“Con un click gestiamo il tempo scuola”, la DAD vista dai ragazzi del centro The Tube
di Comunità di Capodarco
Tra i settori che più hanno risentito degli effetti della pandemia vi è sicuramente quello della scuola, migliaia di ragazzi e docenti da mesi hanno a che fare con una modalità di insegnamento eapprendimento quasi del tutto nuova per loro come la didattica a distanza. Uno strumento quanto mai necessario alle scuole secondarie per proseguire l’attività scolastica in sicurezza, ma che oggi pone degli interrogativi sui suoi pregi e criticità e sul suo impatto nella vita di adolescenti privati del contatto diretto con docenti e compagni di classe. Al centro The Tube di Piazza Sagrini a Fermo, realtà educativa territoriale promossa dall’Associazione Mondo Minore della Comunità di Capodarco per dare una risposta al problema della dispersione scolastica con il sostegno dell’Impresa Sociale Con I Bambini, si fa i conti quotidianamente con tale esperienza: il centro due giorni a settimana ha aperto le porte ai ragazzi delle superiori per seguire le lezioni in DAD con il rispetto delle norme anti-contagio. Anche durante i periodi di chiusura del centro a causa del covid-19, il The Tube non ha mai abbandonato le attività di sostegno a distanza con l’obiettivo di garantire supporto scolastico e psicologico, risposte educative e laboratori per l’espressione dei talenti sia ai minori che ai nuclei familiari di appartenenza. In un momento così delicato per la scuola secondaria abbiamo provato a fornire una fotografia, seppur parziale, della situazione legata alla DAD partendo dall’ottica degli studenti che frequentano il The Tube raccogliendo le loro impressioni su come stanno vivendo questa situazione anomala.
“Io ci tengo alla scuola – racconta uno dei ragazzi. Quest’anno faccio il primo superiore e volevo fare proprio una buona impressione. Invece alle interrogazioni vado male, perché non seguo le lezioni. Cioè a volte faccio assenze, altre invece anche se sono presente faccio altro, apro Instagram, chat foto o video e non seguo… Quindi poi quando sento il mio nome chiudo tutto e torno a scuola, spesso questo mi costa un due o un tre. Mi verrebbe da dire: ma io non c’ero, ma non si può! E’ difficile, il quadratino nero con il mio nome era lì. Il bello è che poi mi trovo a scrivere sulla chat della classe e suggerire perché, da dietro lo schermo, è un attimo cercare su internet ed aiutare chi sta al banco degli “interrogati”. Si può collaborare, molto più di quanto si poteva fare in classe e questo mi piace, ma poi quando è il mio turno la solitudine mi piomba addosso ed è lì che mi manca il compagno di banco. Sento il bisogno di chi in silenzio partecipa al successo o insuccesso. Ho bisogno di qualcuno che “ci sia”. Purtroppo però spesso di fronte agli insuccessi ci sono dei quadratini neri, addirittura silenziati, perché pochi ci mettono la faccia, e il non sapere se ridono della figuraccia mi rattrista. D’altronde non ho ancora avuto modo di conoscere i miei compagni di classe”.
Pensieri che portano con sé tutto il clima di incertezza e smarrimento di una scuola in cui mancano feedback e contatti diretti. Un’altra ragazza racconta: “Beh dopo mi interroga, puoi venire dietro lo schermo a suggerire? Sai è davvero bello pensare che qualcuno fa lo sforzo a posto mio, posso perdermi nei miei pensieri per tutto il tempo che voglio. Si, ho detto perdermi, perché senza la scuola rischio questo. Ho 16 anni, è vero che ci sono le amiche, le prime cotte, la curiosità verso ciò che è percepito proibito, ma è altrettanto vero che c’è il futuro. Ma senza scuola, che futuro c’è? Ed è un attimo che ci si perde. Penso a volte a come sarebbe essere mamma a 16 anni e che in fondo potrebbe essere bello. Vorrei andare all’università ma boh potrei fare tutte e due le cose”.
Tra i punti più critici della DAD vi è senza dubbio il disagio e la demotivazione che pervadono le aule virtuali, come emerge dalle parole di un’altra studentessa: “Ho scelto questa scuola perché credevo fosse un’opportunità. Amo viaggiare vorrei fare della mia passione un lavoro. E se mi appassiono io ci metto tutta me stessa, ma ora? La scuola è iniziata da tre mesi, io sono al primo anno e neanche mi ricordo che faccia hanno i miei compagni. So solo che ho 13 materie da studiare e mi sembra di dover scalare una montagna. Di certo non sono partita bene, ho molto da recuperare, ma così…tutto mi sembra meno interessante. Mi distraggo per tutto, ciò che dicono i prof non mi colpisce. Sembra che tutto abbia perso attrazione, eppure ero così entusiasta quando ero venuta, lo scorso anno a scegliere la scuola, cosa mi sta succedendo?”
“Io non ce la faccio, sembrerà assurdo perché tanto noi siamo quelli che stiamo sempre attaccati al telefono” – racconta infine uno studente. “Non riesco proprio a seguire, mi stufo e non reggo tutte quelle ore di seguito. Ci sono delle pause certo, ma non è lo stesso. Mi manca la campanella, il potersi alzare, fare due chiacchere; non lo so ma a scuola il tempo passava più velocemente. Però la cosa che mi piace adesso è che non ho più bisogno di mamma o papà per uscire, prima dovevo chiamarli, aspettare che arrivassero far firmare l’uscita e finalmente ero libero. Ora basta un click e il gioco è fatto. Fuori. Fuori “pericolo”. Possiamo gestire il tempo scuola da soli, questo mi fa sentire grande faccio io le mie scelte, posso fare finalmente come voglio. Con un click posso saltare interrogazioni, compiti, correzioni, domande a sorpresa, e anche intere lezioni”. E i tuoi cosa dicono? “I miei se ne accorgono solo dopo che ho fatto “click”.
Stati d’animo e momenti che con il parziale rientro sui banchi di scuola potrebbero diventare solo un ricordo per molti studenti, ma le loro impressioni, unite a quelle degli insegnanti, possono aiutare a comprendere meglio l’impatto che il covid ha avuto su un settore diviso fra la didattica a distanza e i rinvii della scuola in presenza.
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