anni dopo però che arriva il decreto attuativo che porta a 12 milioni all’anno le risorse disponibili, di cui il 70% sono riservate ai minori; il 30% ai maggiorenni che non siano economicamente autosufficienti. 4 milioni sono previsti per borse di studio, iniziative di formazione, orientamento e inserimento nell’attività lavorativa, 8 milioni sono invece pensati per le famiglie affidatarie.

Tuttavia, nonostante la presenza di una copertura economica, è estremamente complicato stabilire se questa sia adeguata al numero di orfani/e, in primis proprio perché questo dato non si conosce con esattezza. Ciò che è invece appurato è che questi fondi vengono erogati con molta fatica. Questi fondi dovrebbero finanziare borse di studio, spese mediche, formazione e inserimento lavorativo ma, nonostante il forte bisogno di queste misure, il numero di orfani/e di femminicidio e di famiglie affidatarie che ha effettivamente beneficiato di queste tutele economiche è esiguo. Ciò accade a causa della farraginosità dei meccanismi di accesso, oltre al fatto che questa norma è ancora poco conosciuta non solo da chi potrebbe usufruirne, ma anche dai soggetti istituzionali. Non basta dunque una legge per intervenire in modo concreto sugli orfani e le orfane di femminicidio, ma è necessario che si instauri un sistema che permetta una presa in carico sostanziale e che non sia dunque solo formale.

Secondo il report di Con i Bambini e Fondazione Openpolis, nel 2020 in Italia ammontavano a circa 2 mila gli orfani di crimini domestici potenziali beneficiari del fondo previsto dalla legge 4/2018: sia minorenni che maggiorenni economicamente non autosufficienti. 

Il Fondo di solidarietà prevede che, per ogni minore rimasto orfano/a a causa del femminicidio della madre e che si trova in affidamento, alla famiglia affidataria sia erogata una quota di 300 euro mensili per garantire il mantenimento, la crescita e lo sviluppo dei/dell minori affidati/e. Lo stesso Fondo di solidarietà dà diritto a un indennizzo di 50 mila o 60 mila euro, da aggiungere alla quota mensile, che viene previsto per varie tipologie di vittime di reati, nelle quali ora figurano anche gli orfani/e di femminicidio. Vi si accede facendo richiesta alla prefettura di residenza entro i 60 giorni seguenti a quando la sentenza penale diviene definitiva e la cifra erogata va divisa tra i figli e le figlie della donna. 

Beneficiare di tali fondi non è scontato: per quanto riguarda ad esempio l’erogazione di somme per le spese mediche ed assistenziali, è possibile chiedere un rimborso esclusivamente per spese sostenute negli anni 2018, 2019 e 2020. Le risorse stanziate per beneficiare di questa misura sono pari a € 7,5 milioni ad esaurimento. Il mancato rifinanziamento per gli anni successivi al 2020 ha significato una diminuzione delle istanze ricevute ed il mancato accoglimento di quelle per spese sostenute successivamente anche nel 2022. Nel 2022 infatti, le istanze ricevute dal Fondo per più benefici ciascuna sono state il 32% in meno rispetto all’anno precedente.  

Trattare della questione economica è di fondamentale importanza per gli orfani e le orfane di femminicidio, per poter permettere loro sia un corretto sostentamento sia la cura delle condizioni fisiche, psicologiche e sociali che incontrano. La difficoltà nell’accedere ai fondi che sono stati stanziati impedisce però tutto questo. La famiglia affidataria spesso si trova a dover affrontare un iter estremamente complicato per tutelare l’orfano dal punto di vista economico, senza alcun tipo di supporto da parte le istituzioni. Inoltre si ritrova a farlo in un momento estremamente delicato, cioè successivamente al femminicidio. 

Alcune testimonianze riportano: “I soldi sono arrivati, ma ci hanno messo parecchio tempo.” “Ci sta aiutando un’associazione con delle borse di studio e da quest’anno riceviamo 300 euro al mese per ciascun bambino, sarà così fino alla maggiore età”. La maggior parte di quei soldi vanno in un “salvadanaio” che i nonni hanno creato per i nipoti: “Li usiamo per il corso d’inglese, lo sport, il computer… per le spese quotidiane facciamo noi.” Queste voci rendono evidente la necessità di un sistema che prenda in carico gli orfani e le orfane di femminicidio e le loro famiglie affidatarie, accompagnandoli in ogni fase che si trovano ad affrontare in seguito a ciò che hanno vissuto.

Fonti:

*Attività del Comitato di Solidarietà, Relazione annuale 2022, Ministero dell’Interno.

*“A braccia aperte. Un faro acceso sui figli delle vittime di femminicidio.” A cura di SARA DE CARLI e SABINA PIGNATARO. Progetto di CON I BAMBINI. Vita SPA, 2021.



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