A Palermo un Nido per crescere insieme

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Storie di accoglienza, integrazione e supporto alla genitorialità quelle che arrivano dal Nido di Comunità di Palermo, gestito dagli operatori della cooperativa ‘Idee in Movimento’.
Numerose le esperienze all’attivo del team siciliano: esperienze di affiancamento, supporto alla crescita, al sano sviluppo dei più piccoli e alle capacità genitoriali, con una particolare attenzione verso le ‘nuove’ famiglie e le loro esigenze.
Esigenze importanti quelle di 5 bimbi presi in carico tra aprile e maggio del 2023 dalla cooperativa partner del progetto Nidi di Comunità: bimbi nati a Palermo da coppie di genitori con background migratorio, provenienti da Nigeria, Marocco e Ghana. Non avevano nemmeno tre anni quando hanno cominciato a fruire dei servizi della struttura e, con loro, anche le rispettive famiglie. Perché nella storia di questi bambini e dei loro genitori, è possibile cogliere tutti gli elementi e le problematiche specifiche di un percorso di integrazione e inclusione sociale. Per i bimbi, particolarmente importante è stato l’intervento fatto perché apprendessero la lingua italiana. “All’inizio – raccontano Sergio, Martina e Maria Rita, operatori della cooperativa siciliana – non sono mancate difficoltà proprio per via della lingua, anche perché bisogna considerare che questi bambini, nelle loro case, parlano poco l’italiano. Finiscono per diventare bilingui avendo uno scoglio in più da superare rispetto agli altri bambini in quanto i tempi di apprendimento risultano più lenti”. Superato questo scoglio, però, i piccoli, come solo loro sanno fare, hanno cominciato ad interagire senza alcuna difficoltà con gli altri utenti del nido. Nessun problema di integrazione o socializzazione, nessuna difficoltà nella pratica delle attività ludico-educative proposte dagli operatori.
Più complesso, spesso, si rivela il percorso integrativo dei genitori. “Con le madri – spiegano – nell’ambito dei programmi educativi che attuiamo, abbiamo promosso percorsi di genitorialità assistita, aiutandole con lo spannolinamento, ad esempio, e nell’insegnamento della lingua italiana ai rispettivi bambini. Un aspetto quest’ultimo – sottolineano gli operatori – senza dubbio cruciale perché, senza un adeguato supporto linguistico, i bambini avrebbero potuto incontrare maggiori difficoltà nell’integrazione e nella socializzazione quando avrebbero iniziato la scuola”.

Ad oggi, dei 5 bambini accolti nella primavera del 2023, ne è rimasto solo uno che a dicembre compirà 4 anni. E’ perfettamente integrato nelle attività del nido. Non altrettanto lineare il percorso di inserimento della madre che “nonostante il lungo periodo trascorso qui, rifiuta di imparare la lingua italiana, creando una sorta di sfida nella comunicazione con lei”. Stesso discorso per quanto riguarda l’alimentazione del bambino che tende a mangiare solo piatti della tradizione del Paese d’origine preparati a casa dalla madre. “Il nostro impegno principale con lui – spiegano gli educatori – è proprio quello dell’educazione alimentare anche perché, per il resto, il piccolo è perfettamente partecipe e coinvolto nelle attività proposte”. Un ‘problema’, quello riscontrato nella madre del piccolo, molto diffuso tra gli immigrati in un nuovo Paese, spesso alle prese con una sorta di ‘ridefinizione’ della propria identità. Un discorso che vale principalmente per i minori stranieri non accompagnati ma che è estendibile all’intera categoria dei migranti. Janet M. Bennet, nel 2002, ha individuato alcuni modi o fasi nell’affrontare questa ridefinizione dell’identità. Tra queste il conflitto secondo cui dopo un primo impatto pieno di entusiasmo e aspettative, il migrante vive con delusione e conflittualità il divario con abitudini e visioni della nuova realtà. Altra possibile reazione, probabilmente quella della donna ghanese in questione, è quello della fuga: si evitano i contatti con la nuova cultura, si rifiuta di imparare la lingua. C’è poi quello che Bennet definisce ‘filtro’, consistente nell’uso di alcune difese per appianare la dissonanza, come per esempio il negare qualsiasi differenza tra sé e gli ospitanti, l’esaltazione del Paese d’origine con una rimozione degli elementi negativi, il disprezzo verso la cultura del Paese ospitante, l’assimilazione totale nella nuova cultura. Considerazioni che lasciano intuire quanto sia complessa e articolata la rete dell’accoglienza e, soprattutto, quanto sia cruciale il ruolo che cooperative specializzate e servizi territoriali assistenziali offrono ai migranti.

“Lo scorso anno – testimoniano da ‘Idee in Movimento’ – abbiamo organizzato un’uscita in una fattoria didattica che ha visto coinvolti anche i genitori dei nostri piccoli ospiti. Durante questa esperienza, le madri straniere hanno avuto l’opportunità di relazionarsi con altre mamme italiane. Un momento molto bello – concludono – fatto di integrazione e condivisione dell’amore per i propri figli”.

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